Capitolo 124.

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Pov's Norah.

Apro lentamente gli occhi, ancora avvolta dal calore del corpo di Burak. La sua mano è ferma sulla mia schiena, e ogni suo respiro sembra cullarmi.
Vorrei restare così per sempre, come se il mondo non potesse penetrare in questa stanza, in questo nostro rifugio segreto.
C'è qualcosa di rassicurante nella sua presenza accanto a me, un senso di protezione che non avrei mai immaginato di poter provare.
Sposto leggermente la testa per osservarlo,il suo volto è rilassato, le ciglia nere e spesse, la pelle calda e abbronzata.
È sempre così fiero e controllato quando è sveglio, come se tenesse ogni emozione sotto chiave,ma ora, nei suoi lineamenti sereni e vulnerabili, colgo qualcosa di più.
Mi domando se qualcuno l'abbia mai visto in questo modo o se sia un privilegio che riserva solo a me.
Scosto le lenzuola con delicatezza, cercando di non svegliarlo.
So quanto siano stressanti per lui queste giornate, tra il lavoro e le aspettative che il circolo e la sua famiglia continuano a riversare su di lui.
Cammino a piedi nudi verso la finestra, tirando leggermente da parte le tende.
Fuori, la luce del sole inizia a filtrare tra gli alberi, donando alla stanza un'atmosfera soffusa, quasi magica.
Respiro profondamente, cercando di assaporare quel senso di calma prima che la giornata prenda il via.
All'improvviso, sento un movimento dietro di me, e una mano forte mi stringe dolcemente alla vita.

"Stai già pensando di fuggire?"

Mi sussurra all'orecchio, la voce roca e ancora intrisa di sonno.
Un brivido mi corre lungo la schiena, ma sorrido.

"Non mi hai ancora concesso il permesso."

Rispondo, senza voltarmi.
Mi tira a sé, avvolgendomi con le sue braccia.

"Ti concedo il permesso di restare qui, con me."

Mi giro, e i nostri occhi si incontrano. C'è un'intensità nel suo sguardo che mi lascia senza parole, qualcosa di non detto che non riesco a decifrare. Mi sfiora il viso con delicatezza, il pollice tracciando una linea invisibile lungo il mio zigomo.
Non serve parlare,tutto ciò che provo è scritto nei suoi occhi, nel suo tocco.

"Stavo pensando a Fanny."

Dico, rompendo quel momento.

"Non posso credere che sia qui con noi... è come se fossi in un sogno."

Burak annuisce, mantenendo lo sguardo su di me.

"Immagino che la sua presenza ti ricordi casa."

Annuisco lentamente, fissando un punto indefinito oltre la sua spalla.

"Sì... eppure è come se quella casa non esistesse più per me.
Quando ho scelto di venire con te, ho lasciato tutto.
Ma avere Fanny qui... mi fa sentire che posso ricominciare davvero."

Burak mi osserva in silenzio per un lungo momento, come se stesse analizzando ogni mia parola, ogni espressione.
Poi, finalmente, sorride.

"Allora forse questo può davvero diventare il nostro nuovo inizio."

Mi abbandono a quel sorriso, e per un momento, tutti i miei dubbi e le mie paure sembrano svanire.
Distaccandomi con un sorriso e dandogli un bacio leggero,gli spiego della mail della professoressa Campo, contenente una valanga di dettagli sul caso che dovrò analizzare per l'esame finale.
Mi guarda con approvazione e comprensione, incoraggiandomi.
Sa quanto ho lavorato per arrivare a questo punto e, in fondo, anche quanto sia importante per me dimostrare a me stessa, e forse anche a lui, di poter essere un medico competente.
La specializzazione che sto per terminare mi consentirà di essere ufficialmente un medico legale, e sono già stata informata su come si svolgerà l'esame finale, una prova pratica e teorica allo stesso tempo.
Si baserà su un caso assegnato appositamente per valutare tutte le mie capacità investigative e diagnostiche.
Questo progetto finale ha l'obiettivo di dimostrare come analizzo un corpo e traggo le mie conclusioni, utilizzando tecniche che ho studiato e praticato in questi mesi, ma dovrò anche dare prova di intuizione e capacità deduttive.
Solo dopo quest'ultimo ostacolo potrò ottenere il titolo definitivo.
Il caso, da quanto ho letto velocemente, è complesso e mi terrà occupata per tutta la settimana. Dovrò schematizzare dettagliatamente tutto il materiale ricevuto, raccogliendo e incrociando indizi, dati biologici e patologici, foto e rilevamenti di scena.
Non solo è fondamentale una ricostruzione precisa della dinamica della morte, ma ogni indizio deve essere contestualizzato rispetto al profilo della vittima, agli esami tossicologici e alle analisi microscopiche.
Ogni dato può essere decisivo, e la professoressa Campo mi ha già avvertito che l'esame non sarà clemente con chi manca di attenzione ai dettagli.
Al termine del lavoro teorico, ci sarà anche una simulazione di esame fisico su un corpo virtuale,una tecnologia che mi consente di analizzare i tessuti e ricostruire anche le dinamiche di lesioni interne o emorragie, se necessario.
La competenza tecnica sarà un fattore, certo, ma ciò che più importa sarà la mia capacità di unire logica, intuito e il rigore scientifico della medicina legale.
Burak si interessa e chiede dei dettagli, annuendo con sguardo fiero. Gli dico delle notti in cui ho rimuginato su ogni passo del metodo che ho imparato.
Sarà una settimana di studio intenso, ma il pensiero di poter lavorare al suo fianco, un giorno, come medico legale, mi dà la spinta che mi serve.

"Quando riuscirò a completare tutto, anche tu sarai il primo a vedere i miei progressi."

Gli dico.
Sento che apprezza questa dedizione, e mi guarda come a voler dire che sa che ce la farò.
Dopo esserci preparati per la giornata, Burak ed io scendiamo in cucina, dove troviamo Fanny già indaffarata.
La cucina è invasa dal profumo di caffè appena fatto e di pane tostato. Fanny si gira verso di noi, e il suo viso si illumina nel vedere Burak.
Anche se è qui da giorni, sembra ancora incredula, come se non riuscisse a credere di essere davvero al sicuro.

"Buongiorno, ragazzi!"

Esclama, con un sorriso affettuoso. Mi avvicino a lei e le do un abbraccio. Sentire le sue braccia intorno a me è confortante, come se con quel semplice gesto riuscisse a spazzare via tutto il peso degli ultimi mesi.

"Buongiorno, Fanny."

Risponde Burak, con il tono gentile che riserva solo a poche persone.
Mi sorprende ogni volta vedere la sua trasformazione in presenza di lei.
Si vede che la rispetta, che comprende l'importanza che ha avuto nella mia vita.
Mentre facciamo colazione, Burak e Fanny iniziano a parlare dei vecchi tempi, di quando Fanny lavorava ancora nella mia casa d'infanzia.
Li ascolto, ridendo delle loro storie, e mi sento per la prima volta in equilibrio tra il passato e il presente.
La conversazione scivola naturalmente su argomenti più seri. Fanny abbassa lo sguardo per un attimo, come se stesse cercando le parole giuste, poi alza di nuovo la testa e ci guarda con intensità.

"Norah, Burak."

Inizia.

"Non sapete quanto io sia felice di vedervi insieme, di sapere che finalmente siete al sicuro."

La guardo, un po' sorpresa.

"Fanny, cosa intendi?"

Lei sospira, e per un attimo vedo nel suo volto tutto il peso degli anni passati a prendersi cura di me, a proteggermi.

"Tuo padre...
Non ho mai approvato le sue scelte, Norah.
Lui... e disposto a tutto pur di mantenere il controllo su di te, sulla tua vita.
Non gli importa dei tuoi desideri, delle tue aspirazioni."

Il silenzio si diffonde nella stanza mentre digerisco le sue parole.
So che mio padre è autoritario, ma sentire Fanny parlare con tale franchezza mi colpisce.
Burak prende la mia mano sotto il tavolo e la stringe forte, offrendomi quel sostegno silenzioso di cui ho bisogno.
Sento il mio cuore gonfiarsi di gratitudine per avere qualcuno come lui al mio fianco.

"Fanny."

Interviene Burak, la voce calma e controllata.

"Norah non sarà mai più sola.
Mi assicurerò che il passato non abbia più il potere di influenzarla."

Fanny sorride, visibilmente sollevata.

"Grazie, Burak.
Significa tanto per me sapere che può contare su di te."

Ci scambiamo tutti uno sguardo silenzioso, come se quelle poche parole fossero un giuramento.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora