Capitolo 79

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Pov's Burak

Dopo una giornata lunga e impegnativa, finalmente è il momento di una pausa ristoratrice.

"Norah, vado a farmi una doccia.
Facciamo il cambio dopo, così mentre io finisco di preparare, tu puoi lavarti e metterti comoda."

Norah annuisce, e intanto la vedo muoversi con grazia da un lato all'altro del caravan.
Mi piace come si sia ambientata così bene.
Questo sarà il nostro rifugio per un po', almeno finché le intenzioni di mio padre non saranno chiare.
Mi dirigo verso la zona notte, oltrepasso il grande letto e mi fiondo nel piccolo bagno del caravan.
Accendo la doccia e lascio che l'acqua calda avvolga il mio corpo stanco.
Il vapore che si solleva crea una dolce nebbia all'interno dello spazio ristretto, donando un'atmosfera di tranquillità.
Le gocce d'acqua scivolano sulla mia pelle, sciogliendo la tensione accumulata durante la giornata e rinnovando ogni fibra del mio essere.
Mentre l'acqua continua a scorrere, sento nell'aria il profumo del pesce che si mescola con quello del sapone, creando una sinfonia di sensazioni che alimenta il mio relax.
La combinazione di un momento di cura personale e il pensiero di una cena deliziosa mi fa dimenticare ogni traccia di stress.
Chiudo l'acqua, afferro un asciugamano morbido e lo avvolgo intorno alla vita.
Esco dal bagno, indosso rapidamente un paio di boxer e dei pantaloncini, poi mi sposto nella zona giorno.
Norah è già in piedi accanto al tavolo, concentrata sull'ultimo tocco al piatto.
I suoi movimenti sono agili e sicuri, ma il suo viso tradisce un'attenzione intensa.

"Ecco il pesce che abbiamo preso.
Non sembra affatto male, vero?"

Sorride mentre solleva il coperchio della padella e il vapore caldo le accarezza il viso.

"Sei sicura di sapere cosa stai facendo?"

Mi avvicino, lanciandole uno sguardo giocoso.

"Non vorrei ritrovarmi davanti a un piatto di pesce che sembra più un esperimento scientifico che una cena gourmet."

"Molto divertente."

Ribatte Norah, con un sorriso divertito.

"Hai visto come è venuta la tua pasta l'ultima volta?
Forse dovremmo rinominare il nostro viaggio in 'Esperimenti Culinari in Caravan'."

Scoppia a ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi.
La seguo ridendo anch'io, mentre sistemo le posate e preparo il tavolo per la cena.
Norah ha condito il pesce con contorni freschi e profumati, e l'aspetto del piatto è tanto invitante quanto il profumo.
Ci sediamo, e mentre servo la cena, continuiamo a scambiarci battute.
Non come al solito, però.
Questa volta c'è qualcosa di diverso, qualcosa di più genuino.
Forse, per la prima volta, vedo la vera Norah.

"Ammetti che il pesce non è male,"

Esclama Norah, assaporando un boccone con aria di sfida.
Il movimento delle sue labbra cattura la mia attenzione.

"Non posso negarlo."

Ammetto, assaggiando e facendo una smorfia esagerata di soddisfazione.

"Dovresti pensare di aprire un ristorante."

Norah ride di gusto, il suono melodico riempie il caravan di gioia.
Il suo volto si colora di un rosso acceso.

"In tal caso, preparati a diventare il mio critico gastronomico personale.
Ma attento, potrei prenderti sul serio e farti lavorare come mio assistente!"

Non mi aspettavo questa risposta.
Qualsiasi pensiero avessi su Norah, questa serata l'ha completamente ribaltato.

"Certo, contaci."

Le rispondo con un occhiolino.
Lei quasi si strozza con l'acqua.
Non si abituerà mai a questo mio lato più espansivo, ma è proprio questo che la rende così interessante.
Non ho mai incontrato qualcuno come lei: unica nel suo genere, con quei suoi modi particolari.

"Pensi che sia sicuro passare la notte qui?"
Chiede Norah, continuando a mangiare senza più guardarmi.

"Penso di sì.
Stai serena, ho pianificato tutto.
Mio padre ha già localizzato la mia macchina dov'è stata lasciata, sicuramente si sarà precipitato lì.
Albert sa cosa dire; stai tranquilla, abbiamo camminato molto.
Domani mattina, già alle cinque, ripartiamo."

Sembra contrariata, corruga la fronte e non sembra intenzionata ad ascoltarmi.

"Solo che trovo assurdo che non ci abbiano ancora trovati.
Secondo me sono vicini, Burak," dice Norah, abbassando il tono della voce mentre si sbilancia verso di me.
Il suo body, che mi ha fatto fantasticare tutto il giorno, si abbassa ancor di più, offrendomi una vista decisamente attraente.
Cerco di essere discreto, altrimenti rischio di rincorrerla per tutta la Grecia.

"Probabilmente lo sono," rispondo, "ma dovranno bussare a cento caravan prima di arrivare al nostro.
Stai serena, non sanno nemmeno che siamo su un caravan.
Albert gli farà credere che siamo usciti con lo yacht.
Quindi ci cercheranno anche via mare, ma ovviamente mio padre è furbo,sa benissimo che sono un uomo con tante risorse.
Ecco perché so che mi sta cercando città per città, paese per paese.
Non sa come o dove mi stia spostando, e questo lo fa infuriare ancora di più.
Sono l'unico figlio che può dargli ciò che vuole."

Norah ascolta attentamente tutto ciò che le dico, sorseggiando il suo vino.
Sembra più convinta che siamo appena entrati in una guerra fredda.
Prendo la bottiglia di vino bianco e ne verso un po' nel bicchiere di Norah, poi riempio abbondantemente il mio.
L'atmosfera si fa pesante.
Norah è completamente assorta nei suoi pensieri, il suo sguardo vaga lontano, perdendosi in un punto indefinito mentre finisce l'ultimo boccone di pesce.
Il sorriso che fino a pochi istanti prima illuminava il suo volto è ora sparito, sostituito da un'espressione riflessiva.

Senza dire una parola, Norah si alza e inizia a sparecchiare la tavola.
Il suono dei piatti e delle posate che raccoglie riempie il silenzio calato nel caravan.
La guardo mentre lavora in silenzio, ogni movimento eseguito con un'efficienza automatica, come se i suoi pensieri fossero altrove.
L'acqua inizia a scorrere nel lavandino mentre lei lava i piatti, le mani si muovono rapidamente ma con una certa grazia.
La osservo, consapevole che qualcosa la turba, ma voglio rispettare il suo bisogno di spazio.
Sistema ogni cosa al suo posto, asciuga i piatti con cura e li ripone negli armadietti.
Sciacqua di nuovo la pezza, chiude l'acqua e si asciuga le mani, evitando il mio sguardo.

"Penso di aver bisogno di una doccia."

Esclama con una voce piatta, priva della vivacità di prima.
Senza attendere una risposta, si dirige verso la piccola camera del caravan.
Cosa le prende?
Rimango seduto a tavola, riflettendo su ciò che è appena successo.
La serata, iniziata con risate e complicità, si è conclusa in un silenzio enigmatico.
Sento la porta del bagno chiudersi con un lieve clic e l'acqua iniziare a scorrere nuovamente, portando via con sé i pensieri e i turbamenti di Norah, almeno per un momento.
Il caravan ora sembra troppo grande e silenzioso, privo della sua energia.
Mi alzo lentamente, ripensando alle nostre conversazioni e ai piccoli momenti di intimità condivisi durante la cena.
La doccia di Norah, anche se presa come una scusa, è un rifugio necessario per lei, un luogo dove può affrontare i suoi pensieri in solitudine.
Con un sospiro, decido di concedermi anch'io un momento di riflessione.
La giornata è stata lunga e piena di emozioni, e ora, nel silenzio della sera, il caravan torna ad essere un luogo di riposo e introspezione.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora