Cap 27. So che per qualche motivo, ogni passo che ho fatto

281 12 0
                                    

- da quanfo ho imparato a camminare, era un passo verso te  - prima parte



 Dean e Sam si erano fermati in un posto appartato, per concedersi ancora qualche momento affettuoso tra di loro...ormai mancava pochissimo al ritorno a casa, e volevano sfruttare il momento che restava, più che potevano.....



In quel momento erano in macchina, sdraiati entrambi sui sedili anteriori, ancora vestiti, che si baciavano, mentre si accarezzavano entrambi sotto i vestiti.


Sam aveva le gambe completamente avvinghiate a quelle di Dean. Gemeva, mentre Dean lo baciava sul collo , con passione, quasi senza respirare.

"Come....fai...a mandarmi cosi in estasi?" gli diceva Sam, tra un gemito e l'altro.


Dean non rispondeva. La naturalezza e la docilità con cui Sam gli si offriva, lo faceva andare fuori di testa. Lo toccava, lo accarezzava, dappertutto,lo tirava a sé, e lui non si tirava indietro, anzi gli si stringeva ancora più addosso.

Prendimi, sono tuo sembrava dirgli.
"Ti amo" gli disse Dean, dandogli un lungo bacio.

"Non ti disturba che ti strapazzo cosi?" lo stuzzicò poi Dean, toccandolo anche in pari intime.

Sam strinse di più le gambe attorno a quelle di Dean.

"No..sono tuo...fammi quello che..."

Dean non lo lasciò parlare, fiondandosi ancora di più sopra di lui.




Avevano cominciato a coccolarsi, pensando di fermarsi li, di non andare oltre, ma presto si sentivano troppo eccitati e accaldati per fermarsi. Dean spogliò lui e il fratello, sentendosi come in preda a una gigantesca febbre, e lo sentiva tremare di eccitazione sotto di lui. Gli prese le gambe e se le trascinò addosso, a cavalcioni, sul suo corpo, e Sam gli mise le braccia al collo.

"Fammi...vedere le stelle..." gli sussurrò Sam all'orecchio, a occhi chiusi.

E Dean lo accontentò.







Sam e Dean si erano sentiti per telefono con i genitori, qualche giorno prima di tornare...naturalmente c'era già stato qualche messaggio per tranquillizzarli che sarebbero tornati presto, ma Dean preferi lo stesso telefonare ancora poi, per mettersi d'accordo se dovevano ritrovarsi a casa di Bobby o direttamente alla casa sul lago.


Si erano concordati per trovarsi alla casa sul lago, dove comunque ci sarebbe stato anche Bobby, e i due fratelli si sentirono subito più tranquilli.


Si sentivano comunque nervosi, quando bussarono alla porta.

"Ehi...andrà tutto bene..." gli disse Dean, vedendolo nervoso.


Non li fecero attendere. Bobby apri alla porta, loro lo guardarono seri e un po' preoccupati, lui sorrise loro e li fece accomodare in casa.


Appena entrarono, John e Mary seduti sul divano, scattarono in piedi.

I fratelli li guardarono un po' timorosi.


I genitori mormorarono i loro nomi e li raggiunsero, correndo, e abbracciandoli.

Dean fu grato del fatto che avesse suggerito a Sam di farsi una doccia, prima di tornare a casa, per non puzzare di sudore e sesso.

I genitori li lasciarono andare, ma poi Mary si aggrappò alle spalle di Sam:

"Dove siete stati? Dove? Non fatemi mai più prendere uno spavento del genere"


Dean vide subito che Sam era a disagio e intimorito, e scansò la madre, mettendosi davanti Sam

"Lascialo stare " le disse, senza ombra di rabbia sul suo volto, mentre Sam gli si era stretto vicino.

"Dagli tregua, Mary. Sono appena tornati." Disse John, serio.

Bobby li guardava da lontano, senza dire una parola ma con sguardo corrucciato.

"John, mancano da più di dieci giorni. Non siamo forse troppo indulgenti con loro???" disse Mary e dalla sua voce traspariva stanchezza e esasperazione.

"ci dispiace di avervi fatto preoccupare" disse Dean.

"Perché siete scappati in quel modo?" chiese John , e non c'era rimprovero nella sua richiesta, solo semplice curiosità.

"Avevamo bisogno di staccare la spina per un po'. Erano successe troppe cose tutte insieme ed eravamo sotto pressione. Non eravamo pronti a ricevere altre notizie sconvolgenti." Disse Dean. Si era studiato quel discorso quasi a memoria nei giorni passati, eppure sapeva che avevano forse sbagliato...che erano stati vigliacchi, ciònonostante l'avrebbe rifatto.


"E adesso lo siete?" chiese John.

"Si..." disse Dean.

"Sam?" chiese John.

"Si..." rispose Sam con la stessa decisione.










Mary Campbell a 7 anni . giardino di casa sua.


Mary stava giocando con una colomba bianca nell'acqua della fontanella. La colomba si era bagnata pigramente nell'acqua della fontana, e Mary gli spruzzava l'acqua. La colomba se ne andò dopo un po', infastidita.

Mary stava ancora ridendo, avvolta nel suo svolazzante vestito bianco a fiori.

"Mary, smettila di infastidire i piccioni. "disse la madre.

"Non è un piccione. È una colomba" disse Mary, ridendo, con l'allegria tipica della sua età.

"beh, comunque lascia stare questi poveri volatili" disse la madre, ridendo.

" ma mamma, forse veniva a darmi notizie della mia anima gemella"

"Oh, Mary..." disse la madre alzando gli occhi al cielo

"ok..ma la incontrerò, vero?"

"Certo, piccola mia, la incontrerai " disse la madre, prendendola in braccio.






John Winchester a 7 anni.... Nel cortile di casa sua.


"Hai fatto la cosa giusta a lasciar andare quell'uccello, John. Soffriva a stare chiuso in casa" gli diceva sua madre.

"Lo so, però mi mancherà." Sospirò il bambinetto.








Mary Campbell a 15 anni.


"Noooooo. Il mio anello. Non trovo più il mio anello! Dobbiamo tornare indietro!" disse una giovane Mary quindicenne, ricciolina, con i capelli bagnati, abbronzata, mentre con i suoi genitori stava tornando a casa dal mare.

"Tesoro, ormai abbiamo percorso molti chilometri, e poi siamo in autostrada oramai. Non possiamo tornare indietro" cercava di farla ragionare il padre.

"e poi sicuramente sarà andato perso a quest'ora " disse la madre, mentre imboccavano una galleria.

"Ma era l'anello che mi ha regalato la mia madrina " piangeva Mary.

"Tesoro...te ne compreremo un altro più bello " disse il padre preoccupato delle lacrime della figlia.

"Perché ogni cosa va persa?" continuava la bambina, piangendo

I due genitori si guardarono, senza sapere che cosa dirle.




John Winchester a 15 anni...

"papà , papà, guarda che cos'ho trovato" gridava un giovane John quindicenne, riemergendo dall'acqua, tirandosi su la maschera, e rivolgendosi al padre che era più distante di lui, nell'acqua alta, anch'esso con la maschera per vedere sott'acqua.

"Che cos'hai trovato, John? Una stella marina?"

"No! un anello..." rispose John, guardando il piccolo anello che luccicava al sole.

"Lo regalerò a mia moglie...un giorno...." Disse John, sorridendo.








Mary Campbell e John Winchester a 18 anni.

"dai prova anche te, Mary. Vedi che nome ti esce fuori." Le diceva un'amica, durante un party a casa sua, indicandole una lattina di coca cola, e chiedendole di far girare la linguetta.

"Anna, non credo a queste cose." Rise Mary. Seduta sul pavimento, insieme alle altre ragazze.

"Prova, che cosa ti costa?" insistette l'amica


Mary si girò a guardare un brunetto che parlava allegramente con un ragazzo.

"Chi è quel tipo?" chiese.

"John Winchester. Carino eh?" le strizzò l'occhio. "Prova dai, magari ti esce la J " disse, solo per invogliarla.

Mary borbottò ma lo fece.
Usci la D .

Fece una faccia delusa.

"Non conosco nessuno con la D. questo gioco è una stronzata" disse, andando a bere qualcosa.




John la segui con lo sguardo, mentre si fiondava in cucina, arrabbiata. Il nastro blu tra i capelli ricci, il vestito elegante nero, vaporoso.


"è uno schianto. Come si chiama?" chiese John.

"Mary Campbell. Un sacco di ragazzi le vanno dietro, ma lei non si fila nessuno. Ti consiglio di lasciar perdere. Se vuoi posso presentarti mia cugina..." disse l'amico.

"mmmm...."

"Ehi, John...perché non fai anche tu il gioco della coca cola per le anime gemelle? Dai, facci contente " canticchiava l'amica di Mary.

"Ma si." Disse John scrollando le spalle.


Tirò la linguetta e usci la S.

"S....Samantha? Sabrina? Serafina?" si domandò John, confuso.

Le ragazze ridacchiarono.




"Come hai detto che si chiama quella ragazza? Sibilla?" chiese John dieci minuti dopo, indicando Mary che fissava il soffitto, con la testa sulle nuvole, mentre sorseggiava un drink.

"MARY" rise l'amico.

"ah! " rispose deluso John. "Carina, ma domani parto. Cambio città. Peccato. "




John Winchester e Mary Campbell a 21 anni.



"Pronto?" disse Mary , rispondendo al cellulare, nella sua stanza.

"Pronto? È la Fabbrica di cioccolato?" chiese John.

"è uno scherzo?"

"Cos..? no! non è la fabbrica di cioccolato? Pensavo che il numero fosse giusto..."

"No, veramente questo è il mio cellulare..." rise Mary.

"ohhhh mi scusi davvero tanto..."

"Ehi, non sono cosi vecchia"

"Scusa scusa, che figura davvero, mi dispiace...scusa il disturbo"


E riattaccò.

Mary si senti delusa...per un attimo aveva quasi sperato che fosse come nei film, quando il destino ti chiama e devi rispondere.



10 minuti dopo ricevette un messaggio.

"Scusa per la goffaggine, e pera aver riattaccato in quel modo. Ero imbarazzato. Probabilmente non risponderai, ma volevo solo dirti che hai una bella voce... scusa il disturbo. Passa una bella giornata."

Mary rimase interdetta. Aspettò maliziosamente dieci minuti per fargliela un po' pagare e poi rispose :"anche te hai una bella voce. Come ti chiami? Forse posso suggerirti una pasticceria migliore, più raggiungibile."








John e Mary un anno dopo....


"Io...non volevo credere che fosse tutto vero...."

"John....."

"sfuggivo a questa scomoda eredità...e ora tu...tu mi dici...."

"John!" gli sussurrò Mary, prendendogli le mani nelle sue.

"Tu sei un Letterato. Studi il soprannaturale, la conoscenza su tutto ciò che l'uomo non comprende. Devi andarne fiero!"
"no, mio padre lo era."

"Ha tanta differenza? Ci nasciamo dentro e poi i nostri figli ereditano...."

"stai dicendo....che...vorresti far crescere i tuoi figli cosi?" chiese John sconvolto.

"Non hai detto i nostri figli..." disse Mary, asciugandosi una fuggevole lacrima.

"Mary...io...scusami..." disse John andandosene e lasciandola sola al parco a stringersi le spalle, nel cappotto viola, mentre infuriava un vento gelido.






4 giorni dopo.....

Toc Toc.


"John! C'è il temporale. Ti prenderai un malanno...." Disse Mary sconvolta, aprendogli.

"Mary, devo parlarti, ma non qui. Per favore." Disse John, mentre intravedeva i genitori di Mary, seduti in salotto, che lo guardavano male.

"Ok...." Disse Mary.


Uscirono sulla terrazza. Era sera tardi.

"Potevamo restare in casa" disse Mary.
"No...quello che devo dirti è estremamente personale."

"vuoi..lasciarmi....?" gli chiese Mary triste.


"No! lasciami parlare...ok? Non è facile da digerire tutto insieme... io non ho mai credito a mio padre quando mi diceva di essere questo.....Letterato, ok? E poi è...è morto.....l'abbiamo trovato morto in casa sua...e non abbiamo mai capito perché....si ipotizza un collasso, ma lui era di cuore forte..."

"Io non lo sapevo..." disse Mary triste.

"Lasciami finire. L'idea che possa invece esser stato uno di quei mostri, perché lui vi era indirettamente coinvolto....mi fa star male capisci? E non lo saprò mai..."

"John.."

"Lasciami finire. Tu invece ci sei coinvolta DIRETTAMENTE e se già indirettamente le persone finiscono male, pensa cosa può succedere a..... "

"John...io non...."

"Zitta! Tu non capisci...non è che non ti amo abbastanza, è che mi sono innamorato di te dal primo giorno che ti ho vista... e non posso sopportare l'idea di affezionarmi a te, e poi accettare che un giorno una di quelle creature ti porti via da me..."

"John...io non so che dire..." ripetè Mary, indecisa se fosse una dichiarazione o un addio.

"Ma so anche che sono un egoista, e che preferisco viverti sapendo che potrei perderti, che rinunciare a te senza averti vissuta." Disse con calore.

Mary stava per baciarlo, ma John le fermò i polsi.

"E voglio che tu sappia che finchè potrò, e sarò in vita, farò di tutto affinchè non ti accada niente di male."

Mary lo guardò con gli occhi lucidi.
E poi John finalmente la baciò.








Un anno dopo... anno 1981


"John, scusa se ti ho fatto aspettare, ma mi è venuta questa voglia irresistibile di frittelle, a quest'ora....e solo quel chiosco in quel lunapark le fa ancora...scusa se ti ho fatto aspettare, amore....amore, ma dove sei?"


JOHN!!!!"


Mary gridò quando si trovò il corpo ormai cadavere, disteso a terra del suo fidanzato.

Gridò e pianse e invocò aiuto alle persone.
Inutile.

Invocò aiuto a Dio, ma non rispose nessuno.

"Non c'è nessuno che può aiutarti, questa volta. Mary. Sei sola." Disse una voce nell'ombra.

Mary riconobbe quella voce e pianse più forte.


"TU! SEI TU, BASTARDO. PERCHè CE L'HAI CON ME? Perché CE L'HAI CON NOI? Perché CE L'HAI CON LA MIA FAMIGLIA???" gridava Mary picchiandolo con dei pugni sullo stomaco.

"Sei ridicola, Mary, mi aspetto di più da una Cacciatrice."

Mary prese allora il coltello che aveva nella tasca e cercò di colpirlo, ma era debole e sconvolta...il demone si scansò e lei cadde a terra, e non si rialzò. Continuò a piangere.

"Io non volevo ucciderlo...ma la tua cara famigliola mi dava la caccia."

"Non ci avresti lasciato comunque in pace! Sapevamo che eravamo sulla tua lista..." singhiozzò Mary.

"mmm....questo è vero...." Sembrò pensarci su Alistair.

Mary strisciò verso il corpo di John per vedere se respirava ancora e quando vide che non era cosi, si accasciò sul suo petto, piangendo.

Alistair la osservava con un sorrisetto compiaciuto.
"Uccidimi." Gli disse lei.

"Addirittura? Non ti sembra un po' melodrammatico?"

"UCCIDIMI" ruggi Mary. "O lo farò io stessa, ma dopo averti ammazzato."

"Cosi non avremo né io, né te, quello che vogliamo l'uno dall'altra " disse il demone indicando prima lui, poi lei .

"IO NON HO Più NIENTE." Urlò Mary, sconvolta.

"Non è esatto. Hai due figli. O meglio..li avrai..scusa, dimentico sempre i dettagli".
Mary scosse la testa.

"Non voglio più averne...se non posso averli con John..."

"Ed è QUI, che entro in gioco io. IO posso resituirti quello che hai perso, o MEGLIO, quello che IO ti ho tolto. In cambio voglio solo una cosa."

Mary lo guardò con sguardo colmo di tristezza, paura di sperare, ma anche indecisione.

"Lo so quello che fai tu...fai patti con la povera gente, che disperata accoglie a qualsiasi richiesta...ti approfitti della loro disperazione....SEI UN MOSTRO."

"Mary, io posso RIDARTI John, il tuo fidanzato, il tuo futuro marito...il futuro padre dei tuoi figli..."

Mary riprese a piangere.

"Che cosa vuoi? La mia anima? O quella di John forse?"

"No, Mary....sei fuori strada. io non cerco le anime."

Mary lo guardò sorpresa.

"Ho sempre pensato che la tua famiglia avesse un'opinione sbagliata di me..."
"Che cosa vuoi?"

"solo un permesso..."

"Il permesso per cosa?" chiese Mary a denti stretti.

"Rilassati, Mary. Tra SETTE anni, io verrò a trovarti a casa tua. Solo questo. Tu devi solo darmi il permesso per entrare."

"per fare cosa?" tremò Mary.

"rivuoi o no tuo marito indietro? Vuoi la vita che hai sempre desiderato, con una bella famiglia, due pargoli a cui badare?"
"Io..."

"Oppure, se preferisci, puoi restare sola, e disperata per il resto dei tuoi giorni...chissà forse troverai un nuovo amore.....che accetti la tua vita da Cacciatrice, chiaro..." sorrise maligno.

"va bene, va bene, va bene " acconsenti Mary tirandosi indietro i capelli.

"Ma promettimi solo....che non farai del male ai miei bambini...né a John, ti supplico.."

"Te lo prometto, Mary. Ora dammi un bacio." Sorrise maligno.








Anno 1981, cinque giorni dopo.
5 Aprile.


"Dio mio....è l'anello che ho perso da bambina...." Disse un'emozionata Mary seduta al ristorante sulla terrazza che dava sul mare, mentre uno sbalordito John ascoltava, mostrandogli l'anello nella scatolina.

"Non è....la risposta che mi aspettavo..." disse, mentre Mary era sopraffatta dalla commozione.

"Tu....ti rendi conto da quanto tempo è che ti sto aspettando?"

"Oh, mio dio....John...."

"Siamo anime gemelle..."

"Lo so...."

"Quindi è un si?"

"Si. si. SI!" gridò Mary, mentre lui la prendeva in braccio , facendogli fare una giravolta.








Anno 1983

"Lucinda...mi fido di te come di una sorella...per favore...dimmi cosa aspetta me e il bambino che porto in grembo. Saremo al sicuro?" chiese una Mary incinta.

La donna nella sua casa, girò le carte.


"La torre, la morte, gli amanti, il diavolo, l'appeso...." Mormorò la donna e cominciò a tremare.


"Lucinda!" la richiamò Mary, spaventata.


"La morte...la morte no...dimmi che non farà del male alla mia famiglia...dimmi che non farà del male a Dean" insistette, disperata.


"Rilassati, Mary. I tarocchi sono da interpretare. La Morte non indica per forza una morte in atto...indica TRASFORMAZIONE. Ci sarà un grande cambiamento.... In atto. Qualcosa che sconvolgerà la vita di tutti voi....e LA TORRE.... Un grande crollo...perdita delle illusioni...mi dispiace, Mary...."

"Vai avanti " disse Mary cercando di mantenere l'autocontrollo.


"Questi assi vicini.... Non sono un caso. Le carte mi dicono che avrai due figli, Mary. due figli molto speciali. E saranno anche....."

Mostrò la carta degli AMANTI.

"Legati da un profondo affetto....."


Mary sorrise, felice.

la donna girò il due di coppe


Se il due è il numero della coppia e le Coppe il seme dell' amore, è facile tirare le conclusioni. L'attrazione erotica, la tensione affettiva, che stimolano l'uomo e la donna all'incontro, si stabilizzano in un rapporto armonico e duraturo.


"Io e John...." mormorò Mary, meravigliata.
"Ma...... la carta del DIAVOLO" disse la donna, avvicinando la carta....


"Non è un buon auspicio....indica perversioni, mancanza di regole, soprattutto in campo sessuale, intrighi, truffe, la schiavitù dello spirito rispetto alla materia. Pericoli e cambiamenti estranei alla volontà del consultante e le sue radici sono nelle scelte del passato.


"Mio dio...."

"MA, la carta ha questi influssi negativi se vista al rovescio. Noi però l'abbiamo girata dritta. Quindi...la carta ne attenua i pesanti significati , dimostrando che il diavolo non è poi cosi nero come sembra. "


"Io...non capisco...." Disse Mary tristemente. "Devo preoccuparmi o no?"
"e le spade tutte attorno ai quattro Arcani Maggiori indicano dolor......."


La donna non riusci a concludere la frase , che roteò gli occhi, che divennero bianchi, e fu scossa da tremende convulsioni.

"LUCINDA!"

Lucinda tremò cosi forte, che cadde a terra.

"LUCINDA!"







*


"Ohhh...."

"Ti sei svegliata..." la guardò Mary preoccupata.

"quanto tempo sono stata..." cominciò, cercando di alzarsi dal letto.

"Stai giù! Sei stata svenuta per due ore. Ho anche pensato di portarti all'ospedale..."

"Loro...i medici...non possono fare niente contro il soprannaturale..." disse stancamente.

"Sei stata colpita da qualcosa di soprannaturale?" chiese Mary, seduta sul letto.

"Mary, non so dirti quanto mi dispiace...."

"Per cosa?" ora Mary si stava decisamente inquietando.

"loro.... I tuoi figli....ti supplico di credermi...io so il loro destino...gli Antenati me l'hanno mostrato...."

"Destino? Quale destino?" chiese Mary sbigottita.

"Loro sono....


"I discendenti di Caino e Abele!"








penso che abbiate capito tutti che il DUE DI COPPE si riferisce a Sam e Dean, non a John e Mary...ma io ve lo dico lo stesso xd 

spero si capisca che durante il gioco della coca Cola sono usciti i nomi di Dean e Sam :D   


ProfeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora