Pov's Norah
Il caravan rallenta mentre entriamo a Resen.
Mi aggrappo al bracciolo del sedile, scrutando il paesaggio fuori dal finestrino.
Non riesco a decidere se sentirmi sollevata o ancora più in trappola.
Il villaggio sembra uscito da un'altra epoca, come se il tempo qui si fosse fermato anni fa.
Le strade sono strette, fatte di terra battuta, e le case si affacciano su sentieri polverosi, ognuna con il suo piccolo giardino di piante e ortaggi.
I tetti sono di tegole scure e logore, alcuni coperti di muschio.
Le facciate delle case sono scolorite, ma resistenti, con infissi in legno intagliato e piccole finestre che lasciano entrare appena un po' di luce.
Le persone che vediamo lungo la strada camminano lentamente, come se non avessero fretta di arrivare da nessuna parte.
Una donna anziana con un fazzoletto in testa porta un cesto di pane appena sfornato, mentre un vecchio contadino, curvo sotto il peso degli anni, spinge una carriola di frutta.
Ci guardano appena, senza troppa curiosità, come se l'arrivo di due sconosciuti non fosse poi così strano.
L'aria è fresca, c'è una leggera brezza che porta con sé l'odore della terra umida e delle erbe aromatiche. L'orizzonte è dominato dalle montagne, maestose e imponenti, come sentinelle silenziose che vegliano su questo piccolo angolo di mondo.
Resen è circondata da colline verdi, coperte di alberi che si piegano dolcemente sotto il vento.
Il sole mattutino illumina i campi che si stendono oltre il villaggio, intervallati da piccoli vigneti e uliveti."È qui che ci nasconderemo?" chiedo, cercando di non far trasparire tutta la mia esitazione.
"Per ora, sì."
Risponde Burak, senza guardarmi.
È concentrato sulla strada, ma posso sentire che anche lui è in allerta.
Non possiamo permetterci di abbassare la guardia, nemmeno qui.
Respiro profondamente, cercando di trovare un po' di pace, ma è difficile. Ogni angolo di questo posto mi ricorda che siamo sempre in fuga, e non posso fare a meno di chiedermi quanto durerà la nostra tregua. Riuscirò mai a fermarmi senza sentirmi in pericolo?
Il caravan si ferma davanti a una piccola locanda dall'aspetto modesto, con una veranda di legno che scricchiola al vento.
Il cartello appeso sopra la porta, "Taverna di Resen", è scolorito e coperto da un sottile strato di polvere. Non sembra un posto dove si possa trovare lusso o comodità, ma forse è proprio per questo che può funzionare: nessuno si aspetterebbe di trovarci qui."Rimani qui un attimo."
Mi dice Burak, mentre scende dal veicolo.
Lo guardo avvicinarsi alla locanda e parlare brevemente con un uomo anziano seduto fuori, che lo accoglie con un sorriso sdentato e un cenno della testa.
Mi sento inquieta, come se da un momento all'altro qualcosa potesse andare storto.
Ma Resen è così tranquilla, così diversa da tutto il caos che ci siamo lasciati alle spalle, che è difficile immaginare che il pericolo possa raggiungerci anche qui.
Osservo le piccole viuzze che si dipanano dal centro del villaggio, dove si trovano una bottega di alimentari, una panetteria e una piccola chiesa con una torre campanaria di pietra che si erge sopra i tetti.
Tutto sembra così pacifico, come se nulla di male potesse accadere in un posto simile.
Ma so che l'apparenza inganna.
Quando Burak torna, ha un'espressione indecifrabile."Ci hanno dato una stanza.
Non dovremo rimanere qui a lungo."Dice semplicemente.
Annuisco, ma non riesco a smettere di pensare alle sue parole."Quanto pensi che durerà questa fuga, Burak?
Quanto possiamo continuare a saltare da un posto all'altro?"Lui mi guarda, e per un attimo sembra che stia per rispondere qualcosa di sincero, ma poi si ritrae.
"Fino a quando non sarà sicuro."
Risponde infine, con quella sua solita calma che riesce a infastidirmi.
"Ma quando sarà sicuro?
Quando avremo una vita normale, senza doverci nascondere?"La mia voce è più alta di quanto vorrei, ma non riesco a trattenermi. La tensione di essere costantemente in fuga sta iniziando a logorarmi, e so che lui lo sente, anche se fa di tutto per nasconderlo.
Burak sospira, passando una mano tra i capelli."Norah, non lo so.
Ma finché c'è una taglia sulla tua testa, non possiamo fermarci. Dobbiamo sopravvivere, e questo significa continuare a muoverci finché non troveremo una soluzione."Non so se la sua risposta mi dà conforto o mi fa sentire ancora più persa.
Mi sento intrappolata in un ciclo senza fine, e la frustrazione si trasforma rapidamente in rabbia."Non posso vivere così per sempre, Burak!
Non posso continuare a scappare senza sapere quando tutto questo finirà."Lui mi guarda, le labbra serrate, e per un attimo penso che non risponderà. Ma poi, con una voce bassa e intensa, dice...
"Nemmeno io.
Ma fino a quando sarai in pericolo, non smetterò di lottare per proteggerti."Quelle parole mi lasciano senza fiato. So che sta facendo del suo meglio, ma mi è così difficile accettare questa vita.
Eppure, nel profondo, so che ha ragione.
Respiro profondamente, cercando di calmarmi."Okay,mi fido di te.
Ma voglio sapere di più, voglio essere parte di questo, non lasciata all'oscuro."Burak annuisce, e per la prima volta sembra che qualcosa si sia allentato tra noi.
"Va bene.
D'ora in poi, sarai parte di ogni decisione.
Insieme, possiamo farcela."Annuisco anch'io, anche se dentro di me so che sarà dura.
Resen, per ora, è solo un rifugio temporaneo.
Ma almeno, per qualche giorno, potremo respirare.

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Tajemnica / Thriller𝘌 𝘴𝘦 𝘪𝘭 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘰 '𝒎𝒂𝒊 𝒈𝒊𝒖𝒅𝒊𝒄𝒂𝒓𝒆 𝒖𝒏 𝒍𝒊𝒃𝒓𝒐 𝒅𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒄𝒐𝒑𝒆𝒓𝒕𝒊𝒏𝒂' 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘪 𝘳𝘪𝘷𝘦𝘭𝘢𝘴𝘴𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘳𝘪𝘰? 𝘓𝘦𝘪 𝘭𝘢𝘶𝘳𝘦𝘢𝘵𝘢 𝘢 𝘱𝘪𝘦𝘯𝘪 𝘷𝘰𝘵𝘪 𝘮𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘧𝘳𝘢...