Cap 129. Sam, non lo abbiamo perso...

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 "Io e Sam siamo stati separati da bambini, quando io avevo quattro anni e lui sei mesi....non avevo nessun ricordo di lui, o forse alcuni..ma sfocati, frammentari. Nonostante fossi cresciuto senza di lui, però, ho avvertito da subito un legame di fratellanza molo stretto. Soffrivo letteralmente perché non lo avevo accanto, perché ero cresciuto senza di lui. Mi sentivo solo senza di lui. All'età di 21 anni finalmente mi sono deciso ad andarlo a conoscere. Prima non avevo potuto perché non avevo idea di dove si trovasse, di dove abitasse..." disse Dean.


" Io invece avevo assunto un atteggiamento differente. Avevo sofferto anch'io perché ero cresciuto senza un padre e senza un fratello, ma mi ero convinto che loro non volessero saperne niente di me. Li odiavo. Era di certo più facile che attendere per sempre il loro ritorno, continuando a soffrire della loro mancanza. Mi ero convinto che non avevo bisogno di loro. Non volevo neanche sentirli nominare." Disse Sam.

" Non so bene cosa mi aspettavo prima di conoscere Sam, ma quando l'ho visto...cavoli! Era adorabile, con quel viso da cucciolo, gli occhi languidi e quel sorriso. Era dolcissimo. Siamo andati subito d'accordo e in me è scattato subito un istinto fraterno e protettivo con lui. Sam aveva ancora bisogno di qualcuno che si prendeva cura di lui e nostra madre....non trovai che lo faceva nel modo adeguato. Era assente, scostante. Sam ne soffriva." Disse Dean.

" Non immaginavo che mio fratello potesse essere così premuroso con il sottoscritto." Rise Sam. "Mi ha stupito. Di solito i fratelli maggiori sono dei gran rompiscatole, lui invece cercava di essere...un amico. Cercava di farsi voler bene da me. Si preoccupava per me e stava attento a tutto quello che mi riguardava. Non ho mai avuto nessuno che mi riempisse così di attenzioni. Avevo capito che Dean mi voleva bene. Bene davvero. E anche io gliene volevo. Tanto. Avrei voluto che restasse sempre con me. A casa della mamma." Disse Sam.

"Purtroppo, le cose precipitavano a vista d'occhio. Il nostro legame stava diventando troppo...stretto. Troppo affettuoso. Non riuscivamo più a stabilire una linea di confine netta tra rapporto fraterno e rapporto....sentimentale! Ci sono certe cose che, per quanto puoi volergli bene, non devi fare con tuo fratello. O con un amico. Queste cose comprendono una carezza sulla guancia come se fosse il tuo amante o uno sguardo occhi negli occhi più del necessario. Carezze troppo...intime o anche solo dormire insieme nello stesso letto guardandosi dritti negli occhi. Essere gelosi delle ragazze che parlano con lui..."

"L'elettricità che c'era tra noi era...palpabile. È stato un colpo per entrambi. Soprattutto perché eravamo due ragazzi e nessuno di noi due credeva di essere gay..." disse Sam.

"Infatti non lo eravamo. Io ero attratto solo da te e tu da me." disse Dean sorridendo, accarezzandogli una guancia.

Sam si lasciò abbracciare e gli stampò un bacio soffice sul collo.

"è difficile spiegare quello che sentiamo quando stiamo insieme...è come se fossimo...promessi l'uno con l'altro." Disse Sam arrossendo furiosamente. "Non importa quello che facciamo o dove siamo o andiamo. Non siamo completi senza l'altro."

"Se restiamo separati, siamo infelici. Se restiamo insieme, ci sentiamo completi. Io sono suo e lui è mio." disse Dean.

"Ci amiamo. È stato duro da ammettere, ma è così...e dopo tante lotte e combattimenti, siamo ancora qui. Innamorati come prima. Più di prima." Disse Sam, mentre Dean lo strinse di nuovo a sè.


Jared e Jensen avevano ascoltato tutto attentamente con gli occhi che brillavano.

"E la profezia? Ci avete detto che Nostradamus vi ha raccontato che discendete dalla linea di sangue di Caino e Abele e che loro sono stati i primi ad amarsi in modo inusuale..." disse Jensen.

"Sì, è vero, ma questo non determina i nostri sentimenti. È vero, io e Sam siamo legati, abbiamo un'eredità importante, ma la scelta di amarci, è stata solo nostra. Nessun incantesimo magico d'amore." Rise Dean.

"Nessuno può costringere qualcuno ad amare. È stato qualcosa cui l'uomo anela da tanti secoli, anche più dell'immortalità, ma non è possibile ed è meglio così." Disse Sam.

Charlie scoppiò a piangere.

"Charlie, ma cosa..." dissero Sam e Dean sbalorditi.

"Non potete dire queste cose e pensare che io rimanga indifferente. Uffa! Mi fate sempre piangere!!" disse Charlie, allontanandosi con un fazzoletto.

Rimasero a guardare Charlie che si allontanava e andava a sedersi sulla grande fontana del parco. Dorothy appena la vide, si sedette accanto a lei.


" Vi vediamo preoccupati." Disse Jensen.

"Lo siamo. Voglio dire, siamo capitati ad Oz!!" disse Dean. "E oltretutto abbiamo lasciato i nostri amici sulla Terra nel pieno di una battaglia." Aggiunse triste.

"Ci mancano." Disse Sam.

" Ma avete intenzione di restare, vero?" chiese Jared.

Dean e Sam li guardarono, senza rispondere.

"Sentite" si intromise Jensen. "Non voglio farvi pressioni, ma se la vostra amica vi ha portato qui..ci sarà pure un motivo no?"

"Voleva salvarci..." disse Dean.

"Esatto. Esatto. E perché ora dovreste voler tornare sulla Terra? Lì non vi è rimasto più niente..." disse Jensen.

Gli occhi di Sam e Dean luccicarono di lacrime nel ricordare come avevano perso prima una madre e poi anche un padre. Vedere John scomparire in quel buco era stato brutto, ma almeno aveva avuto un'altra opportunità. Non potevano dimenticare però Charlie, Crowley....Gabe...Lucio..."

Ad interrompere i loro pensieri, una voce che chiamò Jared e Jensen.

Si voltarono anche Sam e Dean.

In penombra, con il sole che gli illuminava il viso, John.

"Ma....ma....ma...ma..." balbettarono Sam e Dean.

" è mio padre." Disse Jensen, sorridendo, per non alimentare loro false speranze. "Ve l'avevo detto che ora vive ad Oz con noi." disse.

Ma gli occhi di Sam e Dean brillavano felici.

"Sam, non l'abbiamo perso...." Disse Dean.


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