Cap 28. So che per qualche motivo, ogni passo che ho fatto

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  da quando ho imparato a camminare, era un passo verso te - seconda parte




*

Mary non aveva voluto abortire. Lei e John sono sempre stati contrari all'aborto come scelta di vita. Hanno sempre pensato che ogni vita avesse il diritto di nascere, e che se il fato avesse deciso cosi, c'era una ragione universale, e una forza divina superiore, e l'uomo impedendo che questa vita nascesse, andava contro natura...in quel modo tanti destini che erano stati programmati per essere dei grandi destini, sarebbero potuti non nascere mai.

Non era un mistero che il mondo vigeva nel Caos.


Un giorno, Mary stava lavorando a un maglioncino verde per il piccolo Dean, seduta sulla sedia a dondolo in salotto.

John la raggiunse e gli diede un bacio sulla guancia.

"Cresce bene" disse, guardando la pancia della moglie, arrivata ormai al sesto mese.

"Si." Disse Mary prendendo la mano di John, e appoggiandosela sulla pancia, coprendo la sua mano con la sua.


"Sei preoccupato?" gli chiese Mary.


John la guardò. Mary aveva i capelli corti ora, e arruffati, lo sguardo stanco, segnato dalle mille preoccupazioni.


"Voglio solo che tu e il bambino stiate bene."

"i nostri bambini." precisò lei, sorridendo tristemente.

"ancora ci pensi?" chiese John sospirando.


"Lucinda mi ha detto che avrò due maschi..." gli ricordò Mary.

"Dai retta a quella visionaria?"

"è una mia amica" si irritò Mary. " Credo ai suoi poteri, e dovresti crederci anche tu. Fai male a non farlo."


"Faccio male se non credo che una chiromante ci predice che diventeremo genitori dei due che hanno dato inizio all'Omicidio sulla Terra?" chiese John, alterato.


"Lei ha visto..."

"faccio male se non credo che partorirai due figli, uno dei quali, è il Padre dell'Omicidio???" chiese John alterandosi ancora di più.


"John...."


"SONO SCIOCCO SE NON VOGLIO CREDERE CHE I NOSTRI FIGLI SI AMMAZZERANNO A VICENDA IN Età ADULTA???"


Mary cominciò a piangere. John le fu subito accanto, inginocchiandosi a lei.

"No, no, no, non piangere. Perdonami. Perdonami. Non volevo alzare la voce."


Mary nascose il viso nel suo collo, continuando a piangere.

"andrà tutto bene. Staremo bene. Io te, il nostro bambino, e se Dio vorrà farci la benedizione di un altro bambino, saremo felici...noi quattro. Non devi preoccuparti. Te lo prometto."





Lucinda , nella visione, aveva visto immagini stilizzate di vecchi libri di storie. Rappresentavano Caino che uccideva suo fratello Abele.

E poi vide Mary partorire un figlio maschio, e poi un altro figlio, maschio.

Li vide collegati da Caino e Abele, attraverso una striscia rosso sangue.




Non è che John non credeva completamente a questa sorta di premonizione della donna. Spesso ripeteva a Mary che, anche se fosse stato vero, che avrebbe partorito i discendenti di Caino e Abele, non c'era niente di scritto.

Erano loro a scegliere il loro destino.

Non c'era scritto da nessuna parte che dei discendenti dovessero ripercorrere per forza le gesta di quelli che li avevano preceduti.


Altrimenti anche i figli avrebbero dovuto ripercorrere il destino dei loro genitori.


Se avrebbero insegnato ai loro figli ad amarsi l'un l'altro, non si sarebbero odiati. Mai.


Questa frase , John gliela ripeteva spesso, e Mary a poco a poco si lasciò convincere.

Gli credette. Voleva crederci.





*

Dean era un tenero batuffolo biondo di tre anni, che tirava i capelli di suo padre, mentre giocava sul divano.

"Quando il fratellino nascerà, non devi tirargli i capelli, Dean." Lo redargui il padre.

"Perché? È divertente!" disse il bambino.

"non credo lui lo troverebbe divertente."

"Mmh..papi...quando nasce il fratellino, posso giocare a calcio con lui?"

"No, Dean." Rise john. "ci vorrà diverso tempo prima che possa giocare a calcio con te."

Dean sbuffò.


Mary si era avvicinata a loro, mostrando il pancione ormai in stato avanzato.


"Come lo vuoi il fratellino, Dean?" chiese Mary.

"bello, dolce e generoso" disse Dean convinto, con enfasi.





*

Sam era bello, con tanti capelli, e intensi occhi verdi.


"Come abbiamo potuto pensare che delle simili meraviglie potessero essere i discendenti di Caino e Abele?" chiese un giorno Mary in estasi, guardando il piccolo Sam fra le braccia, in ospedale.

"Non lo so, Mary. Davvero , non lo so." Gli rispose John, commosso




*

Quando Sam fu portato a casa, Dean era in braccio a John, che lo portò a vedere il fratellino.

Appena lo vide, in braccio alla madre, seduta su una sedia, che teneva questo fagotto avvolto in una copertina rosa, protese le braccia verso di lui, mentre Sam lo guardava curioso.


"a quest'età non possono vedere, John." Rise Mary.

"Ti dico che ha guardato Dean" insistette John, sorridendo.




*

Questi momenti di pura felicità, furono destinati a dissolversi quasi subito, per lasciare spazio agli eventi difficili.


Prima di tutto, Mary non poteva allattare. Non poteva neanche dare il latte con il biberon a Sammy, perché lo rifiutava.

Anzi, sembrava quasi come se non volesse stare con la madre.


"Mi odia" singhiozzò un giorno Mary, disperata.

"No...che cosa stai dicendo? È solo un bambino, Mary." Cercava di tranquillizzarla il marito.


"Lui lo sa. Lo sa cosa mi sta succedendo!" aveva gridato lei.

"Come potrebbe? Lui..."

"Sa che sono malata! Sa che sto morendo!" aveva esalato lei.






A questo punto , è doverosa una spiegazione.
Mentre Mary era incinta, scopri di avere anche un tumore.

I medici gli dissero che doveva farsi curare subito, ma se lo avesse fatto, il bambino non sarebbe sopravvissuto.

Mary rifiutò le cure per tutto il periodo della gravidanza, acconsentendo solo a pochi medicinali leggeri, che non avrebbero nociuto al bambino.

Avrebbe ripreso le cure una volta che Sam fosse nato.

Troppo tardi. troppo tardi, continuavano a dirgli i medici.


John l'aveva supplicata in ginocchio di farsi curare, ma Mary non avrebbe mai ucciso una sua creatura.


Mary riusci a sopravvivere, e appena nacque Sam, cominciò immediatamente le cure.




"Lui sa che sono contaminata e ha paura di starmi vicino. Ha paura di me."

"Mary..."

"è stato dentro il mio corpo per nove mesi! E se gli avessi fatto del male, senza volerlo? Chissà quanto ha sofferto, chissà quanto ha avuto paura...ho fatto del male al mio bambino..." diceva Mary, ormai fuori controllo.


"Piantala, Mary! I medici ci hanno rincuorato mille volte che il bambino era fuori pericolo! Il tumore non poteva raggiungerlo. La placenta lo proteggeva! Non ha sentito niente e niente della malattia l'ha raggiunto, credimi! Queste sono solo tue fissazioni...e poi perché dovrebbe odiarti? Al limite dovrebbe amarti, perché hai sacrificato te stessa per permettergli di nascere!"


Mary continuava a scuotere la testa.

"Mi odia. Lui lo sa. Sa che sono malata."


"Basta! Lo spaventate!" aveva detto il piccolo Dean, inaspettatamente, portando via il piccolo Sam per non fargli sentire quei discorsi.


"Dovrei odiarti, Sammy, perché ora la mamma sta male, ed è malata, e questo perché non ha voluto curarsi prima. Per colpa tua." Diceva Dean, nella sua cameretta.


Il piccolo Sam, di appena un mese, lo fissava nella culla, preoccupato.


"Ma sai che c'è? Io non ti odio, ti voglio bene. Non posso odiarti, sei il mio fratellino. Anche se la mamma è malata, sono contento che tu sia vivo." Gli aveva sorriso Dean.





*

Sam passava tutto il tempo con il padre, o con Dean.
Dean cercava in tutti i modi di farsi benvolere dal fratellino.

Lo prendeva in braccio. Cercava di farlo ridere.
Sammy però il più delle volte era indifferente.

A volte invece faceva un debole sorriso.



Sam aveva anche spesso gli incubi, ed era John quello che doveva svegliarsi sempre nel cuore della notte, per farlo cullare.


Un pomeriggio però, Dean fece lo sbaglio di cercare di cullarlo lui.

E dopo pochi minuti, quasi gridò: "ahi".

Mary si era precipitata subito nella cameretta, e quando vide Dean che si teneva il braccio, dopo aver poggiato nuovamente Sam nella culla, quasi perse la ragione.

"Cos'hai fatto? Fammi vedere" disse al piccolo.

"non è niente, mamma" cercava di rifiutarsi, Dean.

"Ti ho detto: fammi vedere!" disse Mary, strattonandogli il braccio.

"Mammaaaaa" aveva gridato Dean.



John per la sorpresa di sentire queste grida, si era alzato dal salotto, dove leggeva il giornale su una poltrona, ed era accorso.

"Mary, che diavolo succ..." chiese John, vedendo che Mary aveva afferrato il braccio del figlioletto più grande e ora lo stava guardando.


"L'ha morso! Sam ha morso Dean!" diceva Mary fuori controllo.

"Ma che cosa stai dicendo...."

"Perché lo hai fatto???" gridò Mary, afferrando il piccolo Sam.



Sammy ovviamente prese subito a piangere.

John con un incredibile sangue freddo, gli levò il piccolo dalle braccia.

"Ha solo tre mesi! Cosa volevi fare?" gli chiese John.



Mary si teneva la testa.


"ora calmati, Mary." La incitò John.


John per riuscire a far calmare la moglie, aveva ridato Sammy a Dean.


"No! non farglielo riprendere in braccio!" gridava Mary


"Schhhh va tutto bene, Mary. Va tutto bene. Guarda." Gli diceva John, tenendogli le braccia ferme.


Mary guardò. Il piccolo Sammy stava ancora piangendo, e aveva allungato le braccia al collo di dean, tenendolo stretto.


"Vedi? " gli diceva John, abbracciando la moglie. "non odia suo fratello. Lo ama."


Mary aveva un'espressione sofferente sul viso.

"Come puoi sperare che ti ami, se lo tratti cosi?" gli chiese John



Dean portò suo fratello di là, e si sedette sul divano, con Sam in braccio.

Sam sfiorò il polso di Dean, chiaramente nel punto dove gli aveva dato quel morso, e la sua bocca si contorse in una smorfia di tristezza, in un accenno forse di pianto; guardò Dean con le lacrime agli occhi, come se avesse voluto chiedergli scusa.


"Va tutto bene, Sammy. Sta tranquillo. Mi è già passato." Disse Dean, dandogli un bacio sulla testolina.




Sam sembrò non voler neanche più Dean vicino, nonostante i vari tentativi da parte del fratellino più grande, di entrare nelle sue grazie. Appena vedeva Dean, piangeva, e lo mandava via, girandosi dall'altra parte.


"Perché mi odii, Sam???" aveva detto un giorno Dean, disperato.

Sam lo aveva guardato con sguardo triste.

A quel punto Dean era andato a cercare rifugio tra le braccia del padre, che era sul divano.

"Mi odia. Mi odia."

John l'aveva consolato, dicendogli che no, non era vero....Sam era ancora troppo piccolo, faceva i capricci e tante cose non le capiva. Sarebbe andata meglio con il tempo. Gli avrebbe voluto bene.


Dentro di sé però, rabbrividiva per le similitudini con sua moglie.

Mi odia. Mi odia.




*

Un giorno, precisamente il giorno che cambiò tutto, Sam aveva circa quattro mesi e gattonando si era avvicinato un po' troppo al balcone.
Era ancora piccolo. Troppo.
Poteva passare attraverso le assi con facilità.





Dean passeggiava per il cortile, inquieto, sentendo una morsa allo stomaco, come se presagisse l'evento di qualcosa di terribile.

Ad un certo punto vide come al rallentatore, il piccolo Sam precipitare dal balcone.


Per fortuna era un piano basso.

L'altezza era poca.

Riusci ad afferrarlo, miracolosamente, ma la violenza dell'impatto fece precipitare entrambi sul letto di foglie poco distante, attutendo la caduta.


Sam guardò Dean, sorpreso forse del fatto che era stato proprio lui a salvarlo.


Subito John e Mary si erano precipitati a soccorrere Sam e Dean.

Sam non smetteva di piangere, ma strinse più forte Dean, quando Mary e John cercarono di prenderlo. Non voleva andare con loro.

Era chiaramente rimasto spaventato, e ormai era evidente che vedeva in Dean come l'unico e il solo che lo proteggesse.


Non lasciò Dean neanche per un momento, e quando lo tolsero a forza per metterlo nella culla, riprese a piangere.


Quella notte non riusci ad addormentarsi da solo. Smise di piangere solo quando Dean entrò nella sua culla per tranquillizzarlo.


"Dormi, Sam. Dormi." Gli diceva, mentre nell'altra stanza, John e Mary litigavano.

"Avresti dovuto fare attenzione al bambino! Se non ci fosse stato Dean a salvarlo...."

"Pensi che non mi senta già abbastanza in colpa? Per te sono solo una madre scellerata!"



Da quel momento, Sam ricercò più spesso la vicinanza di Dean.

Se Dean non dormiva nella culla con lui, Sam non riusciva ad addormentarsi.


"Te l'avevo detto che ti preoccupavi troppo." Gli sussurrava John a Mary nell'orecchio , mentre a letto, facevano l'amore.



A cinque mesi , Sam stava imparando a camminare, ed era verso Dean , che cercava di dirigersi, mentre muoveva le sue gambine, incerto.


"Vieni da me, Sammy. Vieni da me." Lo incitava Dean.







Note dell'Autrice: 

   il titolo di questi ultimi due capitoli, "So che per qualche motivo, ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare, era un passo verso di te" .nella prima parte era dedicato a John e Mary, e nella seconda: a Dean e sam :) ed è una citazione de "i passi dell'amore" <3


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