Capitolo 90.

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Pov's Norah

Mentre Burak è impegnato a perfezionare i dettagli del nostro piano, lo osservo in silenzio.
La luce del primo mattino si insinua nel caravan, avvolgendo la sua figura con una morbida ombra dorata.
Il suo petto nudo si alza e si abbassa con il ritmo del respiro,i muscoli tesi sono stati scolpiti da una mano abile e decisa.
È decisamente attraente.
Concentrata, prendo appunti mentre lui parla con Osman al telefono, descrivendogli esattamente dove andremo una volta arrivati in Albania.

"Lago di Shkodra."

Ripete, scandendo le parole con sicurezza.

"Arrivati lì, ci cercheremo un comune nelle vicinanze.
Già mi sono segnato dove si trovano i più nascosti e accessibili in poco tempo."

La sua voce è calma, risoluta, mentre detta le istruzioni a Osman, che lo ascolta dall'altro lato della linea.
Sta facendo tutto con una precisione impressionante, e io mi sento come se stessi assistendo a qualcosa di importante, qualcosa di più grande di noi due.
Questo matrimonio, per quanto sia solo un piano, sta assumendo un peso sempre più reale nella mia mente.
Mi ritrovo a pensare che, per la legge, finché non ci separeremo, io sarò sua moglie.
La sua voce mi riporta alla realtà.

"Perfetto, Osman.
Tieni pronto tutto e tieniti disponibile.
Ti richiamerò appena siamo arrivati."

Riaggancia e si volta verso di me, lanciandomi uno sguardo complice, che per qualche motivo mi fa sentire al sicuro.

"Sei pronta?"

Mi chiede, con quel suo tono sicuro. Io annuisco, mentre finisco di preparare alcuni sandwich per il viaggio, giusto per evitare di fermarci lungo la strada.
È strano pensare che sto facendo questo, che tra poche ore partirò per un matrimonio nascosto, con un uomo che mi è sempre sembrato inarrivabile.
Burak torna a sedersi, osservandomi mentre sistemo i panini, e noto come mi scruti con attenzione.

"È tutto pronto."

Dice come se mi stesse rassicurando.

"Ci muoveremo senza farci notare e non ci saranno intoppi."

Mi accorgo che sto trattenendo il respiro e mi rilasso, dando un cenno di assenso.
Il cielo si rischiara sempre di più, e il sole sta già salendo in alto, portando con sé una nuova giornata.
Sono le nove del mattino, e sento che stiamo per fare un passo che cambierà ogni cosa.
Sistemo l'ultimo sandwich e lo ripongo nella borsa, cercando di non pensare troppo alla realtà che mi attende.
Ma è difficile ignorare ciò che sta per succedere.
In poche ore attraverseremo un altro confine e faremo ciò che per entrambi è solo una copertura, ma che agli occhi del mondo sarà definitivo: un matrimonio.
Burak si alza, prende un sorso d'acqua e mi osserva in silenzio.
Mi sento esaminata, come se i miei pensieri fossero trasparenti ai suoi occhi.
Un po' nervosa, abbasso lo sguardo e afferro il quaderno degli appunti per nascondere l'agitazione.
Ma lui se ne accorge.

"Allora, tutto a posto?"

Mi domanda, piegando appena il capo mentre si sistema la maglietta che finalmente ha deciso di indossare, coprendo in parte quella figura che, fino a poco fa, non mi permetteva di pensare lucidamente.
Annuisco, ma la mia mente è altrove.

"Sì... o almeno credo."

Dico, cercando di scegliere le parole giuste.

"È solo che... sai, è un po' strano pensare che, anche se sarà solo una formalità, saremo comunque legati... almeno ufficialmente."

Lo dico con un filo di voce, consapevole di quanto questo pensiero mi spiazzi.
Burak mi osserva con uno sguardo che mescola comprensione e una punta di divertimento.

"Sì, sarà una formalità."

Risponde con tono calmo, come a rassicurarmi.

"Ma per come stanno le cose, è l'unico modo per riprenderci le nostre vite. Dopo sarà più facile fingere e gestire la situazione."

Rimane in silenzio per un attimo, come a valutare se spingersi oltre.
Poi aggiunge:

"E poi... non penso che sarà così difficile fingere di essere sposati."

Sussurra con una lieve sfumatura che non riesco a decifrare.
Sento il calore salire alle guance e decido di distogliere lo sguardo.
Le sue parole, anche se apparentemente leggere, colpiscono più profondamente di quanto vorrei ammettere.
Ci sediamo in silenzio uno accanto all'altra, e il tempo sembra sospeso. La vicinanza è rassicurante, quasi intima, ma non faccio altro che sentire le sue parole che risuonano nella mia mente.

"Allora... partiamo?"

Mi alzo, cercando di concentrarmi sulla praticità delle cose, anche se il cuore sembra avere un ritmo tutto suo.
Burak annuisce, chiudendo il laptop dopo aver controllato ancora una volta la nostra prossima destinazione.

"Sì, il lago di Shkodra ci attende.
Un posto perfetto per svanire sotto i radar."

Usciamo insieme dal caravan, sistemando le ultime cose per la partenza.
I primi raggi di sole illuminano il nostro percorso, e per un istante mi sento come se tutto questo fosse parte di qualcosa di più.
Mentre Burak sistema alcune cose nel caravan, afferro un paio di leggings e una maglietta e mi infilo rapidamente in bagno.
La piccola stanza è ancora avvolta dal calore e dal profumo del bagnoschiuma che ha usato.
Mi avvolge come un abbraccio, una fragranza che ha qualcosa di rassicurante, e inconsapevolmente chiudo gli occhi, inspirando profondamente.
Accendo la doccia e lascio che l'acqua scorra lungo il corpo, cercando di calmare i pensieri che si affollano nella mia mente.
Sto davvero per sposarmi... e senza nemmeno un vestito, una celebrazione o uno di quei dettagli che avevo immaginato fin da bambina.
Mi viene da ridere, un po' ironicamente.
Mi sposerò in pigiama?
Mi scivola un sorriso sulle labbra, anche se so che questa unione ha poco a che fare con il romanticismo o i sogni d'infanzia.
Ma allo stesso tempo, c'è qualcosa di autentico in tutto questo, qualcosa che non riesco a definire.
Quando esco dal bagno, Burak è già lì, intento a controllare il navigatore e gli appunti.
Ha un'aria seria, concentrata, e la luce che entra dalle finestre del caravan illumina il suo profilo.
Lo osservo per un istante prima di distrarmi, cercando di non soffermarmi troppo a lungo su quanto sia maledettamente attraente in questa sua determinazione.

"Pronta?"

Mi chiede, alzando appena lo sguardo su di me.
Annuisco, forzando un sorriso.

"Pronta quanto basta, suppongo."

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora