Ritornare alla quasi normalità, fu facile. Quasi perché Dean e Sam non facevano niente di cui erano stati sempre abituati nella loro vita.
Normalità per Dean era continuare la sua vita, aspettando in eterno un padre assente che scompariva per settimane, mesi, senza dirgli dove andava.
Normalità era dover vivere senza sapere che vita stava facendo suo fratello e perché sua madre li aveva abbandonati, perché sua madre aveva portato via suo fratello.
Normalità per Sam era dover vivere la sua vita senza una figura paterna e fraterna.
Dover vivere con la convinzione che sua madre lo odiava.
Dover vivere con la convinzione di essere un mostro, perché faceva incubi in cui ammazzava la gente.
Normalità poi sembrava essere stata la comparsa di Dean nella sua vita. Gliel'aveva sconvolta, sradicata e aveva rimesso insieme i pezzi del suo cuore spento e annoiato.
Avevano scoperto di amarsi, di essere dei cacciatori e di essere i discendenti di Caino e Abele.
Era diventata questa la normalità.
Poi non fu più così, da quando Mary morì e loro scoprirono tutto sulla verità della maledizione di Caino e Abele, la loro vita venne sconvolta di nuovo.
Quando scoprirono che gli angeli ce l'avevano con loro, la loro realtà fu stravolta una volta di più.
E ora erano tornati da loro padre.
Com'è che si dice? Poi alla fine tutto torna come prima, ma non è più la stessa cosa.
Era così in effetti. Avevano ritrovato loro padre, ma non era più tutto come prima.
Mary era morta e loro avevano abbandonato John per trovare la loro strada, e anche se poi alla fine John li aveva perdonati per questo, Dean e Sam erano convinti che ci fosse ancora un mare di cose non dette tra di loro.
Nonostante tutto questo, John ce la mise tutta per dare alla loro vita una parvenza di normalità. Erano cacciatori e questo non sarebbe mai cambiato. John decise di abbracciare pienamente questa vita e di farlo con i suoi figli.
Non c'era stato modo di insegnare loro tutto sulla caccia, quando aveva voluto farlo la prima volta. Durò troppo poco, a causa del'affare con Alistair e della morte prima di Jessica e poi di Mary, ma John voleva continuare quello che aveva interrotto.
Insegnò a Dean e Sam tutto sui lupi mannari, sui vampiri, sui fantasmi e i demoni, e come fare per combatterli, cacciarli, ucciderli.
Insegnò loro come curare le ferite.
Continuarono a spostarsi di città in città, viaggiando un po' dappertutto e piano piano sembrava che tra loro fosse ritornata una specie di armonia.
Era come essere in guerra, no? Non importa i rancori e i vecchi dissapori, quando combatti in trincea assieme, condividi il dolore e la paura, tutto viene perdonato, tutto viene dimenticato.
Era bello addormentarsi insieme e curarsi a vicenda le ferite.
Andare a dormire con la consapevolezza che avevi fatto qualcosa di buono nel mondo e svegliarti la mattina sapendo che c'era uno scopo per cui lo facevi.
A volte John notava delle cose tra Dean e Sam. Per esempio quando Dean si lavava in bagno e aveva bisogno di un bagnoschiuma dimenticato nel borsone o un asciugamano pulito, Sam era sempre il primo che correva a prenderlo. Dean stesso lo chiamava, dicendogli di portarglielo, come se fosse una cosa normale, che doveva chiamare lui. Non chiamava mai John.
Sam dal canto suo, sembrava conoscere particolari di Dean così intimi che John non capiva proprio come facesse a conoscere. Per esempio se Dean parlava di nei, Sam era capace di dirgli con esattezza che nel lato destro della schiena appena sotto il braccio, ne aveva due quasi uniti, o che in testa aveva una crosta che sarebbe guarita con il tempo, se avesse smesso di grattarsi.
Era un po' inquietante, ma John soprassedeva.
Notava spesso come per Dean e Sam il concetto di cose ed oggetti personali, non fosse più tanto personale. Spesso Sam si sedeva o sdraiava sul letto di Dean o viceversa, si scambiavano i vestiti e anche indumenti intimi, come le mutande, per esempio. Si lavavano i denti nello stesso momento e addirittura a volte Sam aiutava Dean a farsi la barba.
Tutta questa condivisione era un po' strana per due fratelli. Si sa che i fratelli sono molto gelosi del loro spazio personale e in particolare delle loro cose.
John notava anche come Dean cercasse spesso il contatto con Sam, specialmente se erano seduti sul divano a guardare la televisione. Dean prendeva Sam e se lo stringeva addosso.
Aveva le mani sui suoi fianchi, quasi sempre, e Sam di rimando poggiava sempre la testa contro Dean alla ricerca di un abbraccio o di un rifugio sicuro.
Quando dovevano mangiare in qualche locale, i due si sedevano sempre vicini, come se non potessero farne a meno.
Quando cacciavano, e uno dei due si feriva, l'altro curava le sue ferite.
John ricordò ancora quando Dean rimase ferito durante una caccia ad un lupo mannaro.
"DEAN!!" aveva gridato Sam, vedendo il fratello crollare a terra. Un grido straziante, che John aveva paragonato allo strazio di perdere l'amore della propria vita.
Quando erano ritornati al motel, Sam aveva curato le ferite di Dean in modo febbrile, mormorando parole sconnesse.
"Stà calmo, va tutto bene. Ora ti medico. Non avresti dovuto esporti in quel modo. La prossima volta stammi più vicino. Fammi vedere la ferita. Ti fa tanto male? Brucia? Dean, dimmelo se senti tanto dolore, per favore."
Sam tremava mentre curava il fratello. Le sue mani tremavano e la voce anche.
I suoi tocchi erano così delicati e quando sfiorava la pelle nuda del fratello sul torace, sembrava più di semplice attenzione. Sembrava come un tocco intimo, che Sam aveva fatto milioni e milioni di volte.
Sam possedeva le cure dolci e amorevoli di un amante.
Un giorno, John vide i suoi figli litigare. O almeno credette che avessero litigato. Un litigio silenzioso.
Dean aveva attirato l'attenzione di una ragazza particolarmente carina e per qualche strano motivo, Sam sembrava arrabbiato.
A dire la verità era stato John a insistere perché Dean la conoscesse meglio. Diamine, Dean era così giovane e aveva così tanti pensieri sulle spalle in un'età in cui dovrebbe solo pensare a divertirsi.
John non aveva idea di doversi sentire in colpa per una cosa del genere, ma era così che si sentì qunado capì che Sam ce l'aveva anche con lui, per questo.
Poi realizzò che era assurda la cosa.
Eppure era proprio così. Quando Dean tornò al motel, Sam faceva di tutto per non guardarlo ed era scuro in viso.
Dean cominciò poi un monologo sul fatto che la ragazza l'aveva intrattenuto anche più di quello che avrebbe voluto, che era petulante, noiosa e pure brutta.
Sam continuò a fare l'indifferente per un po', poi suo malgrado, riprese a sorridere e a scherzare e ad essere il solito Sam, anche un po' più allegro del solito.
John aveva visto Dean lanciargli un fuggevole sorriso, come una conversazione silenziosa.
John credeva di conoscere la verità, ma sperava di sbagliarsi. Quando però divennero sempre più frequenti i momenti in cui gente che conosceva per caso, durante i loro casi e che non sapeva che erano i suoi figli, chiedeva a John se i ragazzi che erano con lui stavano insieme/erano fidanzati o amanti / oppure lo davano proprio per scontato, e John che abbozzava sempre più contrariato senza avere il coraggio di dire che erano fratelli, o di parlarne con loro, quest'idea cominciò a frullargli sempre più nella testa.
Un giorno, con la scusa di sbrigare delle commissioni, uscì da solo, cercando di respingere flash che gli arrivavano nella mente, che dicevano a lui che mentre non c'era, si sarebbero dati alla pazza gioia, magari nel suo letto!!
Nella sua mente sapeva dove voleva andare. C'era una specie di monastero un po' fuori città e lui aveva tanto bisogno di cercare conforto nella fede in un momento come quello.
John stava attraversando il chiostro in quel momento e guardava gli archi, in soggezione, ammaliato dallo loro bellezza e sentendosi in pace con il mondo.
John scambiò qualche parola con i monaci mentre stavano mangiando nel refettorio, poi sentì il bisogno di stare da solo.
Tornò nel grande giardino che circondava il monastero e si mise a pregare, in ginocchio, davanti una fontana imponente e bellissima.
Pregava per i suoi figli, per Mary e per la sua famiglia.
Pensò poi a cosa avrebbe pensato Mary.
Mary era per l'amore liberale, si diceva dentro di sé.
Si, liberale, ma forse questo era un po' troppo da accettare.
"Mary, aiutami. " sussurrò piano.
"Preghi un morto o un vivo?" chiese uno dei monaci, avvicinandosi.
"Forse entrambi." Borbottò John, sentendosi in imbarazzo ad essere sorpreso in quel modo a sussurrare al vento.
"Tranquillo, non penso che tu sia ridicolo." Disse il monaco, sorridendo e sorprendendolo da matti.
"Questo posto trasmette un sacco di pace. A volte penso che siete fortunati." Disse John.
"Beh." Rispose il monaco. "L'erba del vicino è sempre più verde, no? Come questo prato. Ad un occhio fuggevole, potrà sembrare che questo prato ha il verde più verde che si possa desiderare, ma se ti soffermi a pensare, ti ricordi poi che esiste l'Irlanda." Disse il monaco, con l'aria di chi la sa lunga.
"Penso che il verde sia dentro di noi, o almeno, qualcuno di noi." Disse John, pensando che forse suo figlio minore avrebbe pensato che il verde migliore stava negli occhi di suo fratello.
John represse un brivido al pensiero, poi dovette ammettere che forse era la verità, e si odiò per questo.
"Cosa ti tormenta, buon uomo? I vivi o i morti?" chiese il monaco, gentile.
"L'amore. Credevo di conoscerlo, ma ora non ne sono più sicuro."
"L'amore ha molte facce." Rispose il monaco, enigmatico.
"E l'amore liberale? Mia moglie ci credeva. Ora lei è morta e non posso più chiedere a lei conferme."
"Stai male perché vorresti amare un'altra donna?"
"NO. Per me c'è sempre stata solo lei. Non...non riguarda me, ma delle persone a me vicine. Persone a cui tengo molto. "
"Queste persone sono innamorate?"
"Credo di sì, ma io non capisco questo amore. Questo fa di me una persona orribile?"
"No. solo umana. Secoli e secoli di romanzi, cinema e letteratura e nessuno è ancora riuscito a capire l'amore, eppure, è la forza che fa girare il mondo."
"Lei pensa che...l'amore sia sempre giusto? Qualsiasi forma d'amore?"
"Se salva, cura e guarisce, si." Rispose il monaco.
"Grazie." Rispose John. Stava per andarsene, quando il monaco lo fermò con una frase.
"Questi suoi *amici * sono molto fortunati ad avere qualcuno che li ama così tanto da sforzarsi di capirli." Disse il monaco, enfatizzando la parola AMICI.
John lo guardò paralizzato, chiedendosi se il monaco avesse capito.
"Non sono fortunati, se poi in realtà lo sforzo non arriva alla comprensione vera e propria."
Il monaco non finì di sorprenderlo, dichiarando infine:
"Nessuna persona capisce mai veramente l'altro, ma se qualcuno cerca di farlo, è perché ti ama."
Disse il monaco con una fierezza e una luce negli occhi che illuminava il suo viso sereno e il suo sorriso.
Note dell'autrice:
chissà se con questo capitolo vi ho dato la prova di quanto amo Profezia <3 Parlare di John che possa sospettare una cosa del genere è turbante, soprattutto per via del carattere di John. ho voluto però adottare questa scelta perchè credo che sarebbe davvero trattarlo come tontolone altrimenti e poi credo che ormai Dean e Sam sono cosi legati insieme in questa ff, che anche soltanto se camminano vicini, si nota l'eletricità e l'intimità tra loro, figurati per qualcuno che vive assieme a loro xdpenso che quest'uomo ha perso così tanto che arrivato a questo punto, le sue visioni della vita sono un pò cambiate, e semplicemente cerca di capire, anche se non è facile. se avessi scritto di un John violento se avesse avuto questi sospetti, non so quanto bene avrebbe fatto a tutti e tre. John ha perso Mary, e poi i suoi figli. li ha appena ritrovati e non credo voglia rischiare di perderli ancora :))
Tutte le considerazioni sull'amore sono un pò frutto della mia mente romantica, che adora filosofeggiare e interrogarsi sempre sui sentimenti del genere umano :))
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Profezia
FanfictionQuesta storia parla di personaggi di Supernatural, ma in una sorta di universo alternativo, dove Mary non è morta nell'incendio, e Sam e Dean vengono separati da bambini per poi incontrarsi da ragazzi :)