Cap 36. Dean e Sam, a casa con Castiel

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 Era sera inoltrata quando finalmente Sam potè lasciare l'ospedale. Sembrava davvero sfinito.Erano in macchina e John e Mary si preoccuparono di stendere una copertina e un cuscino per Sam, per farlo riposare. Dean rimase seduto, per lasciargli spazio, ma Sam lo spinse per incitarlo a sdraiarsi con lui.


Non poteva davvero rifiutarsi, non se il corpo di Sammy era sempre cosi accogliente e caldo, quindi si sdraiò assieme a lui, chiedendogli se gli dava fastidio.

Sam scosse la testa, troppo stanco per parlare.

Dean notò che Sam tendeva a voltarsi verso di lui, e a nascondere la faccia verso il suo petto, in cerca come sempre di un riparo da lui. Senti la testa di sam ricercare ancora una volta quel riparo, e senti un calore istantaneo.

Avrebbe voluto stringerlo forte e confortarlo, e tenerlo stretto a sé, e accarezzargli i capelli, ma c'erano i loro genitori e non era il caso di mostrarsi troppo affettuosi. Un conto era stendersi vicini, un altro era accucciarsi con le teste vicine, come due amanti.

Certo, poteva fregarsene e farlo lo stesso, ma si sentiva in colpa.

"Sammy, girati." Gli sussurrò Dean dolcemente.

Sam capi perché glielo stava chiedendo, e di malavoglia si voltò dall'altra parte.

Subito senti le braccia di Dean circondargli la vita, come per scusarsi, e si senti comunque meglio.




Anche se quella situazione era imbarazzante, per loro, un po' di calore avvolse Dean, mentre vivevano quello strano quadretto, di pace famigliare. È vero, Sam era appena uscito dall'ospedale, ma loro quattro in macchina, lui e Sammy nei sedili dietro, che si stringevano affettuosamente e i genitori davanti...infondevano un calore e un benessere famigliare che Dean non sentiva da tempo, ed era certo che non lo sentiva neanche Sam.


Sam e Dean erano ora dentro quella che era diventata la loro camera. Sam aveva insistito per far spostare il letto in cui Dean aveva dormito quando era ospite da loro, nella stanza di Sam.





Quella notte, prima di addormentarsi, Sam senti sua madre dargli la buonanotte con un bacino sulla guancia, e senza pensare troppo a quello che stava facendo, la abbracciò.

Mary rimase per qualche attimo spiazzata dall'abbraccio del figlio, ma poi lo strinse a sua volta, piangendo calde lacrime e sorridendo.

"Puoi provare lo stesso dei sentimenti?" gli chiese sam, pacato, mettendogli una mano sul cuore.

"Si, tesoro mio, si."

"Come te lo spieghi?" gli chiese Sam.

"Non lo so. Forse il cuore è solo un muscolo...forse è nell'anima che risiede la parte più profonda di noi. Ora dormi." Gli disse , dandogli un altro bacetto sulla fronte.



Dean guardò Mary uscire da quella che ora era diventata la loro camera, e andare incontro a John, abbracciandolo. Dean credette di sentire anche dei piccoli singhiozzi dalla donna. sorrise a suo fratello, poco prima di addormentarsi. Quella notte non dormirono insieme. Il calore che li avvolgeva, anche per la famiglia ritrovata, non aveva bisogno di braccia.








*

Il mattino dopo, tutto potevano aspettarsi, tranne l'arrivo di Castiel.

"Mi viene ancora l'impulso di chiamarti Jimmy." Gli sussurrò all'orecchio Sam, e Castiel sorrise.

"Lo so, è strano." Disse.





Castiel aveva convenuto con i fratelli di dire ai genitori la sua vera natura. Era una cosa difficile da digerire e la notizia li avrebbe solo mandati più in panico di quanto lo erano per la questione di Ruby e Alistair, e poi Sam e Dean erano convinti che dire a loro che Castiel era un angelo, avrebbe scaricato responsabilità enormi su di lui. I genitori avrebbero preteso a quel punto protezione costante e continua per loro e per i loro figli, e Sam e Dean non volevano che il loro amico diventasse un carceriere. Ciònonostante, era la cosa giusta da fare. Se sapevano chi era, non avrebbero avuto problemi a lasciare i loro figli nelle mani di questo strano ragazzo, che fino a dopo l'incidente, credevano responsabile assoluto del ferimento di suo figlio.


John e Mary restarono decisamente sorpresi dalla rivelazione, ma guardavano Castiel ancora diffidenti e un po' guardinghi. In fondo era colpa sua, almeno questo era quello che pensavano loro, se Sam era rimasto ferito.

Castiel cercò ancora di ricostruire l'incidente con i loro genitori. Aveva una grande pazienza e incredibilmente riusci a convincerli che lui non c'entrava. Era stato una vittima, come Sam.

Fu a quel punto che Sam realizzò che davvero non era stata colpa di Castiel. Si ricordò improvvisamente dell'immagine di Jessica, poco prima che perdesse il controllo della macchina.

Dean a quel punto si ricordò della presenza di Jessica in ospedale e ne parlò.


John e Mary erano molto preoccupati e si chiedevano come mai Jessica fose sparita senza neanche fare una visita a Sam.

Analizzarono poi le frasi sconnesse che Jessica disse a Dean, e convennero in un punto:

sicuramente si sentiva in colpa! E oltretutto forse era in pericolo!

Castiel non credeva davvero che Jessica fosse in pericolo, ma colse la palla al balzo per suggerire ai genitori di andare a dargli un'occhiata per accertarsi che stesse bene. Magari quel pomeriggio...o domani.

"Noi? Sei tu l'angelo! Perché non ci vai tu??" chiese John, burbero.

"Nephilim...e comunque io devo restare qui a proteggere Dean e Sam. Li porterò in un posto sicuro!"

"Come li hai protetti l'ultima volta?????" domandò John, iroso.

"John, calmati, sta solo cercando di aiutare!" lo fermò Mary.


"Mi dispiace, ma come le ho già detto prima, non ho contatti con il paradiso...i miei poteri sono limitati, non sono invulnerabile! E ripeto che non ho causato io l'incidente! Ma i suoi figli sono più al sicuro con me, mi creda. Se Ruby ha fatto la spia, in questo momento sono sotto il mirino di Alistair!"


John tremò a quel pensiero, e anche Mary.

"Penso che anche voi siate in pericolo. Io posso proteggere tutti voi...se lo vorrete. Ma per me è più facile proteggerne due al momento" disse Castiel, determinato.


"Adesso, se non avete niente in contrario, Dean e Sam verranno con me a fare una piccola gita. State tranquilli, li farò divertire." Li rassicurò Castiel, approfittando del loro momentaneo silenzio.

Dean e Sam alla prospettiva di stare un po' di tempo da soli, finalmente, e assieme al loro amico Castiel, volarono subito nella loro camera a prendere le loro cose.


"è solo per due o tre giorni" li rassicurò Castiel, sorridendo, vedendo lo sguardo preoccupato dei genitori.

"E chi proteggerà noi?" chiese John.

"Ho già avvertito mia sorella Anna, di badare a voi. Tranquilli. Non vi lascio indifesi." Disse Castiel.











*

"Quindi...dicci la verità...ci hai rapiti perché...." Disse Dean, mentre erano in macchina e Castiel guidava.

"Perché voglio stare un po' di tempo con voi da soli, e perché mi è parso di intuire che anche voi vogliate stare un po' da soli." Disse Castiel sorridendo.

Dean e Sam lo guardarono esterrefatti.

"era una balla???" chiese Dean.

"No. siete davvero in pericolo, ma non credo in pericolo imminente. Comunque si, forse voglio tenervi sotto stretta osservazione, è vero...ma principalmente mi siete un po' mancati." Disse castiel arrossendo un po'.

"Wow, anche gli angeli arrossiscono, allora." Disse Dean, prendendolo in giro.

"Smettila di paragonarmi a loro, Dean. Io non sono come loro!" disse Castiel un po' offeso.

"Sembra proprio che la cosa non ti piaccia. È successo qualcosa di grave, allora." Constatò Dean.

"Si, è cosi. Ve ne parlerò più tardi." disse Castiel.








Castiel aveva deciso di portarli in una sontuosa villa. Apparteneva a una famiglia ricchissima, che ora era in vacanza al mare, e aveva lasciato le chiavi di casa a Castiel, per dar da mangiare al loro cagnolino.

"Castiel...Castiel...provetto angel....nephilim, e nel tempo libero, pure maggiordomo. Hai qualche altra sorpresa da mostrarci?" gli chiese Dean.

"Direi di si." Disse Castiel, azionando un telecomando, quando entrarono nella famosa villa, e facendo scattare un meccanismo che accendeva luci al neon sul soffitto. Le luci erano viola e bianche, e intermittenti, come quelle della discoteca. Uno spettacolo bellissimo. I fratelli rimasero a bocca aperta.


La villa era bellissima...i fratelli non sapevano se mirare l'immensa scalinata in fondo, che portava alle camere superiori, o il lussuosissimo divano in salotto, o la cucina super moderna e tecnologica.

Dean ovviamente andò subito ad aprire il frigo e quasi svenne.

"Ci sono miliardi di dolci qui!!!" disse.






Prima di aver modo di divertirsi, Castiel li prese da parte, li invitò a sedersi sul prato dell'ampio giardino, circondato da mura di cinta e siepi altissime, e gli raccontò la sua storia.


"Io sono un nephilim...come vi ho già accennato. Sono il frutto del concepimento tra un'umana e un angelo. Non è da molto che lo so...alcuni anni...non è stato facile per me accettarlo, ma la vicinanza di mia sorella mi ha aiutato molto." Disse.

"Aspetta un attimo...vuoi dire che sei cresciuto qui sulla Terra???" chiese Dean sbalordito.

"Sono nato qui, Dean, e ci sono rimasto. In paradiso, gli angeli non mi volevano." Disse sconsolato.

"ma è pazzesco! Sei uno di loro!" gridò Sam.

"No, Sam. Non lo sono. Per loro sono un abominio...gli angeli non devono riprodursi con esseri dichiarati cosi tanto inferiori rispetto agli angeli, si rischia di creare un nuovo inizio di razze ancora più deboli, con menti confuse, perverse o squilibrate. Per questo è vietato."

"Quindi è questa l'opinione che hanno di noi?" chiese Dean sarcastico.

"Non gli si può dar torto" disse Castiel spezzando un filo d'erba. "Ma gli angeli dovrebbero essere....esseri misericordiosi e pieni di amore...sono rimasto sconvolto anch'io quando ho scoperto che invece sono esseri che guardano solo dritto e che sarebbero disposti a sacrificare un singolo individuo, in nome del cosiddetto e sopravvalutato BENE SUPERIORE. Non mi hanno voluto. Hanno cercato di sbarazzarsi di me, e sol l'intervento tempestivo di un angelo misericordioso come Anna, mi salvò la vita. A quanto pare non sono tutti uguali...Anna si schierò per me. Disse che dovevo vivere, che dovevo essere di esempio per la costruzione di una nuova era."


"Cos'era lei per te?" volle indagare Sam.

"Niente. Non ero ancora neanche nato, ma quando Anna venne a sapere che sarebbe nato questo bambino speciale, fece di tutto per permettere la mia nascita. Non so perché lo fece. Forse era infelice, lassù in paradiso...quando glielo chiedo, cambia discorso."

"Ma...perché Anna è qui con te? Perché non sta in paradiso?" chiese Dean.


Castiel rise. " Gli angeli sono un popolo strano...decisero di premiare il suo coraggio...ma per punizione la fecero cadere."


"Vuoi...vuoi dire..." balbettarono in coro i fratelli.


"Si, è quello che pensate, e anche più dolorosa di quello che pensate. Non so bene che idee vi hanno impiantato i libri di storia o quelli sulle favole o le leggende, ma quando un angelo cade, non viene privato solo delle sue ali, ma anche della sua grazia!"


Sam e Dean rimasero zitti a cercare di razionalizzare quello che avevano appena sentito.

"Grazia??" gli fece eco Dean.

"La Grazia è l'essenza di un angelo. È come se fosse l'anima degli esseri umani. Un angelo non può sopravvivere senza la sua Grazia. Semplicemente muore."

"Ma allora come..." chiese Sam.

"semplicemente hanno stabilito che durante la caduta, la Grazia angelica sarebbe stata estromessa piuttosto violentemente fuori dall'angelo, e sarebbe poi tornata in seguito alla sua nuova incarnazione..."


"Wow..wow...frena, quale incarnazione?" chiese Dean.


Castiel sospirò. "Durante una caduta, l'angelo non muore...semplicemente è come se venisse sputato via dal paradiso...e se il paradiso è per i morti e per gli angeli, per cosa è la Terra?"

"Gli umani..." dissero in coro Sam e Dean.

"Esattamente...ora, pensate che un essere umano ha anche solo una remota possibilità di sopravvivere ad un volo dal cielo? Si ritroverebbe con tutte le ossa spezzate."


Dean e Sam rabbrividirono.


"Fu stabilito da tempi immemori, che un angelo caduto, avrebbe provato il dolore delle ossa che si spezzano, per penitenza, ma che poi, poco prima che sarebbe sopraggiunta la morte, avrebbero liberato la sua grazia, che andando a cercare di ricongiungersi con il corpo morente, scoprendo di non poterlo fare più, avrebbe cercato un'altra destinazione...rinascendo a nuova vita."

"Non potrebbe semplicemente...trovarsi un corpo a caso? Durante il tragitto in macchina ci hai detto di alcuni casi di possessione..." disse Sam.

"Bisogna dire di si, Sam. E comunque no, non potrebbe. Te l'ho detto, è come un'anima umana...fino a che è dentro il corpo da cui fluisce vita, è ancora in grado di ragionare e di intendere e di volere...e quindi di prendere decisioni....una volta che viene scacciata fuori dal corpo, è come un trauma per lei. Continua a vagare desolata e sperduta alla sola ricerca di un riparo da cui aggrapparsi, un nuovo corpo verso cui rifugiarsi, per poter tornare a vivere...le possessioni di cui ti ho parlato, avvengono perché l'angelo, avendo ancora un corpo, è vivo e può decidere di scegliere di poter chiedere il permesso a qualcuno per poter entrare..."

"Quindi...reincarnazione..." rimuginò Dean a occhi sbarrati.

"è meno folle di quanto voi pensiate. E stando ad alcuni studi, la provate anche voi terrestri..."

"Stai dicendo che è vero??? Quando moriamo, ci reincarniamo ripetutamente in qualcun altro?" chiese Sam entusiasta.

"Non sapevo che fossi un appassionato di vite passate, Sam!" disse Dean, stupito.

"Stai scherzando?? Adoro quest'argomento!!" disse lui.

"Calma, calma ragazzi...il fenomeno della reincarnazione è un fenomeno complesso, e se pensate di poter avere da me le risposte che cercate, tipo cosa succede dopo la morte...cascate male. Io ne so quanto voi. Ricordatevi che sono nato e cresciuto sulla Terra. Le cose che so su me stesso, le so, dopo un periodo di investigazione per conto mio, perché ascoltavo gli angeli!"


"Tu facevi cosa????" chiesero Dean e Sam esterrefatti.

"Ve l'ho detto, in quanto Nephilim, ho dei doni..e ho scoperto anche di poter sentire le loro voci...a volte..e quindi captai qualche discorso su me, sulla mia nascita...a volte ci ho perfino parlato. Quando si degnano di rivolgermi la parola...ovvio."

"Ma...ma è....incredibile! che cos'altro sei riuiscito a sentire???" chiese Dean, sconvolto.

"Beh, la maggior parte del tempo la passano a lamentarsi dei terrestri, e delle altre razze...ehi, mica credevate di essere gli unici nell'universo?" aggiunse, vedendo le facce sbigottite dei due. "Ma non cominciate a chiedermi notizie su alieni e mostri vari... quei maledetti parlano in codice! Non si capisce niente...e per giunta il più delle volte cantano una lingua sconosciuta...è inudibile...un chiasso assordante spacca timpani...dopo un po' non ce l'ho più fatta e mi sono deciso a chiudere la mia mente ai loro discorsi e alle loro voci da usignoli stonati!"



Sam e Dean erano ancora li che cercavano di riprendersi da tutta quella mole di informazioni, e guardavano attoniti Castiel aprire il frigo, a piedi nudi, per prendersi una merendina. "Castiel...come...come hai fatto ad accorgerti di essere un nephilim?" chiese Sam.

Castiel lo guardò con un sorrisino compiaciuto. "Per via dei miei poteri."

"Ti..andrebbe di mostrarceli?" chiese Dean.

"Certo, ma prima...vi andrebbe di vedere le mie...ali??" chiese Castiel.

I fratelli restarono a bocca aperta e Castiel lo interpretò come un si, e gliele mostrò. 






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