CAPITOLO 7

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Un mese

Pov's Burak

Sono atterrato da circa un'ora in Turchia, e non sono per niente dell'umore giusto.
La mia vita sta andando a puttane, diventare medico non era nella lista delle cose da fare, ma avere una pistola puntata al cervello da parte di mio padre, ahimè non era il massimo.
Inizialmente ho pensato che lo stesse facendo per il mio bene e per non farmi intraprendere il suo stile di vita, ma con il passare degli anni mi sono reso conto che gli sono soltanto servito a parargli il culo non solo a lui ma anche a mio fratello, piange il giusto per il peccatore.
È sempre così no?
Non appena ho preso le redini del mio lavoro sono stato subito spedito in Italia, almeno così da non dare sospetti, così a 28 anni mi trovavo già con due lavori.
Medico legale e venditore di droga a livello mondiale.
Inizialmente avevo rifiutato questa merda, ma con mio padre non si ci può parlare e se mettiamo in mezzo anche mio zio, che ovviamente mi ha allevato sin da piccolo con delle pistole tra le mani, è la fine.
Volevo diventare un uomo migliore, diverso da lui che non appena rientrava a casa picchiava mia madre soltanto perché gli andava di farlo e adesso sono la sua immagine precisa, basta pensare a Clara.
Nella nostra cultura, anzi a dire il vero, nella nostra famiglia le donne non devono parlare, o forse non dovevano dato che mio fratello non ha scelto esattamente il prototipo di donna ideale.
Sono in Turchia, e tra poco so già cosa accadrà.
Meglio non pensarci troppo, ho già la mente impegnata per Norah, non l'ho più vista da qual giorno, e non capisco il perché io debba pensarla.
Posso avere tutto, posso avere qualsiasi prostituta io voglia, ma lei, lei è un tabù.
L'ho soltanto vista circa tre volte e mi sono bastati per fottermi totalmente il cervello.
I suoi occhi verdi, i suoi lunghissimi capelli mossi, il suo corpo così minuto e la sua altezza che, in confronto a me, la rende ancora più piccola, ma soprattutto il suo modo di fare così ingenuo e indifeso non fanno altro che aumentare la voglia di rivederla.
Ho il suo numero, potrei contattarla ma non ci penso nemmeno per sogno.
Non l'ho lasciata nel modo migliore, anzi, mi avrà sicuramente odiato.

"Ciao Burak come stai?"

Una dolce Asli arresta finalmente il mio strizzamento mentale.

"Asli che piacere vederti, bene tutto sommato.
Tu con il matrimonio?
Osman è molto impaziente, e non facendolo scopare non migliora la situazione."

Rido talmente forte che faccio girare almeno la metà di gente presente in questo locale.
Noi abbiamo tradizioni molto antiche, le donne devono essere vergini almeno fino alla prima notte di nozze altrimenti non possono entrar a far parte della nostra famiglia.

"Il traguardo credo sia ancora più bello."

Sorride in modo infantile, e io non posso fare a meno di pensare a Norah, si somigliano molto.

"Burak adesso basta, andiamo da tuo padre, prima ci sbrighiamo meglio è per noi."

Sicuramente Osman non vuole che mi scappi dalla bocca il fatto che fino a qualche ora fa si stava scopando un hostess del nostro aereo privato.
Ma il motivo?
Di certo comandiamo noi e Asli sa benissimo che possiamo scopare con altre donne anche dopo il matrimonio.

"Agli ordini signore."

Rido stuzzicandolo ancor di più dato che sembra aver capito i miei pensieri.
La strada che mi separa da mio padre è molto breve dato che in ben che non si dica mi ritrovo già seduto difronte a lui nel suo fottuttissimo studio.

"Burak a te la scelta.
Dobbiamo prendere una decisione prima che i miei alleati mi girano le spalle."

Continua come se nulla fosse, come se comandasse lui la mia vita.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora