Cap 76. Dove può arrivare l'amore di un padre? - seconda parte

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  John aveva affrontato tanto nella sua vita. Aveva affrontato il fatto di essersi innamorato di una Cacciatrice di mostri, aveva accettato l'esistenza di cose di cui non avrebbe mai sospettato l'esistenza, luoghi che non avrebbe mai immaginato esistessero. Aveva accettato il fatto che i suoi figli sarebbero stati i discendenti di Caino e Abele, successivamente aveva accettato anche la malattia di sua moglie Mary con la costante paura di perderla, e poi alla fine l'aveva persa per sempre, quando Mary lo lasciò, portandosi via anche suo figlio minore.


Aveva accettato la tremenda verità sul suo abbandono e anche la sua morte, aveva accettato addirittura il fatto che il demone che aveva rovinato loro la vita, fosse innamorato di sua moglie e allo stesso tempo volesse fare del male ai suoi figli.

Aveva accettato che l'amichetto dei suoi figli fosse un nephilim.

Questo però era semplicemente troppo.

I suoi figli che si amavano.

John cercò di immaginare che cos'avrebbe fatto se avesse scoperto questo qualche tempo fa, quando c'era ancora serenità nella sua famiglia.

Li avrebbe picchiati? Allontanati? Divisi? Avrebbe gridato, si sarebbe infuriato, si sarebbe ubriacato, avrebbe vomitato, cosa?

John non lo sapeva.

Importava solo il presente, ora, e il presente suggeriva alla sua mente che il suo corpo era stremato.

Aveva perso così tanto. Se li avesse affrontati duramente, loro se ne sarebbero andati di nuovo. Avevano dato dimostrazione di poterlo fare benissimo e lui li aveva appena ritrovati.

John sapeva che per una cosa del genere si andava in carcere, ma che razza di padre sarebbe stato, se ce li avesse mandati lui?

Decise finalmente un giorno di parlare con loro. Non aveva dormito per tutta la notte e aveva i crampi allo stomaco per il nervoso.

"Ragazzi, che ne dite se andiamo in un posto, oggi?"

Dean e Sam lo guardarono sorpresi e forse anche un po' curiosi.

Stavano giocando a battaglia navale in cucina, ma alzarono subito lo sguardo.

"Una caccia?" chiese Dean.

"No. Niente caccia." Disse John, cercando di non far notare il groppo che aveva in gola.




Il viaggio fu silenzioso. Forse anche Sam e Dean avevano annusato che c'era tensione nell'aria.

John notò che Dean decise di stare sul sedile posteriore, quella volta.


Si fermarono in un parco all'aperto. Non c'era quasi nessuno. Era un parco naturale stupendo.

"Sai Sam, era qui che portavo tuo fratello quando era piccolo. Era il suo posto preferito. Quante volte avrei voluto portarci anche te. Non lo immagini nemmeno. A volte addirittura sognavo di farlo."

Sam si sentì commosso e evitò di guardare il padre. Si avvicinò all'acqua del fiume e mise dentro le mani.

Era già innamorato di quel posto. John era contento di vedere che aveva avuto ragione.

"Come mai siamo così sdolcinati oggi, papà?" chiese Dean, cercando di scherzare, ma era a disagio, John lo notava.

"Non so che dire...forse è la vostra influenza." Disse John, sedendosi sull'erba.

Dean e Sam lo guardarono e impallidirono. John provò un moto segreto di gioia in questo.

"Che vuoi dire?" chiese Sam, la voce salita di un'ottava.

"Beh, ho due figli romanticoni...." Disse John, stando attento a scegliere con cura le parole.

"Io?? Andiamo, magari Sam sarà pure uno sdolcinato senza pietà, ma io...non sono proprio come Sammy, anzi, tutto il contrario." Disse Dean, ridendo istericamente.

"No?? Eppure, direi che sei molto premuroso con Sammy. Gli tagli i capelli, lo abbracci, gli dici frasi dolci degne di una fidanzata o forse che superano una fidanzata..."


quelle parole furono come una pugnalata allo stomaco per i fratelli.

Dean aveva la bocca spalancata e lo sguardo atterrito. Sembrò barcollare per un momento, tanto che Sam dovette sostenerlo.

"È mio fratello. Qual è il problema? Non posso coccolare mio fratello?" chiese Dean, a fatica, ma cercando di non lasciarsi vedere intimorito.

John si era alzato, pentito di essersi avventurato in questa conversazione, ma determinato ad andare fino in fondo.

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