Capitolo 53

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Pov's Burak

Ho trascorso quasi tutto il pomeriggio rinchiuso qui dentro.
Non voglio essere tentato di sfiorare Norah.
I suoi occhi mi chiedono di farlo, il suo cuore no.
Mi alzo dalla poltrona e mi sposto in cucina.
Norah è per terra,davanti il camino intenta a leggere qualcosa.
Sicuro avrà finito la tesi,ha un ottimo intuito.

"Hai cenato?"

Norah sussulta era talmente assorta dai suoi pensieri che non mi ha sentito.

"No,sto quasi finendo il mio lavoro.
Mangerò dopo."

Non la guardo nemmeno,prendo le pentole e incomincio a preparare la cena.
Spero che nei prossimi giorni ci pensi lei.
Odio dover preparare il cibo.
Non sono abituato a farlo ma dopo la telefonata di oggi,so che devo trovare un compromesso.
Il gioco sta iniziando.

"Ti posso aiutare?"

Norah si avvicina sino ad entrare nel mio campo visivo.
Il suo profumo entra subito nei miei polmoni.
Ultimamente quando sono vicino a lei,ho la perenne voglia di sfiorarla.
Sembra di porcella.
Il suo viso pulito senza trucco,gli dona ancor di più,quell'aria angelica che manda all'inferno chiunque.
Persino,Taylor poco fa quando a portato i sacchi ancora poggiati per terra,si è incantato nel guardare il profilo di Norah.
Che fastidio.

"Se ti va,puoi disfare la spesa,così trovi tutto quando lo cerchi.
Starai qui, sino al matrimonio.
Dopodiché, sceglierai tu dove vivere,sappi che ho acquistato casa,quindi se questa ti va stretta,potresti venire."

Norah si muove attorno alla cucina, afferra i sacchetti per della spesa e li appoggia sul tavolo in legno.
Pensa come attaccarmi.
Non so come esprimermi,tanto qualsiasi cosa dico,non andrà mai bene.

"Va più che bene,mi occorre una sola stanza.
Non occorre avere spazi grandi,perciò puoi pure,viverci tu qui.
Io starò chiusa in una stanza tutto il giorno."

Non si sbilancia sul fatto della nuova abitazione,preferisce vivere in una topaia,se fosse necessario affinché non mi possa dare sazio.
Che poi non ha capito, che lavorerà a prescindere.
Deve solo fare esperienza,al resto penso io.
Non so cosa farmene,di tutti i miei soldi.
Con tutti gli appartenenti che ho,non mi creo problemi a regalargliene uno.
Odio ciò che la sua famiglia,la sta spingendo a fare.
La vedo molto simile a me.
Io però ho l'età giusta per affrontarli,conosco i loro sporchi trucchi.
Quando vogliono una cosa,la ottengono.
Davo comunque per scontato che non volesse minimamente vivere con me,eppure mi ha esplicitamente detto di poter stare qui.

"Pensavo,volessi stare sola.
Sono anche io contrario,al fatto che resti sola,perché al momento sei parecchio ricercata.
Mio padre aprendo quel discorso davanti a tutti, ha suscitato parecchio interesse su di me, su un ipotetico noi.
Il gioco sta cominciando Norah."

Gli casca dalle mani una scatoletta di tonno,tenta di afferrarla ma lancia un urletto di dolore.
Scuote velocemente la mano,non riesco a capire cosa abbia.

"Che ti succede?
Calmati,Norah."

Afferrò la mano che scuote e ispeziono la mano.
Noto subito un cerotto sul dito,alzo lo sguardo su di lei che diventa bordeaux.
I suoi occhi sono più chiari del solito,sono carichi di lacrime.
Probabilmente gli brucia il dito.

"Ho da un paio d'ore,una scheggia di legno conficcata, aspettavo che uscissi fuori per rimuoverla.
Il kit, presumo sia nel bagno."

Resto sbalordito davanti a tale assurdità.
È idiota?

"Sono stato chiuso tutto il tempo in ufficio,no nel bagno.
Avresti potuto rimuovere subito la scheggia.
Vieni,fammi controllare."

La faccio sedere in un dei quattro sgabelli,vado in bagno e pesco il kit medico.
Norah è nervosa, vorrebbe dirmi che non si fida,ma non può.
Sono un medico.

"Posso farlo sola,grazie."

Tenta di scendere dalla sua postazione ma la fulmino con lo sguardo.

"Ci penso io, servono due mani."

Poggio il kit e apro un panno pulito per far adagiare la sua mano.
Le chiedo di rimuovere il cerotto e sussultando riesce nell'intento.

"Mi fa male.
Lo vedo gonfio."

Norah sembra spaventata,la ferita è piena di pus.
La scheggia e abbastanza profonda è spessa.
Riempo una bacinella con acqua tiepida e qualche goccia di un prodotto a base di ipoclorito di sodio.

"Entra il dito."

Immerge in acqua la parte interessata, in modo tale da far ammorbidire la pelle.
Afferrò le pinzette sterili,prendo la sua mano immersa nell'acqua e l'avvicino a me.
Con massima cautela,tampone il dito e porto le pinzette sulla ferita,con delicatezza schiaccio il dito per far uscire quanto basta la scheggia per rimuoverla con la pinzetta.

"Caspita che dolore.
Aspetta fermati,per favore."

Le mie orecchie prendono subito fuoco.
La voce delicata di Norah,mi stordisce.

"Ho quasi finito Norah.
L'ultimo sforzo."

Estraggo il pezzo di legno,lo sfilo con lentezza.
Cacciamo assieme un sospiro di sollievo.
La guardo nuovamente e gli occhi pieni di lacrime sono spariti.

" Grazie."

Getto il disinfettante sulla ferita, l'asciugo e metto un po' di crema antibiotica,gliela chiudo e raccolgo tutta la spazzatura.

"Di nulla, adesso puoi darmi un aiuto e siamo pari."

Rido in sottofondo e lei sorride a sua volta.
Scende e ricomincia a sistemare la spesa.
Cerca di non afferrare nulla con il dito dolente, è davvero così innocente.
Io ho subito tante di quelle cose, che non so cosa sia il dolore vero e proprio.

"Chi penserà al matrimonio?
Dove si celebrerà?"

Riprende con le domande, mentre si destreggia per la cucina.
Sistema le bottiglie di salsa, scatole di polpa e procede così attendendo una mia risposta.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora