Capitolo 65

123 14 3
                                    

Pov's Burak

Sono andato troppo veloce, non sono abituato a chiedere il permesso per prendermi qualcosa.
Figuriamoci se mi faccio scrupoli a chiedere il permesso ad una donna per toccarla.
Sono loro a saltarmi addosso.
Non mi sforzo più di tanto.

"Spero di riuscirci a non far trapelare nulla.
Cerca di non avvicinarti tanto.
Odio il contatto fisico."

Annuisco e mi accendo una sigaretta.
Scendo dalla macchina e faccio il giro per aprirgli la portiera.

"Prego."

Le tendo la mano e lei prontamente l'afferra e la stringe.
Esce con pacatezza e lascia la mia mano.
Chiudo lo sportello.

"Adesso puoi tenerti tu nel mio braccio.
Sei pur sempre la mia futura moglie, puoi solo farlo tu questo gesto intimo.
Le altre donne se non glielo permetti non superano il confine."

Mi fa sorridere il fatto che glielo stia spiegando.
Sembra così imbarazzata, non dimostra nemmeno la sua età.
D'altro canto io,non ho mai voluto nessuna donna, quindi penso sia la prima volta anche per me.
Immagino cosa ne possa venire fuori.

"Vai piano.
Rischio di cadere."

Stringe di più il mio braccio e sposto subito il mio sguardo su di lei.
Il mio muscolo si contrare sotto la sua mano e istintivamente lei spalanca i suoi occhi da cerbiatta.
Lascia subito la presa e sposta il suo sguardo altrove.
Il suo viso si è colorato totalmente di rosso.

"Non mettere più questi dannati così."

Tutte le donne li indossano ma in poche stanno su per come dovrebbero.
Si ostinato sempre a indossarli, pur soffrendo.
Si è vero, dona sensualità però odio dover vedere la sua espressione di dolore in faccia.
Sembra davvero sofferente.

"Burak."

Mi tira verso di lei e cerco di rimanere zitto.
Altrimenti rischio di farla bloccare di nuovo.

"Non ci baceremo giusto?"

Perché adesso sta prendendo questo argomento?
Ovvio che mi limiterò a baciargli la fronte, ma perché è così preoccupata?

"Calmati.
No,non lo faremo.
Questa intimità si riserva per il  privato.
Mi limiterò a baciarti la fronte.
Solo questo.
Dovrò solo stringerti e di tanto in tanto accarezzarti.
Affinché capiscano che ci amiamo, infondo le tribù si aspetta che nasca un bambino una volta sposati.
Lasciamoglielo credere."

Sarà difficile per lei.
La differenza di età e di esperienza in questi casi,si vede.
Il suo essere bambina per quanto lo voglia nascondere e pur sempre visibile.
Ha sempre venticinque anni.
In questi momenti così mi pento di non aver scelto una donna vissuta.
Odio dovergli rubare dei primi momenti che non saranno più autentici.

"Finalmente.
Dov'eri finito?"

Osman entra nel nostro campo visivo.

"Per strada, adesso entriamo.
Sono già arrivati tutti?"

Si aggiusta la cravatta e cerca di parlare tranquillamente davanti a Norah.
Non è abituato a vedere qualcuno al mio fianco, nemmeno io onestamente sono abituato ad avere una presenza al mio fianco.

"Tuo padre sta accogliendo le famiglie, sbrigatevi si trova nell'androne.
Io passo dal retro, occhi aperti Burak."

Ci oltrepassa e sparisce nel buio.
La calca di persone si muove da tutte le parti.
Norah stringe di tanto in tanto il mio braccio e continua a seguirmi.

"Burak, ho paura."

Norah mi sussurra vicino all'orecchio.
Io sono più in ansia di lei.
Cerco di squadrare tutte le famiglie ma della sua non c'è nemmeno l'ombra.
Quel pezzo di merda di suo padre non si perderebbe questo evento.

"Ci sono io, stai serena."

In lontananza scorgo la figura di mio padre che accoglie con quel sorriso falso,la gente.

"Buona sera a tutti."

Irrompo con il mio sorriso di sfida e subito lo sguardo di mio padre si piazza sopra la figura di Norah.

"Eccovi, attendevo voi."

Sorrido a tutti quanti e mio padre non smette di fissare Norah, che abbassa il suo sguardo e sorride di tanto in tanto alle persone che gli fanno un complimento.

"Sei riuscito ad arrivare in ritardo in un'occasione come questa.
Dentro è strapieno, sono già arrivati gli anziani.
Sei pronto?"

Mio padre mi ha tirato verso di lui e Norah è rimasta indietro.
Le donne non devono mai sentire certi discorsi.

"La sua famiglia si è presentata.
Si è persino portato dietro quello sfigato.
Impara tu a loro cosa significa avere le palle."

Mi lascia qui davanti e se ne va dritto nel grande salone.

"Norah, possiamo entrare.
La tua famiglia e già presente,volevo solo avvisarti."

Non sono tenuto ad informarla di un bel niente, ma non posso far finta di nulla altrimenti rimarrebbe basita davanti a tutti quanti.
Per lo meno è già preparata mentalmente.

"Gliela farò pagare Burak.
Non voglio nemmeno averli vicini.
Ho paura che facciano qualche scenata."

Mi levo il soprabito e cerco di aiutare Norah a levarsi il suo.

"Grazie."

Mi passa il lungo capotto e lo afferro con calma.
La osservo e indugio sul suo viso agitato.

"Sono pronta."

Mi afferra istintivamente il braccio senza che gli dica nulla e camminiamo verso la grande sala.
Sono già tutti seduti e ben distribuiti nei vari tavoli.
I camerieri corrono da una parte all'altra, servono l'aperitivo e la gente sta dando inizio alle danze.

"Noi siamo nel tavolo centrale.
Da quella parte."

Gli indico con lo sguardo il nostro tavolo che è accerchiato momentaneamente dai tanti clan che arrivano e sono curiosi della nuova componente della famiglia.
Lei sorride senza trapelare la sua agitazione.

"Buona sera, ben trovati."

Tutte le persone presenti si girano dalla nostra parte e restano di sasso quando notano al mio fianco Norah.
Sapevo che avrebbe fatto questo effetto, è davvero di una bellezza disarmante.
Provo quasi fastidio quando qualche uomo lascia correre lo sguardo, per tutto il corpo di Norah.
Odio persino il modo in cui la guardano estasiasti quando sfodera dei piccoli sorrisi di gratitudine.
Fa questo effetto a tutti?

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora