Pov's Norah.
La mattinata si trascina lentamente mentre ogni dettaglio di ciò che ci attende a pranzo mi risuona nella testa.
Oggi è il giorno dell'incontro con il padre di Burak, un uomo di cui ho sentito solo storie temibili.
Siamo seduti nella sala da pranzo, io e Burak, a far colazione in silenzio mentre la tensione si infittisce tra noi. Cerco di concentrarmi sul sapore del caffè, ma il mio stomaco è un nodo stretto e ogni sorso sembra spingermi ancora di più verso la mia ansia."Dovrai essere pronta a tutto, Norah."
Dice Burak, rompendo il silenzio.
Lo guardo, e vedo nei suoi occhi una determinazione che non vacilla.
Annuisco, incerta ma decisa.
Burak continua a parlarmi dei piani di sicurezza, di ogni precauzione presa per proteggermi da qualsiasi mossa impulsiva che suo padre potrebbe fare."Non ti azzardare a rispondere in tono sbagliato.
Se lui provoca, tu lascia fare a me."Dice, stringendomi la mano.
Mi rassicura, ma non posso fare a meno di percepire un'ombra di preoccupazione nelle sue parole.
Le ore passano, e dopo una lunga preparazione mi trovo finalmente davanti allo specchio.
Indosso un tailleur in seta, elegante ma sobrio.
Burak mi si avvicina da dietro, i suoi occhi scivolano su di me con approvazione.
Mi sistema il colletto della giacca, poi si sofferma con un lieve sorriso.
Mi accarezza la gamba scoperta dallo spacco e risale lentamente, con una calma studiata che mi fa rabbrividire. La sua mano continua a muoversi, e io sussulto, sentendo il battito del cuore accelerare mentre lui si inclina verso di me e mi sussurra all'orecchio:"Andrà tutto bene, piccola.
Ma devo vedere questa sicurezza anche in te."Mi bacia dolcemente la guancia e ci spostiamo fuori.
Raggiungiamo il van privato scelto appositamente per l'incontro e, una volta dentro, Burak inizia a parlarmi di come dovrò comportarmi.
La sua voce è calma, le sue istruzioni chiare, ma sento la sua mano che si posa delicatamente sulla mia gamba, e senza fermarsi continua a risalire piano verso la piega del mio abito, fermandosi appena al di sopra del ginocchio.
Non ho il tempo di reagire, sono ipnotizzata dal tocco rassicurante e intenso che mi distrae per tutto il tragitto.
Arriviamo finalmente al luogo dell'incontro.
È un ristorante elegante, in una zona neutrale scelta appositamente per mantenere la situazione sotto controllo.
Gli uomini di Burak sono disposti lungo il perimetro, discreti ma attenti, pronti ad agire se la situazione dovesse prendere una piega imprevista.
Quando entriamo, Burak mi prende per mano, e io sento la sua stretta forte e sicura.
Ci accomodiamo a un tavolo riservato, in fondo alla sala, lontani dagli altri clienti, e poco dopo vediamo arrivare il padre di Burak.
Il suo sguardo è duro, freddo come il ghiaccio, e avverto la tensione nell'aria non appena si avvicina. Burak si alza e, senza espressioni calorose o sorrisi di circostanza, si scambiano un saluto rigido, quasi fosse una formalità imposta."Spero tu sappia cosa stai facendo,Burak."
Dice il padre, con voce ferma e tagliente.
Burak lo fissa, senza abbassare lo sguardo."So esattamente cosa sto facendo.
Ho preso Norah come mia moglie, e intendo mantenere la parola data. Questo matrimonio cambierà le cose, e salirò al trono con te o senza di te."Il padre di Burak serra la mascella, guardando prima me e poi di nuovo Burak, come se volesse sfidarlo.
"E credi davvero di poter governare così facilmente?"
Chiede, con una vena di disprezzo nella voce.
"Pensaci bene, figlio mio.
Governare non è solo un onore,è un peso.
E non so se sei pronto a sopportarlo.""Quello sarà il mio compito, e il circolo non dovrà avere dubbi in merito."
Replica Burak con sicurezza.
La sua voce è ferma e decisa.
Io rimango in silenzio, ascoltando la tensione che cresce tra loro come una corda pronta a spezzarsi.
Dopo una lunga pausa, il padre di Burak sorride, ma è un sorriso freddo, quasi minaccioso."Bene, vediamo se le tue parole avranno il peso che speri.
Ma c'è una cosa che ti chiedo,una prova tangibile della tua serietà."Si volta verso di me, come se io fossi il fulcro di quel confronto.
"Voglio un erede entro un mese.
E tu dovrai assicurarti che questa ragazza sia all'altezza del compito."La sua dichiarazione cade come un macigno sul tavolo, e io trattengo il respiro.
Sento Burak stringermi la mano sotto al tavolo, e capisco che non intende cedere, nonostante la richiesta estrema di suo padre.
Il silenzio si espande tra noi, teso come una corda tirata al massimo, finché Burak non lo spezza con un tono fermo e tagliente."Un erede arriverà al momento giusto, quando noi lo vorremo."
Risponde, fissando suo padre senza battere ciglio.
"Almeno questo me lo concederai,ho appena sposato Norah.
Credo di aver diritto a vivere questo matrimonio prima che tu o chiunque altro interferisca."L'aria diventa ancora più pesante,l'intensità nello sguardo di suo padre si fa acuminata, e i suoi occhi si muovono freddi da me a Burak.
"Questo matrimonio non è una vacanza, Burak.
È un patto, e un patto va onorato.
Ti ho dato ciò che volevi, ma ora pretendo la mia parte.
Un nipote, entro un mese."Sento un brivido percorrermi mentre le sue parole si impongono con una pretesa implacabile.
È come se stesse ordinando un prodotto e non un bambino, e la freddezza della sua richiesta mi colpisce con violenza.
Burak stringe ancora di più la mia mano, quasi a volermi ancorare lì, a rassicurarmi.
Alla fine, la bocca di Burak si piega in un sorriso sarcastico, uno di quelli che ho imparato a temere e apprezzare allo stesso tempo."Hai sempre avuto una fiducia cieca in me, padre.
Così come io ne ho in me stesso.
Ma non puoi darmi ordini in casa mia, e di certo non riguardo alla mia vita privata.
Per ora, accetterai di lasciarci in pace. So benissimo come prendermi cura degli affari di famiglia e proteggere l'eredità."Suo padre lo guarda per un lungo istante, poi finalmente si rilassa leggermente sulla sedia, ma il suo sguardo non perde la determinazione di chi non ha alcuna intenzione di cedere.
"Molto bene."
Annuisce.
"Allora faremo a modo tuo, per adesso.
Ma ti avverto, figlio mio,se non vedo progressi nei tempi che ho stabilito, allora potrai scordarti ogni mio sostegno."Le parole ci colpiscono come un colpo secco, e il mio cuore batte all'impazzata.
Burak non si scompone, si limita a inclinare leggermente la testa."Hai la mia parola, e sai quanto valga."
L'aria diventa quasi più respirabile quando il padre di Burak si alza.
La sua figura imponente e il volto incrollabile esprimono ancora una velata ostilità.
Con un breve cenno, si allontana senza voltarsi indietro, lasciandoci soli nella stanza.
Quando siamo certi di essere rimasti da soli, Burak sospira profondamente, chiudendo per un attimo gli occhi come per alleviare la tensione accumulata.
Mi giro verso di lui, ancora frastornata."Non pensavo che arrivasse a chiedere una cosa simile...in questo modo."
Burak annuisce, gli occhi pieni di stanchezza e una punta di amarezza.
"Nemmeno io."
Ammette.
"Ma non intendo permettere che condizioni ogni aspetto della nostra vita.
Questo è un gioco di equilibri, Norah.
Ed io sono disposto a scendere a compromessi, ma non a cedere."Mi stringo a lui, trovando conforto nel calore del suo abbraccio.
Mi lascia stare lì, le sue mani che mi accarezzano dolcemente la schiena, e per un attimo sembra che tutto il resto svanisca.
Ma poi si scosta leggermente, guardandomi negli occhi."Non permetterò a nessuno di prendere decisioni per noi."
Lo guardò con immensa gratitudine e lui mi stringe ancor di più a sè.

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Misteri / Thriller𝘌 𝘴𝘦 𝘪𝘭 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘰 '𝒎𝒂𝒊 𝒈𝒊𝒖𝒅𝒊𝒄𝒂𝒓𝒆 𝒖𝒏 𝒍𝒊𝒃𝒓𝒐 𝒅𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒄𝒐𝒑𝒆𝒓𝒕𝒊𝒏𝒂' 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘪 𝘳𝘪𝘷𝘦𝘭𝘢𝘴𝘴𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘳𝘪𝘰? 𝘓𝘦𝘪 𝘭𝘢𝘶𝘳𝘦𝘢𝘵𝘢 𝘢 𝘱𝘪𝘦𝘯𝘪 𝘷𝘰𝘵𝘪 𝘮𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘧𝘳𝘢...