Capitolo 19

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                                                                           Beneficio del dubbio

Pov's Burak

Più la guardo e più capisco che è indifesa.
Semplicemente cerca di allontanare tutti, soprattutto me.
Non cerca nemmeno il dialogo, preferisce stare muta e fissare il vuoto, piuttosto che parlare con me.
Ho tentato in tutti i modi di sdrammatizzare in qualche modo, non ci può nulla.
Il cellulare squilla, senza distogliere il mio sguardo da lei rispondo.

"Pronto?"

La voce mi esce più bassa del solito, ho bisogno di bere qualcosa.

"Dove cazzo sei, Burak?
E' da oggi che ti chiamo!"

Le urla di mio padre mi fracassano un timpano, ecco perché dovrei accertarmi sempre chi sia, prima di rispondere.
Il mio nervoso si era placato, adesso è ricomparso più forte di prima.
Abbasso istintivamente il volume della chiamata, rispondo più calmo possibile.

"Papà, sono di ritorno.
Ci vediamo stasera a cena."

Cerco di tagliarlo, ma lui continua senza sosta ad urlare frasi incomprensibili.
E' anche ubriaco, lo capisco dal modo lento nella quale parla.

"Vedi subito di portare il tuo culo qui, o faccio saltare l'intera villa."

Mi farebbe un grande favore, se solo avesse il coraggio.

"A stasera, invita pure mio fratello."

Gli chiudo il cellulare in faccia, non attendo una sua risposta.
Norah mi guarda per una frazione di secondo e riporta lo sguardo fuori il finestrino.
Al diavolo tutti.
Tutto questo lo faccio solo per mia sorella, spero che riesca ad uscirne, anche io.
So di star tirando troppo la corda, ma con me non ci sono linee di misure.
O tutto, o niente.

"Chi ci riporterà indietro?"

La voce delicata di Norah, mi fa riprendere dai miei pensieri.
Il suo corpo la tradisce, so che è agitata e lo sono anch'io.
Forse Osman, ha ragione.
E' un assurdità coinvolgere questa donna, se cosi la possiamo definire.
Io la vedo ancora come una ragazzina, i suoi modi spensierati e goffi di fare me lo ricordano ogni giorno.
E' assurdo nel modo in cui la mia testa, si sia assuefatta di lei.
Solo io sento questa chimica tra di noi?

"Quando finiremo, vi riporterà in dietro Jacopo, il signore che attualmente pilota lo jat."

Annuisce e le sue spalle si rilassano nuovamente.
Il suo unico pensiero, resta quello di tornare.
Non gli importa un fico secco di queste autopsie, preferiva rimanere nella sua tana a Milano.

"Non sei curiosa, di sapere cosa andremo a fare oggi?"

Cerco di catturarla dai suoi pensieri, non voglio vedere i suoi occhi azzurri scurirsi per l'angoscia.
E' davvero incantevole, ne avrò viste un infinità di donne ma non come lei.
Ha qualcosa che mi rapisce, che fa svegliare dei sentimenti, mai conosciuti prima.

"Non faremo le stesse cose che si fanno solitamente?"

Rido per la sua inesperienza, non ha ancora visto nulla di un autopsia vera è propria.
Non gli guasterò la festa, adoro il beneficio del dubbio.

"Faremo tante cose Dottoressa Evans, più di quelle che immagini."

Gli si arrossiscono involontariamente le guance.
L'ho punta in un punto vivo, evidentemente.
Non so a cosa la sua mente, stia pensando.
Voglio credere, che per un momento lei possa vedersi accanto a me.

"Lo vedremo, Dottor Burak."

Mi ha concesso il beneficio del dubbio, mi aspettavo una risposta secca e canzonatoria.
Mi sorprende questo suo lato.

"Quindi quanti tipi di esami dovremo fare?"

Sto calcando la mano, lo so...ma amo correre il rischio.
Per lo meno non resto con il rimpianto di non averci provato.

"Credo che lo sappia benissimo, davvero pessimo tentativo di conversare."

Davvero pessimo, un punto a suo favore.
Vorrei che fosse come quelle donne, con la mentalità aperta.
Sicuramente, non mi sarei dovuto ritrovare a fare gaffe, del genere.
Norah, sembra essere divertita, se la ride sotto i baffi ma infondo sa che la vedo.

"Sente davvero il bisogno, di conversare con una ragazzina come me?
Non capisco voi uomini avanzati, cosa ci provate."

Odio il fatto che mi paragona ad Ali, so che intendo lui e me...per uomini avanzati.
Modo delicato per non dire vecchi.
Ho solo 38 anni, cazzo.
Potrei ballarci di sopra, sarebbe lei a stancarsi.
Tengo la lingua a freno, solo perché tutto sta andando secondo i piani.

"Ti sembro cosi vecchio da non poter guardare una ventenne?
O forse e' un reato conversarci?"

Non me ne fotte un cazzo se adesso si sentirà fuori posto, ma deve sin da subito capire che non sono, un porco maniaco.

"Ne ho venticinque."

"Chi ti ha detto che ti guardo?"

Lei diventa di mille colori, però non mi importa.
La fisso ogni qual volta mi è possibile, ma un conto è farlo e un conto e dirlo.
Occhio che non vede, cuor che non duole.

"Mi hai scambiata per una ventenne, ne ho venticinque.
Tutto qui."

Sa benissimo di aver fatto una pessima figura anche lei, ma vuole riprendersi in tutti i modi.

"L'eta è un numero per me, non conta."

Spero che sia cosi pure per lei, perché ci leviamo parecchio.
Sette anni,sono sette anni.
Lei è in piena della sua gioventù, io devo già pensare a mettere su famiglia.
Non credo che le due cose, si sposino bene.

"Anche per me.
Alla fine non conta chi è più grande di chi, conta solo l'amore.
Purtroppo al cuore, non si comanda."

E' la pura verità, io non mi sto opponendo al mio cuore.
Non riesco a farlo, più tento di fermarlo, più mi ritrovo vicino a lei.
Forse fa parte del mio destino.


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