Capitolo 83.

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Pov's Burak

Mi sveglio di colpo, il suono del telefono rompe il silenzio della notte.
Non voglio svegliare Norah, anche se so che dorme a malapena.
Scorro il display e vedo che è Osman.
Lo so già, non sarà una buona notizia.
Rispondo senza esitare.

"Burak, abbiamo un problema."

Dice subito, senza giri di parole.

"Il padre di Norah sta dando di matto.
Ha messo una taglia sulla sua testa."

Stringo i denti.
Me lo aspettavo, ma sentirselo dire è un'altra cosa.

"Quanto tempo abbiamo?"

"Difficile dirlo," risponde Osman con tono grave.
"Ma devi muoverti in fretta.
Non avete molto tempo prima che qualcuno inizi a seguirvi."

Fa una pausa, come se stesse cercando le parole giuste.

"Ti richiamo presto, ma state attenti.
La situazione è fuori controllo."

Chiudo la chiamata e guardo Norah, che già mi osserva con occhi pieni di domande.
Non c'è bisogno di parlare troppo, lei capisce subito.

"Dobbiamo andarcene," le dico, mantenendo la voce calma, anche se dentro sento la tensione crescere.
Facciamo colazione in silenzio, rapidi, con gesti automatici.
Non abbiamo tempo per riflettere o esitare.
Ogni secondo conta.
Finisco il caffè in pochi sorsi e comincio a preparare il caravan.
Controllo i dettagli, ogni movimento è preciso.
Devo essere sicuro che tutto sia in ordine prima di partire.

"Qual è la nostra prossima destinazione?" mi chiede Norah, mentre sistema le sue cose con la stessa urgenza.

Ci penso un attimo, lo sguardo fisso all'orizzonte.

"Andiamo oltre il confine," le rispondo.
"Dobbiamo sparire, andare dove non ci troveranno facilmente."

Il sole sta appena sorgendo quando saliamo sul caravan, pronti a rimetterci in viaggio.
La strada davanti a noi è lunga, e so che ogni chilometro ci allontana dalla sicurezza.
Ma non ho scelta.
Non lascerò che facciano del male a Norah, non importa chi ci sia contro di noi.
Mentre guido, sento il peso della responsabilità crescere.
So che la taglia sulla sua testa cambierà tutto.
D'ora in poi dovremo essere ancora più cauti, ancora più rapidi.
Ma non mi arrenderò.
Proteggerò Norah, a qualunque costo.
Siamo in viaggio da un'ora ormai, ci siamo lasciati alle spalle le strade polverose della Grecia.
Il sole è appena sorto e colora il cielo di un pallido arancio, ma io non riesco a rilassarmi.
Ogni tanto lancio un'occhiata allo specchietto retrovisore, come se da un momento all'altro qualcuno potesse comparire all'orizzonte.
Norah è seduta accanto a me, in silenzio, ma posso sentire la sua tensione.
È difficile immaginare come stia elaborando tutto questo.
Suo padre ha messo una taglia sulla sua testa.
Non è una cosa che si supera facilmente.
Superiamo una piccola cittadina, case bianche e basse con balconi decorati da piante rampicanti.
Gente che si muove lenta, come se il mondo non fosse in preda al caos.
È surreale pensare che, mentre noi fuggiamo per le nostre vite, qualcuno si sveglia e si preoccupa solo di annaffiare i fiori.

"Dove stiamo andando, esattamente?" chiede Norah, rompendo il silenzio.

"Verso la Macedonia."
Le rispondo, senza guardarla.

"Passeremo il confine tra un paio d'ore, dobbiamo raggiungere una zona più remota, lontano dalle città. Ho già un posto in mente."

"Sembra tutto così... improvvisato."

Commenta lei, con una nota di frustrazione nella voce.

"Abbiamo un piano, Burak, o stiamo solo scappando alla cieca?"

La sua domanda mi colpisce. So che è spaventata, ma questa situazione non ci lascia molto margine di manovra.

"Non è improvvisato.
So esattamente cosa sto facendo."

"Davvero?" mi guarda, sfidandomi. "Perché a me non sembra.
Stiamo solo saltando da un paese all'altro, senza una vera destinazione, senza sapere chi ci sta dando la caccia o quanto tempo abbiamo."

Sento la mia pazienza scivolare via. So che sta scaricando la sua frustrazione, ma non posso permettere che metta in dubbio ogni mia decisione.

"Stiamo facendo quello che possiamo per rimanere vivi, Norah.
Non è facile organizzare tutto perfettamente quando hai qualcuno alle calcagna che vuole vederti morto."

"Non è solo questo!
Non mi dici mai niente, Burak.
Mi tieni all'oscuro di tutto, e io devo solo fidarmi che tu sappia cosa stai facendo. Ma io... io ho paura!"

La sua voce si incrina leggermente alla fine, e capisco che c'è molto più di rabbia nelle sue parole.
Freno il caravan e mi giro verso di lei, cercando di mantenere la calma.

"So che hai paura.
Anch'io lo sono.
Ma se non ci fidiamo l'uno dell'altra, siamo già morti.
Ho passato anni a prepararmi per situazioni come questa, e non lascerò che ti accada nulla.
Devi fidarti di me."

Norah incrocia le braccia e fissa il paesaggio fuori dal finestrino.
Per un momento rimaniamo in silenzio, solo il rumore della strada riempie l'aria.
Finalmente riprendo a guidare, cercando di mettere fine alla discussione prima che degeneri.
Passiamo il confine con la Macedonia del Nord senza troppi intoppi.
Il paesaggio cambia lentamente, le colline diventano più verdi e le strade meno battute.
Le montagne si profilano all'orizzonte, avvolte in una leggera foschia mattutina.
So che qui sarà più facile sparire, almeno per qualche giorno.

"Stiamo andando verso un villaggio chiamato Resen," le dico, rompendo il silenzio.
"È piccolo, isolato.
Nessuno ci cercherà lì, almeno per un po'."

Norah non risponde subito, ma annuisce leggermente.
So che è ancora arrabbiata, ma almeno sembra aver accettato che, per ora, questa è la nostra unica opzione.
Le montagne intorno a Resen ci offrono una sorta di rifugio naturale. Il villaggio è nascosto tra le colline, lontano dalle grandi strade, con solo qualche casa sparsa e vecchie botteghe.
La gente qui sembra vivere come se il mondo non esistesse al di fuori delle loro montagne.
È esattamente il tipo di posto in cui possiamo scomparire.

"Qui ci fermeremo per un po'.
Giusto il tempo di riorganizzarci e capire la prossima mossa."

Lei si gira verso di me, questa volta con uno sguardo più mite.

"Okay, Burak.
Ma non lasciarmi fuori dai tuoi piani. Non posso stare qui senza sapere cosa succederà."

Annuisco, consapevole che lei ha ragione. "Da qui in avanti, ti terrò aggiornata su tutto.
Promesso."

Entriamo nel villaggio, il caravan solleva polvere sulla strada sterrata. Non so quanto tempo potremo rimanere nascosti, ma per ora, Resen sarà il nostro rifugio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: a day ago ⏰

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