Capitolo 127.

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Pov's Burak.

Mentre aspetto Norah al fondo delle scale, l'idea di avere finalmente una serata solo per noi sembra quasi irreale.
Sono state settimane intense, travolgenti, tra il circolo, gli obblighi familiari e la presenza costante di Fanny, che ci ha ricordato fin troppo spesso quanto la sicurezza di Norah sia la sua principale preoccupazione. La vedo avvicinarsi, gli occhi colmi di apprensione.

"Cos'hai in mente di fare di bello?"

Chiede Fanny, con uno sguardo quasi indagatore.
Le accenno un sorriso rassicurante.

"Ho organizzato una piccola fuga. Non rientreremo stanotte, Fanny."

Le dico, sperando che basti a tranquillizzarla.

"Osman resterà in villa per qualsiasi evenienza, e sarete al sicuro qui."

Ma Fanny entra subito nel panico, come se lasciarci andare fosse una scommessa pericolosa.
Capisco le sue preoccupazioni, ma se c'è una cosa certa, è che posso badare sia a Norah che a me stesso.
Lei deve fidarsi.

"Fanny, so bene quello che sto facendo.
Norah è in buone mani."

Le dico con tono fermo.
Dopo un istante, lei annuisce, rilassandosi leggermente, e si congeda con un'occhiata che sembra volermi dire di fare attenzione.
Proprio in quel momento, una figura sensuale si staglia in cima alla scalinata.
È Norah, con un vestito nero aderente che le fascia ogni curva e scintille di perline che illuminano il suo collo.
Indossa dei décolleté neri a spillo, e ogni passo è un movimento elegante, sicuro.
Non so nemmeno dove abbia imparato a camminarci su, ma il modo in cui si muove è magnetico, e mi ritrovo a fissarla senza ritegno, catturato dalla sua bellezza.
Norah si avvicina, gli occhi luminosi, i capelli lisci e setosi che le accarezzano le spalle a ogni passo.
Sembra sicura di sé, eppure con una nota di timidezza che non riesce a mascherare.
La ammiro ancora per un istante prima di avvicinarmi e abbassare la voce per chiederle, con un tono che so essere malizioso.

"E allora... chi ti ha insegnato a muoverti così?"

Norah sorride appena, con un bagliore complice negli occhi.

"Muovermi come?"

Ribatte, fingendo innocenza.

"Come se fossi nata per conquistare."

Sussurro, avvicinandomi appena per sfiorarle un fianco, godendomi quel brivido istantaneo che scaturisce al contatto.

"Non ne sono così sicura."

Risponde lei con un sorriso di sfida, e suoi occhi si accendono di una luce divertita.

"Forse sei tu che vedi quello che vuoi vedere."

La guardo con un sorriso malizioso.

"Vedo che questa sera mi metterai alla prova."

Lei mi risponde con uno sguardo malizioso, e in quel momento mi sento come se tutto il resto non avesse più importanza.
Apro la porta e la accompagno verso l'uscita, dove la mia Tesla nera opaca ci attende, scintillante sotto le luci soffuse del giardino.
Apro la portiera per lei, e mentre si siede, non posso fare a meno di notare il modo in cui il suo vestito si adagia perfettamente, lasciando intravedere le gambe lunghe e sinuose.
Una volta in macchina, il viaggio inizia con un silenzio complice.
Lei osserva il panorama notturno mentre io la osservo di sfuggita, cercando di cogliere ogni suo sguardo, ogni suo respiro.
Il percorso verso la nostra destinazione è un momento che desidero farle assaporare, come una lunga, lenta anticipazione.

"Mi rivelerai la destinazione o dovrò indovinare?"

Mi chiede, girandosi verso di me con un sorriso curioso.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora