Capitolo 21

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                            Lasciare andare

Pov's Burak

Non posso più sopportare di vederla cosi infelice.
Non si merita una vita come la mia, non sono nessuno per rovinargli la sua.
La mia sarà per sempre segnata, almeno sino a quando non faccio fuori mio padre e la sua settima generazione.
Non posso trascinarla al fondo con me, se prima pensavo che sarebbe potuta sopravvivere adesso sono dell'idea che preferirebbe essere uccisa, anzichè vivere una vita come la mia.
E' combattiva, anche se lei non lo sa.
I suoi genitori l'hanno messa alla porta e lei non è tornata indietro, preferisce vivere per strada ma non gli darà mai la soddisfazione che scelgano loro al posto suo.
Sotto questo punto di vista provo invidia, perchè lei può scegliere.
Io, no.
Non posso farne a meno di tutto questo schifo che mi sta attorno.

"Aspetta Burak, mi fanno male i piedi."

Norah si è fermata, mi fermo anche io e aspetto che si stanchi.
Sto solo rimandando l'inevitabile.
Mio padre a quest'ora avrà fatto male sicuramente a qualcuno, ma non immaginavo che ci facessimo trasportare troppo dall'autopsie.
Sono le ventidue ed ancora aspetta a me.
Osman, sarà cotto anche lui, io lo sono più di loro.
Norah è stanca e si ferma ogni due per tre, mi sto davvero incazzando e non poco.

"Norah, ho degli impegni, non posso perdere tempo."

Ringhio e lei sussulta, prima che cambi idea, voglio spedirla a Milano e non vederla mai più.
Mi drogherò al tal punto di dimenticare la sua faccia.
Sono questi i piani.

"Sei davvero insopportabile, Burak."

Lo prendo come un complimento essendo che il novanta percento delle volte e lei quella ad essere insopportabile e precisa.
Non sono ancora pronto a non vederla mai più, non sono pronto all'idea di sposarmi qualcuna che non sia lei.
Forse sono stato troppo precipitoso a dire che mi sarei sposato.
Per caso avevo via d'uscita?
Fare accoppiare come animali mio fratello e mia sorella, non credo rientra dentro i canoni di una famiglia.
Norah continua a seguirmi, dentro di me ho la tentazione di rubarla e portarla con me.

"Siamo arrivati.
Il tempo che avviano i motori e tornerai a Milano."

Lo dico più a me stesso, non a lei.
Voglio realizzare che domani, quando arriverò all'internato lei non ci sarà.
Norah non sembra essere convinta, vorrebbe chiedermi qualcosa ma non lo fa.

"Burak,grazie."

Norah parla abbassa voce, sono spaesato quanto lei.
Grazie per cosa?
Per star rinunciando a lei?

"Di nulla, per qualsiasi cosa, dovresti avere il mio numero."

Non ho nemmeno la forza di guardarla, altrimenti non andrà via questa sera.
Annuisce e mi porge la sua mano piccola, l'afferro con la mia e l'avvolgo.
Stringo ancor di più la nostra stretta e lei a spezza il contatto, si allontana.
La lascio andare, osservo la sua figura piccola che sale la scalinata dello jat.
Sta andando via, la sto lasciando andare via.
Quando arriva sopra, si volta e mi bea del suo sorriso.
E' davvero contagioso il suo sorriso, non dovrebbe mai smette di farlo.

Pov's Norah

Salgo e finalmente ogni muscolo che prima era in tensione, si rilassa.
Burak, mi fa questo effetto.
Mi volto e lui è ancora li che mi guarda.
Non mi aspettavo, che aspettasse la mia partenza, mi scappa un sorriso involontario e la sua espressione corrucciata, scompare.
Mi rigiro e vado verso i sedili di poco prima, mi ci fiondo e cerco di non guardare fuori dal finestrino.
So che lui mi sta ancora guardando, sento il suo sguardo addosso che brucia.
E' tutto strano con lui,alle volte sembra una persona la quale sembra che gli importi della gente, altre invece sembra che sia solo una maschera.
Mi manda in confusione.
Sono in confusione, non so più cosa sto facendo.
Non ero preparata a tutto ciò, se penso alla mia vita di prima paragonata a queste settimane, mi rendo conto, quanto folle sia la vita da adulti.
Avrò mai la sensazione che tutto sta andando bene?
Riuscirò mai a realizzare i mie sogni?
Mi ritrovo sempre a pensarci, ma non trovo mai la risposta.
Ad ogni azione la sua reazione, è stato proprio cosi.
Le mie azioni, hanno scombussolato la mia famiglia, più di tutti mia madre.
Facevano cosi con Connor, quando volevano che diventasse avvocato, alla fine lui ha ceduto.
In men che non si dica, lo è diventato.
Io non sono come lui, la strada più facile non mi è mai piaciuta.
L'essere privilegiata e graziata, non rientra nei miei canoni.
Tutto ciò che so fare ora è solo e semplicemente per il bagaglio che mi sono creata da sola e nessuno potrà mai dire di avermi aiutata.
Vorrei avere Fanny qui con me in questo momento, l'unica persona che conta realmente.
Sarebbe fiera di me, se sapesse che oggi sono stata in grado di effettuare delle diverse autopsie, senza avere paura.
L'inizio è stato duro, dopo parlando, registrando e ascoltando la voce che parlava di Burak, ho lasciato la mia mente libera.
Mi sono lasciata trasportare, ho preso tantissimi appunti, ho lavorato e collaborato con i miei colleghi.
Ci siamo persino confrontati su diversi pensieri.
Ed è affascinante come tante teste, vedano un caso clinico in maniera diversa.
Lo scopriremo, il dottor Burak, sa il fatto suo, ridacchiava, alludeva ma non si è minimamente sbilanciato.
Lascio vagare la mia testa e mi abbandono alle braccia di morfeo.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora