52. L.R - atto cinque - i primi sono una cosa sola

87 9 0
                                    

 Il Tempo non era ancora come lo conosciamo. Tutti gli esseri erano immortali, perciò anche il tempo era diverso, in modo che il corpo non si piegasse alle devastazioni del tempo.


Il tempo a volte era lento, a volte veloce. Caino e Abele furono bambini e furono adolescenti, ma non sarebbero invecchiati.

Dio fu molto sorpreso quando Adamo ed Eva partorirono un secondo figlio: Abele.

Credeva di aver intuito che quella cosa che tutti poi avrebbero chiamato "sesso" , si sarebbe fermata a una volta sola, ma siccome Dio vide che i figli erano cosa buona, non ebbe niente da obiettare riguardo a un fratello per Caino.

Come faceva da un bel po' di tempo, oramai, si mise a studiare e a osservare le reazioni riguardo al nuovo arrivato.

Abele era un fagottino tutto rosa e rosso e sembrava che tutti avessero accolto bene il suo arrivo.

Guardò Caino. Caino osservava quello scricciolo con stupore, cercando forse di capire come mai era cosi piccolo.

Si avvicinò e protese le mani verso il fagottino che era tra le braccia di Eva.

Eva sorrise e glielo mise in braccio.

Caino continuò a guardarlo con stupore, e Abele guardò il fratello maggiore negli occhi.

Caino si mosse lentamente, cercando di non far cadere lo scricciolo, e si abbassò a raccogliere steli e steli di foglie.

Li mise attorno allo scricciolo, per coprirlo, apparentemente spaventato che prendesse freddo.

Caino aveva quattro anni.




*

La Terra era una sorta di paradiso terrestre, una volta...almeno per come Dio l'aveva creata.

Gli umani e gli animali non avevano bisogno di nutrirsi costantemente per sopravvivere. Vivevano nell'età dell'Oro. Non esistevano sentimenti quali l'odio, il desiderio, le ambizioni... vivevano attraverso la pace dei sensi e non si facevano domande.

La loro mente era come annebbiata da un velo di inconsapevolezza e di inedia.

Questo era stato deciso perché Dio imparò ben presto una cosa che non si sarebbe mai aspettato: Intelligenza ed evoluzione erano strettamente collegate e se non erano allo stesso livello, creavano qualcosa di molto simile all'autodistruzione nelle menti degli esseri viventi.

Esistono molti gradi di evoluzione dell'Uomo, e se gli impianti un'intelligenza superiore alla sua evoluzione, la sua mente non sarà in grado di sopportarla, perché troppo limitata per contenere un sapere e una saggezza tanto immensa.

Dio ci aveva provato...aveva provato a instillare piccole gocce della sua sapienza, credendo di fare del bene, ma i risultati furono: sgomento, terrore, inquietudine, domande, tanti tantissimi dubbi.

Dio allora capi che l'Uomo era ancora troppo retrogrado e non era in grado di sopportare una Conoscenza cosi immensa. Quando capi che la Conoscenza li rendeva deboli, goffi e fragili, non sopportando di vedere i suoi figli ridotti cosi, tolse loro del tutto la Conoscenza.

È cosi che ebbe inizio il paradiso terrestre sulla Terra.


Gli esseri umani avevano ancora i cinque sensi, ma a loro non importava. Li usavano inconsapevolmente per istinto, ma non se ne accorgevano.

Non sapevano di essere nudi. Non sapevano cosa fossero i limiti e la precarietà del corpo e di come ti potesse tradire, e cosi avevano allo stesso tempo una forza mostruosa...potevano sollevare massi enormi e non sentire la fatica.

Erano felici.

Anche se non sapevano cosa fosse la felicità.

Sorridevano dalla mattina alla sera, alla notte alla mattina, ma non si rendevano conto di avere questo sorriso perennemente stampato in faccia.

Per istinto, abbracciavano ed amavano i loro simili e i membri della loro famiglia, ma non sapevano di farlo.



*

Caino e Abele si rincorrevano per il prato, giocando e ridendo.

Erano velocissimi, per essere dei bambini che avevano rispettivamente cinque e nove anni.

Abele si arrampicò alla velocità del fulmine su un albero e Caino tornò indietro, vide il fratello sull'albero, che rideva, e gli disse: "Pensi di scendere???"

"No!" disse Abele, e rise.

"Allora vorrà dire che salirò io!" disse Caino, cominciando ad arrampicarsi.

Abele rise di nuovo. Gli piaceva sfidarlo, anche se non ne era consapevole.

Caino raggiunse Abele con pochi passi e lo agguantò.

"E adesso scendiamo!" gli disse con aria furba, mentre Abele rideva divertito.




*

Dio notò che Caino e Abele erano sempre molto vicini...non era una novità, ovviamente, visto il fatto che tutti i loro figli cercavano il contatto tra i loro simili, quello che invece non capiva è perché Caino e Abele lo cercavano solo tra loro.

Riflettè che forse era una cosa derivata dal fatto che erano stati i primi figli a nascere sulla Terra, non creati da lui.

Anche Adamo ed Eva infatti stavano sempre insieme.

Andò da loro, mentre si stavano rotolando tra le foglie.

"Perché non vai a giocare con gli altri bambini laggiù?" chiese Dio al piccolo Caino.

Caino lo guardò stupito, e poi disse: "Viene anche lui..."

Non sembrava una domanda. Dio perplesso disse: "No...Abele resta un po' qui da solo...tu vai a giocare...tra pochi minuti torni..ok?"

Caino allargò gli occhi in quello che Dio riconobbe come paura.

Strano. Non dovrebbe sentire questo sentimento.

Il piccolo Caino non disse niente, guardò il piccolo Abele di 5 anni, e gli tirò un braccio per dirgli di seguirlo.

"No, Caino...Abele resta qui." Disse Dio, cercando di suonare ferreo.

"Allora anche io resto qui." Disse lui. Sembrava arrabbiato.

Abele disse allora: "Se non possiamo restare qui tutti e due, e non possiamo andare a giocare con i bambini tutti e due, allora forse possiamo andare a giocare da un'altra parte tutti e due!"

Caino lo guardò illuminandosi, e andarono cosi via insieme.

Caino gettò un'ultima occhiata a Dio. Un sincero sorriso. Dio era convinto che qualsiasi sensazione di cattiveria fosse stata spazzata via in un lampo. Era cosi che funzionava. Le sensazioni non duravano mai. Un lampo e poi via.

Decise comunque di ignorare quegli strani avvenimenti. Certo, era strano che legassero solo tra di loro, ma forse qualcosa gli sfuggiva ed era giusto cosi. Forse gli esseri umani non erano portati per legare con tutti.






*

Caino e Abele avevano rispettivamente 10 e 14 anni.

Erano sempre sull'erba e giocavano ai numeri.

"Caino, tu sei il primo. Il primo figlio dell'Uomo." Gli diceva, toccandogli il naso.

"Si." Disse lui, senza in realtà dar peso alla questione.

" E io sono il secondo."

"Si." Ripetè Abele.

Abele rimase zitto a fissare per terra. Dentro di sé forse voleva chiedersi se fosse meno importante del fratello perché era nato per secondo, ma come al solito la domanda non riusci a formularsi nel suo cervello.

Caino non ci diede peso, e neanche a quello che disse dopo, ma lo disse: "Tu non sei il secondo, Caino."

"No?" chiese scettico Abele.

Caino cercò le parole per formulare quello che volesse dire, poi con fatica disse:

"Se io sono il primo. Anche tu sei il primo."

"E perché???"

Caino ora era veramente in difficoltà. "Perché tu sei....me..." disse dopo una lunga pausa, ma un po' incerto se fosse la risposta giusta.

"Io sono te? Ma...tu sei te, e io sono io." Disse Abele stranito.

"No...tu...tu sei.....sei..."

Caino avrebbe voluto dire mio, mio. ma non conosceva quella parola.

"Noi siamo una cosa sola, Abele!" disse, senza pensare, prendendogli le mani.

Abele lo guardò stupito.

"Come la mamma e il papà?" chiese.

"Mmm...non lo so. Non mi sembra importante."

"A me sembra importante quello che hai detto tu!" disse Abele sorridendo.

"E perché??" chiese Caino.

"Bo!" disse Abele , ma sorrise più apertamente, e si abbracciarono.







*

Caino e Abele avevano rispettivamente 17 e 21 anni.

Faceva caldo per dormire nella capanna, e loro spesso preferivano dormire fuori all'aperto perché i loro genitori a volte russavano e li tenevano svegli.

Certo, non dava a loro fastidio ovviamente, ma li tenevano svegli, e poi alla mattina avevano la sensazione che avrebbero dovuto dormire.

O forse era solo una questione di spazio.

O forse erano solo balle. Forse volevano solo stare insieme da soli.

Dormivano sul prato coperti da pelli. Non pelli da animali. Pelli fatti di una strana sostanza dorata che Dio diceva distribuiva loro di tanto in tanto. Le chiamava coperte e ne dava a loro di nuove, quando si consumavano quelle che avevano già.

Loro non capivano il concetto di consumazione, ma non era importante.

Le coperte erano morbide e calde.

Loro non si coprivano mai con i vestiti di notte, perché volevano sentire il corpo libero mentre dormivano, senza costrizioni...cosi dormivano nudi, ma poi si coprivano con le coperte.

E dormivano abbracciati.

Questo però non era motivo di sorpresa, e non erano neanche gli unici tra le loro genti a farlo...solo loro lo facevano un po' più spesso, ma che problema avrebbe dovuto esserci?

Non comprendevano il significato della nudità, e per loro non aveva nessuna differenza che essere vestiti, con solo la differenza che i vestiti ingombravano un po' di più.

E poi dormire abbracciati generava in loro un calore più forte, del fuoco che accendevano nel prato.

ProfeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora