Capitolo 34

185 9 2
                                    

Pov's Norah

La mia testa pesante, gira fortissimo, adesso vedo due Burak imbronciati.
E' davvero serio e pensieroso.
Riflette sulla sua vita plagiata e condizionata?
Possiamo stringerci la mano, almeno su questo giochiamo ad armi pari.
Abbiamo la stessa capacità di farci condizionare dalle famiglie, di combattere con le unghia e con i denti.
Fino a esaurimento batterie.
E' cosi si simile a me, fa paura.
Vedere il riflesso della mia vita su un'altra persona, mi fa vedere in modo diverso.
E ciò che la mia famiglia vuole fare?
Condizionarmi sino alla morte?
Decidere un lavoro, un marito e la mia vita in generale?
Questa è la sua vera vita?

"Sono cresciuta con elogi di ogni tipo, mia madre mi tratta come il suo trofeo di proprietà.
Sin da quando ero piccola, sono cresciuta sopra la bambagia, in una ampolla di cristallo e forse se avessi continuato a vivere dentro quella casa, avrei già il mio posto di lavoro con una specialistica avanzata.
Per loro i soldi sono tutto, gli affari sono tutto, contano più dell' amore.
Sono cresciuta con una famiglia, ma no ne ho avuto una.
Come se avessi vissuto in un sogno ed ora che non sono più sotto la loro ala, mi sia ripresa e disintossicata, diversi accaduti mi stanno rivelando pian piano i loro volti."

La sua espressione cambia, la sua mascella si serra in simultanea dei suoi pugni.
Cosa ho detto?
Sono una figlia ingrata, forse?
Non sono per caso riconoscente, do questa impressione?
Perché mi sto creando problemi su ciò che pensa, non mi importa.
Lui avrà acconsentito a servire a suo padre per la vita, io non sono cosi.
Almeno, spero che la mia famiglia non mi metta in queste condizioni.

"Sono contento, quindi scappi perché hai paura che ti portino all'origine giusto?
Pensi di poter fuggire cosi a lungo?
La valigia che porti con te e la tua casa?"

Non ci pensavo più, credo sia la cosa più sensata pero che abbia detto.
La valigia è la mia casa.
La mia compagna di avventure.

"Mi sposto per un po', volevo soffermarmi un po' di più per visitare il posto.
La scorsa volta non ho avuto il tempo, pensavo di restare per due giorni e chiudere le perizie più in fretta possibile.
Essendo che non c'è più un cadavere, tornerò non appena la magica navetta avrà finito di farci fare il suo tuor."

Caccio fuori un sospiro e non so cosa farò li a Milano, la probabilità che mi trova è alta.
Se mi prende è la fine, saranno ancor più incazzati perché stanno perdendo del tempo con i miei capricci.
Non voglio rimanere nemmeno qui, voglio evadere da tutto.
Ho bisogno soltanto di sedermi in mezzo al nulla, portarmi le gambe al petto,per poi piangere in un pianto liberatorio. 

"Magica navetta dici?
Comunque puoi restare e ponderare il pensiero degli studi.
La tua reperibilità terminerà effettivamente tra non meno di cinque mesi, poi passerai a ginecologia se non sei ancora convinta."

Sorride come un bambini goloso, davanti un barattolo di nutella.
Non capisco cosa lo fa sorridere però.
Perché sta tentando di aiutarmi?
La mia famiglia è l'esempio lampante che niente si fa, senza un tornaconto.
Cosa vuole lui da me?
Non si è neppure concluso il primo mese, figuriamoci affrontare altri cinque cosi.
Non posso più permettermelo, cosa mi invento?

"Ti ringrazio, vorrei tornare.
Non appena attraccheremo, prendo un bus o un aereo."

Mi stancherò mai di ripetergli le stesse risposte?
E lui?
Lui si stancherà mai di farmi rimanere in tutti i modi, di persuadermi?

"Norah, da ciò che ho capito, tuo padre ti cerca a Milano, tu non vuoi tornare indietro.
Quindi dove sta il problema se rimani per un paio di giorni e rifletti, sai benissimo che se dovesse subentrare una perizia puoi mandare tutto tramite email alla professoressa.
Concediti una pausa, il lavoro non è detto che chiami."

Accetterei tutto su due piedi, perché il pensiero che mio padre mi porti a casa loro, mi suscita parecchia ansia.
Al tempo stesso vorrei capire la sua insistenza, non credo più alla gentilezza, mi ha ingannata e per lo più mi ritrovo costretta a stare chiusa dentro questo paradiso terrestre.

"Non posso permettermi pause, ho bisogno di un lavoro.
Ho bisogno di una stabilità, rivoglio indietro il mio equilibrio.
Un posto dove stanziarmi, un posto dove vivere in tranquillità e finire la mia specialistica.
Non voglio dover fuggire per colpa dei miei genitori, stanno facendo di tutto per piegarmi, ho paura che ci stiano riuscendo."

La schiettezza con la quale gli parlo, probabilmente lo coglie di sorpresa.
L'alcool veritas, si sa.
Mi sento la testa leggera, nonostante abbia sempre un nodo stretto in gola.

"Non lasciarglielo fare, semplice.
Combattili."

Vorrei essere convinta quanto lui, ma non,conoscendo la mia famiglia.
Non si rassegneranno mai, non mia madre.
Mi verrebbe a prendere persino sulla luna.
Le loro conoscenze si estendono ovunque, con qualche chiamata mio padre risolverà il problema in men che non si dica.
Non ho via di scelta, o torno o scappo per sempre.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora