Capitolo 31

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Pov's Burak

Lo sguardo di Norah, mi sta letteralmente bruciando.
Pensa che lasciando gli studi, risolva i suoi problemi, quando il realtà il problema non sono gli studi.
Preferisce punirsi a tal punto da sospendere tutto.
Gente cosi, non va da nessuna parte.
O sei il duro, o sei il debole.
Non ci sono vie di mezzo, basta uscire gli artigli.

"Credimi, me ne sto assumendo più di quanto ne abbia.
Non parlare se non sai, non parlare se non conosci.
Io non mi permetto di giudicare la tua vita."

La sua voce delicata continua a gironzolarmi per la testa.

"Non si tratta di giudicare.
Non sono un tipo che si sofferma alla copertina, semplicemente valuto ciò che vedo."

Sbuffa ripetutamente, mi aspetto una sua sfuriata ed invece rimane seduta in maniera composta.

"Ascolta, pensa quello che vuoi.
Volevo solo porgerti le mie scuse,tutto qui."

Tenta di sviare il discorso, l'aria si sta facendo davvero irrespirabile qui dentro.
La guardo di sottecchi, il broncio che tiene è davvero buffo.
Non ho mai fatto questi pensieri su una donna.
Sono un tipo che arriva al dunque,le smancerie e le coccole li lascio ai deboli.
In 38 anni di vita non mi è mai sfiorato l'idea di amoreggiare con una donna nel letto.
Non ho mai dormito con nessuno al mio fianco, da cosciente.

"Comunque sia, non le devi a me.
Chiama Andrea, e gliele porgi a lui.
Ai lasciato nella merda lui, non me."

Voglio che i suoi sensi di colpa si sveglino.
Voglio che capisca che la strada che sta prendendo,non sia quella giusta.
Tramite suo fratello, so che con la sua famiglia,non sono in buoni rapporti,gli stanno dando del filo da torcere e lei si sta facendo piegare.
Sta combattendo, per come ho fatto io quando ero un ventenne.
Io ci sono riuscito, non ho demorso.
Sono diventato ciò che volevo, con delle condizioni, ho dovuto sacrificare un lato di me stesso.
Ho dovuto essere servitore di mio padre, caricarmi di carichi che non spettavano a me.
Ho saputo tenergli testa e gli terrò testa, sin quando potrò.
L'idea di avere un nipote è solo l'inizio, continuerà giorno dopo giorno se glielo permetterò a inventarsi genialate.

"Lo farò.
Tornando al lavoro, a che punto sono i ragazzi?
Sono già sul posto?"

Ecco giusto per l'appunto, non c'è nessun cadavere.
Non c'è nessun posto.
Siamo ancora troppo vicini per potergli dire la verità.

"Si, loro stanno procedendo, hanno prelevato tutto ciò che può servirci."

Mi sento nervoso, pigio più forte l'acceleratore passando alcune macchine.
Norah, si stringe su se stessa,
probabilmente vorrebbe trovarsi in qualsiasi altro posto.
L'ho ingannata, non per fare l'opportunista, mentalmente non mi sembrava stabile.
Qualcosa la turba, si osserva in continuazione attorno.
Ho subito dato per scontato che fosse sua madre, quando mi ha risposto telefonicamente in quel modo.
E' se fosse invece un uomo?
Se è quel viscido di Parma?
Giuro che impazzisco, ho la mente offuscata dalla rabbia.

"Burak,Burak,BURAK."

Norah mi scuote la spalla, mi giro e la inchiodo nel sedile.
La sua mano delicata e totalmente scomparsa dal mio campo visivo.
E' ritornata nella stessa posizione di prima.

"Mi sono spaventata, ti ho chiamato ma non mi ascoltavi."

Già, i miei pensieri mi stanno fottendo completamente il cervello.

"Ero assorto nei miei pensieri.
Stiamo per arrivare al porto navale, per arrivare in questo Hotel, ocorre spostarsi con la barca.
Sarà un breve tragitto, spero tu non soffra il mal di mare."

Si gira di fretta e furia dalla mia parte, i capelli gli svolazzano ed emanano ancor di più il suo profumo.
Giuro, se non rimane nella sua posizione, fermo la macchina e non so come potrebbe finire.

"Che cavolo stai dicendo Burak?
Assolutamente no, io non salgo.
Ti raggiungo in qualche altro modo."

Possibile mai che non può semplicemente acconsentire?
Parcheggio velocemente la macchina nell'aria riservata,nel grande cantiere navale.
Non appena vedrà il mio yacht privato, scapperà sicuramente.

"Mi hai sentito?
Non intendo venire con una cosa che galleggia."

Vorrei stare tranquillo, lei però mi rende le cose impossibili.
Il fatto che si sia fidata su due piedi di me, mi suscita davvero un nervoso a dismisura.
Se ci riesco io, ci sarebbe riuscito quel pezzo di merda di Parma,se non l'avessi messa al corrente di che razza di uomo è.
La sua ingenuità mi manda all'inferno e al tempo stesso mi eccita.
Raro trovare donne ancora cosi.
Ok, sto incominciando a parlare con il mio pisello, ma non lascerò che qualcuno abusi di lei in un momento cosi, vulnerabile.
Io non voglio fargli del male, voglio solo capire che razza gli prende.
Lei è l'opposto della mia calamita, mi attrae.

"Possibile mai che non ti vada mai bene nulla?
Ascolta, non ho tempo da perdere e tu oggi me ne stai facendo perdere parecchio.
Saremo già li, se ti fossi smossa, senza lamentarti."

Cazzo sembra che sto spiegando l'ovviettà ad una bambina di quattro anni.
I suoi occhi da cerbiatta mi fissano e mi squadrano.

"Ascoltami tu, fissato con il tempo.
Se tu parlassi con la verità di tutto principio, mi sarai organizzata diversamente.
Non è mica colpa mia se per una autopsia devo volare due ore e per giunta traghettare.
La prossima volta, non ti scomodare a venire.
Vi raggiungo io."

Il mio sorriso esce,involtariamente.
Quando è arrabbiata parla a raffica, non riesce a fermarsi.
Dice ciò che pensa veramente.
Il fatto che pensi ci sia una prossima volta, mi eccita ancor di più.
Che cavolo mi prende?
Norah,mi sorpassa ,spedita va come una furia sopra lo yacht.
Simon,era gia li ad attenderci.
Gli porge una mano e ammicca verso di lei, il mio bruciore allo stomaco incomincia a diffondersi.

"Ci penso io, grazie.
Siamo pronti per partire."

Gli faccio un cenno a Simon,che sgaittola via,mentre continuo a guardarlo in cagnesco.
Porgo la mia mano a Norah ma non si lascia aiutare, tira dritto e sale da sola all'interno dallo yacht tutto illuiminato.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora