Capitolo 20

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                                                                   Scoperte scientifiche

Pov's Norah

Non so più da quante ora siamo chiusi dentro questo obitorio.
I vari cadaveri sono poggiati, sopra ad un tavolo di acciaio inossidabile, all'altezza della vita per facilitare il lavaggio dei liquidi liberati durante la procedura.
E' davvero complesso, dover approfondire tutto.
Spero di non mischiare le cose, ho fatto tantissime fotografie e video da riportare per la perizia.

"Bene ragazzi, ottimo lavoro.
Andate pure a cambiarvi."

Non ho ancora finito, devo ancora dettagliare degli appunti, mi avvicino al primo spazio libero e afferro il mio quaderno.
Scrivo velocemente, tutto ciò che mi passa per la testa.
Quello che ho fatto oggi, non è minimamente paragonabile a ciò che ho fatto nelle scorse autopsie.
Ora capisco il perché diceva, che soltanto una volta arrivati avremo capito il perché.
La tipologia di autopsia che abbiamo fatto oggi è completa.
Abbiamo esaminato tutte le cavità del corpo, compresa la testa.
E' stato davvero sconcertante, però mi affascina il poter analizzare ogni pezzo di esso.
Le spiegazione che Aslan ci ha fornito, sono davvero fondamentali, ci ha spiegato innumerevoli cose, ho la testa piena.

"Norah, mi dispiace interromperti ma dobbiamo andare."

Salto in aria per lo spavento.
Ero focalizzata ad osservare il defunto che giace di fronte a me.
Afferrò tutto ciò che è mio ed esco dall'obitorio.
Non vedo l'ora di togliermi la mascherina.
Sono davvero stanca e il mio cervello gira fortissimo.

"Ragazzi sono le ventuno.
Preferite che vi portino indietro, o preferite alloggiare qui?"

Sono le ventuno?
Cavolo, Fanny sarà in pensiero.
Ho dimenticato di avvertirla quando siamo atterrati.
Mi sono lasciata incantare dalla bellezza di questo posto.
Afferro il cellulare e scrivo un messaggio di fretta e furia.

"Io preferisco tornare, se non vi dispiace."

Ho parlato ancor prima che formulassi la risposta che volevo dare.
Liam e Patrick, non la pensano come me.
Non intendo rimare qui, non erano queste le condizioni.

"Norah, dai rimaniamo.
Ci andiamo a divertire un po'."

Patrick e sin troppo entusiasta, io no.
Burak sembra sul punto di esplodere, non capisco questi suoi atteggiamenti.
Cosa gliene importa di cosa faccio?

"Non mi sembra una buona idea, non conoscete il posto."

Ovviamente vuole rovinarci il divertimento.
Non siamo dei bambini, non siamo irresponsabili.
O per lo meno, io parlo per me.
Resta il fatto che io voglio tornare.

"Sentite, non mi importa affatto il divertimento.
Ho il lavoro che mi aspetta."

Ovviamente iniziano ad imprecare.
Al dottore malefico invece, gli spunta un sorrisetto diabolico.
Posso vedere il suo cervello girare alla velocità della luce.

"Norah, sei già in ritardo.
Perciò sostituisci Cleila qui, una tua collega del settore.
Andiamo al pub."

Burak si avvicina sempre di più a me, non vuole che i miei colleghi ascoltino questa conversazione.
Non capisco cosa ci sia di male, se il mio medico affiancato e anche il mio capo.
Ho non vuole che si sappia che ha dei locali?
Cerca sempre in tutti i modi, di farmi restare in questo posto.
Trova ogni scusa.

"Patrick e Liam, avete deciso che cosa volte fare?"

Burak, si sta riscaldando, i nostri capricci lo stanno davvero irritando.
Io voglio tornare, lui però mi mette davanti il lavoro, cosa devo fare?
Ho bisogno di questo lavoro, ne troverò un altro non appena mi rassereno con la testa.
Odio, lo odio tantissimo.

"Noi restiamo nei paraggi, ci alloggiamo da qualche parte.
Grazie, ci vediamo domani per la disposizione della perizia.
Mi mandi la posizione dell'internato."

Liam gli fa un cenno ed assieme a Patrick si allontanano.
Li odio tutti e tre.
Come farò a lavorare in un posto nuovo?
Sono già cosi imbranata con gli italiani, figuriamoci con i turchi.
Finirà male, lo so già.

"Sai nel rischio alla quale mi stai esponendo?"

Ok, l'ho detto.
Evidentemente aprire cadaveri, mi ha resa coraggiosa stasera.
Il mio stomaco brontola, ho davvero fame ma al tempo stesso sono ancora nauseata dalla puzza dei cadaveri, del sangue e chissà cos'altro, che riuscivo ad inalare non ostante avessi messo la mascherina.

"Quale rischi Norah?
Possiamo darci del tu, o devo continuare a darti del lei. "

Perché ama giocare in questo modo?
Non è leale, non è corretto e non giochiamo a d'armi pari.
Lui sa, il mio totale imbarazzo, eppure mi provoca come se mi conoscesse da una vita.

"Burak, non conosco nulla di questo paese.
Non comprendo nemmeno la lingua.
Come faccio a non perdere il lavoro?
Sarei soltanto d'intralcio per i miei colleghi, niente più.
Sono stanca di essere derisa, stanca di tutta questa situazione."

Rimpiango il momento in cui mia madre, mi ha levato tutti i bene che avevo.
Il suo scopo e farmi tornare piangendo tra le sue braccia.
Non lo faro, non gli darò mai questa soddisfazione.
Non potrò continuare a lungo a mantenere il lavoro e nel frattempo dedicarmi alla specialistica.
Non sarò in grado, mi dispiace di non poterci riuscire.

"Norah, calmati.
Non pensavo, ti creassi tutti questi problemi
Andiamo, ti faccio accompagnare a Milano."

Burak ha cambiato atteggiamento, i suoi occhi si sono rabbuiati è nervoso.
Cammina avanti, non si preoccupa di aspettarmi.
Cosa gli prende?
Sino a pochi minuti fa, tentava in tutti i modi per farmi restare qui, adesso si vuole liberare di me.
Ecco perché non intendo fidarmi delle sue azioni.
Non mi fido assolutamente di lui e mai lo farò.

"Osman, ho detto di non chiamarmi più.
Digli che aspetta, non me ne fotte un cazzo."

E' davvero molto arrabbiato, urla come un pazzo attraverso il cellulare.
Oggi ha ricevuto parecchie chiamate, ma a fatto finta di nulla.
E' cosi che tratta le persone?
Non è per niente rincuorante.

"Norah, svelta non ho tutto il tempo di questo mondo."

Ed eccolo che è tornato in sé.
Acido più di me.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora