CAPITOLO 12

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Lei sarà mia

Pov's Norah

Sono sotto la doccia di casa mia, per non dire dei miei genitori.
Meglio rinfrescare le idee prima di affrontare una notte abbastanza faticosa al pub, fortunatamente oggi la giornata non è stata per niente pesante, anzi.
Dialogare con Alì è davvero rilassante, ti apre a nuove idee e soprattutto ti fa amare ciò che fai, almeno questo è ciò che mi ha trasmesso.
Non avevo completamente voglia di andarmene dallo studio ma, ahimè era impossibile.
Rido ancora, ho preso una cotta bella e buona, mi sento una ragazza in preda agli ormoni super attivi.
Che stupida che sono.
Decido di non pensare a lui e iniziare a prepararmi prima che faccia tardi, inizio dai capelli che di farli mossi non ne ho completamente voglia, preferisco una coda alta e via, non credo mi sbattano fuori per dei stupidi capelli.
Indosso un paio di jeans aderenti e un top che, anche se è super corto per lo meno è super pesante.
Mi guardo un ultima volta allo specchio, non sono poi così male e mi dirigo al pub.
Di notte Milano, così come tutte le altre città credo, mette un po' paura, così accelero il passo, quanto prima mi servirà una macchina.
In poco tempo arrivo a destinazione, certo il fiatone non manca ma meglio questo che essere disturbata da gente malvivente.

"Norah finalmente, sbrigati e mettiti a lavoro.
Si aspetta più gente del previsto."

Più del previsto?

"Qualche evento di vitale importanza?"

Vorrei saperlo, dato che sono sempre super curiosa.

"Semplicemente Burak deve incontrarsi con delle persone di un certo calibro, tutto qui."

Non so se sono strana io o loro, ma annuisco semplicemente.
In certi casi è meglio non capire, perciò inizio a prepararmi subito per la grande notte.
Speriamo bene.

Pov's Burak

Cammino intorno alla scrivania del mio studio non so da quanto tempo ormai, sto cercando di trovare una soluzione per poterne uscire pulito dalla merda in cui mi sono catapultato, ma ovviamente non faccio altro che il contrario.
La Turchia è in rivolta e tra non molto devo partire per dare sostegno al clan di mio padre, Ahmet ovviamente non risolve mai un cazzo, figuriamoci un fottuta guerra.
Mi chiedo se una persona di quasi quarant'anni debba ancora essere sotto gli ordini del proprio fottuto padre.
E poi ovviamente c'è lei.
Si può essere così rimbambito per una donna?
Una donna che per me dovrebbe essere come le altre, un misera puttana alla quale le basta un sorrisetto da niente per essere tutta orgasmo e niente cervello?
Ma nonostante tutto voglio lei, costasse anche l'intero patrimonio, e se devo trovarne il motivo sono sicuro che non lo troverei nemmeno fra dieci anni.
Forse per puro gioco o divertimento, forse per puro piacere o forse non lo so nemmeno io.
Ma lei sarà mia, se dovessi stancarmi allora la metterò alla porta, nessuno mi impedisce di farlo.
Ma prima di mettere in atto ciò che mi passa per la testa è meglio avere delle conferme, infatti tutte queste domande può risolverle soltanto lui.
Digito il suo numero e adesso mi starà a sentire per bene.

"Pronto?
Burak ti avevo detto di non chiamare, mi sarei fatto sentire io."

Sta dicendo sul serio?

"Comando io, tu sei il mio fottuto aggancio in Inghilterra e quindi sei tu a leccarmi il culo."

Urlo.

"Stai calmo, dimmi pure."

Se continua così non ci sto niente a prendere un fottuto aero e dirigermi direttamente a Londra.

"Devo fare arrivare della droga pregiata.
È da un po' che non scarichiamo in Inghilterra e questa cosa non mi va per niente a genio."

Non è il motivo per la quale l'ho cercato ma infondo è anche vero.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora