Capitolo 121.

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Pov's Burak.

Mentre i membri del circolo continuano a pormi domande sul matrimonio con Norah, mi armo di pazienza e rispondo a ciascuna, cercando di non lasciar trapelare il nervosismo.
Ogni parola è un calcolo, una risposta calibrata per assicurarmi di non perdere il controllo su una discussione che potrebbe facilmente sfuggirmi di mano.
Sento che Norah è accanto a me, immobile, concentrata, mentre fissa le persone intorno al tavolo.
D'un tratto, il suono delle porte principali che si spalancano con forza ci fa sobbalzare.
Il volto di Norah diventa pallido, le mani si serrano nei pugni, e nel momento in cui vedo il viscido sorriso di Evans, il padre di Norah, ogni pensiero razionale scompare dalla mia mente.
Norah è paralizzata, come se di fronte a lei ci fosse un fantasma,le sue labbra tremano e gli occhi si abbassano, come se l'aria fosse improvvisamente diventata irrespirabile.
Evans, in tutta la sua arroganza, avanza nella sala, il suo sguardo fermo su di me, come a lanciare una sfida silenziosa.
Il cuore mi martella nel petto, e una parte di me vorrebbe alzarsi, prenderlo per il colletto e sbatterlo contro il muro.
Ma no, non sarebbe abbastanza per far pagare a quell'uomo tutto ciò che ha fatto passare a sua figlia, costringendola a una vita di fuga, mettendo persino una taglia sulla sua testa.
Norah ha preferito vivere nel terrore piuttosto che sottomettersi ai suoi capricci, e adesso lui è qui, come se nulla fosse successo.
Evans, con la sua voce melliflua e carica di veleno, si rivolge agli altri membri del circolo, ignorando me e Norah come se fossimo invisibili.

"Signori, signore... vorrei porre una questione fondamentale riguardo a questo... matrimonio improvvisato. Voi sapete bene che mia figlia era già promessa a Sanchez, e che io avevo piani precisi per lei e la nostra famiglia."

Il modo in cui pronuncia la parola "figlia" mi fa rabbrividire, come se Norah fosse un oggetto che lui può disporre a piacimento.
Mi trattengo, ma sento la furia crescere dentro di me, pronta a esplodere. Evans non ha alcun diritto di reclamare Norah.
Raccolgo tutto il coraggio e mi rivolgo al circolo, ignorando volutamente Evans.

"Norah è mia moglie.
Questo matrimonio non è stato preso alla leggera, e io sono qui per rispettare i doveri e le responsabilità che esso comporta.
E sia chiaro, è stato mio padre stesso a voler che sposassi Norah.
Ho dato la mia parola e non mi tirerò indietro per nessun motivo, tantomeno per i giochetti di qualcuno che vede le donne solo come pedine."

Evans si volta verso di me, gli occhi scintillanti di rabbia, e una sottile smorfia compare sulle sue labbra.

"Lei era promessa a Sanchez.
Avevo già un accordo, un futuro per lei.
Non è certo un semplice matrimonio come il vostro a poter cambiare ciò che è stato stabilito."

Norah sembra aver trovato un briciolo di forza e solleva lo sguardo, fissando suo padre.

"Non hai il diritto di decidere della mia vita, papà.
Né di disporre di me come se fossi un oggetto senza volontà.
Io ho scelto Burak.
Ho scelto una vita lontana dai tuoi intrighi e dai tuoi schemi."

Le sue parole sono come una sfida aperta, e posso quasi sentire il gelo nella sala mentre il padre di Norah la fissa, come se non credesse alle sue orecchie.
Ma so che non si arrenderà così facilmente.
Uno dei membri del circolo, visibilmente a disagio, si schiarisce la voce.

"Signor Evans, noi abbiamo sempre rispettato gli accordi e le tradizioni. Ma in questo caso sembra che la signora Norah abbia preso una decisione chiara.
Forse è giunto il momento di accettarla."

Evans scatta in piedi, furioso.

"Una decisione chiara?
Questa non è altro che una farsa!
Una ribellione alla mia autorità e alla nostra famiglia!"

Si volta verso di me, il viso contratto dalla rabbia.

"E tu, Burak, pensi davvero di poter prendere il posto di Sanchez?
Pensi davvero di potermi sfidare e uscirne vincitore?"

Il suo tono mi provoca, ma resto freddo, calmo.

"Non mi interessa sfidarti, Evans.
Mi interessa solo mantenere le mie promesse e rispettare mia moglie.
Se questo ti offende, è solo un problema tuo."

La tensione nella sala è palpabile, e so di aver toccato un nervo scoperto. Evans non ha mai accettato che Norah potesse avere una vita sua, una vita lontano dal suo controllo.
Ma non è più il tempo delle sue imposizioni.
Non lascerò che lei torni a essere una pedina nelle sue mani.
Evans mi fissa, la bocca serrata, e poi si volta verso il circolo, cercando disperatamente appoggio.

"Non potete permettere che questa unione venga riconosciuta.
Lei era già promessa, e questo Burak ha disonorato la mia famiglia, le nostre tradizioni!"

A questo punto, anche il mio stesso padre interviene.

"Evans, Burak ha compiuto un atto d'onore, mantenendo la sua parola. Qualunque siano i tuoi accordi con Sanchez, devi fare i conti con la realtà.
Questo matrimonio è una realtà, e Norah è mia nuora, parte della nostra famiglia."

Evans è sconfitto, ma lo vedo che lotta per mantenere la sua facciata.
È furioso, ma capisce che in questo momento non ha più il controllo.
Si alza di scatto, rivolgendosi con uno sguardo di puro odio verso di noi.

"Non è finita qui.
Norah, ricorda che sei mia figlia, e non importa quanto lontano andrai,non puoi sfuggire al tuo destino."

Poi si gira, lasciando la sala, e sento Norah sussultare accanto a me.
Le stringo la mano, cercando di rassicurarla.
La vedo lottare per mantenere la calma, ma so che ogni parola pronunciata da suo padre ha scavato una ferita profonda.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora