Capitolo 98

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Pov's Norah.

Il viaggio verso Gjirokastër è stato estenuante,e mentre Burak pronuncia quel nome, mi rendo conto di quanto sia faticoso per lui.
Il suo sorriso è fragile, quasi un riflesso di quanto stia combattendo con il dolore.
Non posso ignorare la ferita che ha sul braccio,il sangue continua a scorrere e le sue forze sembrano esaurirsi rapidamente.
Quando finalmente raggiungiamo un bosco sperduto ai margini del paese, il mio cuore si stringe per l'ansia. Burak sembra esausto, quasi sfocato dalla sofferenza.
Gli faccio segno di fermarsi e lui accosta il caravan.
Appena entriamo, mi rendo conto che non possiamo restare qui a lungo, ma il suo stato attuale non mi consente di pensare a nulla di diverso da salvarlo.

"Burak!"

Dico, correndo verso di lui mentre si accascia sul divano a lunette.
Il suo volto è pallido e sudato.

"Non puoi perdere i sensi ora, devi resistere."

"Sono... sono..."

Mormora, le parole si fanno sempre più indistinte.
Ha bisogno di aiuto, e non posso perder tempo.
Anche se so che la situazione è critica, non posso permettere che la paura prenda il sopravvento.
Corro al kit di pronto soccorso che abbiamo portato con noi, frugando freneticamente tra le forniture.
Ciò che serve è un kit ben fornito, e sono grata di averlo con noi.

"Resta qui, Burak.
Non muoverti."

Ordino, mentre apro la borsa e inizio a estrarre ciò che mi serve.
Prendo delle garze, un paio di pinze e le forbici.
Dovrò lavorare in modo rapido e preciso.
Il pensiero di non avere un'adeguata anestesia mi fa venire la pelle d'oca, ma non ho scelta.
Devo affrontare la situazione.

"Devo vedere la ferita."

Dico, avvicinandomi a lui.

"Non... non farlo."

Ringhia, ma il suo tono è debole.
Le sue mani tremano mentre cerca di resistere.

"Burak, ascoltami.
Devi fidarti di me"

Dico, con un tono deciso.
Gli strappo la camicia, rivelando la ferita sanguinante.
La pallottola deve aver colpito un'area delicata, e la ferita è più seria di quanto pensassi.
Il proiettile è conficcato nella carne, e il sangue continua a scorrere.

"Non puoi farlo da sola."

Mormora.

"Devo estrarre il proiettile."

Le sue mani si stringono in una presa convulsa sul bracciolo del divano, mentre io cerco di mantenere la calma.
La mia mente si concentra su ciò che devo fare, su come posso agire senza causargli un ulteriore dolore.

"Preparati."

Dico, mentre afferro le pinze.

"Sarà doloroso, ma è l'unico modo."

Burak non risponde, i suoi occhi sono chiusi, ma sento la tensione nel suo corpo crescere.
Con un gesto delicato, afferro il proiettile con le pinze.

"Tre... due... uno..."

In un colpo secco, tiro.
La resistenza è forte, e Burak emette un grido soffocato.
Le sue mani si stringono ancora di più attorno al divano.

"Stringi i denti."

Lo incito, mentre continuo a tirare. La pallottola è finalmente estratta e rimuovo il corpo estraneo dalla sua carne.

"Ce l'ho fatta."

Dico con un sospiro di sollievo, mentre getto il proiettile lontano da noi.
Burak è pallido e ansimante, ma so che adesso la parte più difficile è finita.
Senza perdere tempo, inizio a pulire la ferita con una garza sterile e un disinfettante.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora