Capitolo 126

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Pov's Norah.

Sono immersa nei dettagli del caso che la professoressa Campo mi ha assegnato.
Questo sarà il lavoro che dovrà valere come voto finale per il mio esame di lunedì.
La mia chance di dimostrare tutto quello che ho imparato in questi anni. Apro il file e leggo i primi dettagli,mi sento come se ogni singola informazione fosse un pezzo di un puzzle che aspetta di essere assemblato con precisione e logica.
Il caso riguarda un giovane trovato morto nel suo appartamento.
La scena del crimine mostra poche evidenze di violenza fisica esterna, ma alcuni dettagli mi lasciano subito perplessa.
La morte risale a circa tre giorni prima del ritrovamento, e dai primi esami risulta che la causa del decesso potrebbe essere un'intossicazione da una sostanza non identificata.
Scorro i documenti, analizzando ogni singolo elemento.
Le fotografie della scena del crimine rivelano una stanza in ordine, con il giovane disteso sul letto come se si fosse addormentato normalmente. Sul comodino, una bottiglia di vino mezza vuota e alcune pillole sembrano attirare la mia attenzione. Controllando il report tossicologico preliminare, scopro che tracce di un barbiturico sono presenti nel sangue, ma la quantità non appare letale. Qualcosa non torna,questo barbiturico da solo non giustificherebbe il decesso.
Continuo a leggere il report e noto una nota della polizia riguardante il ritrovamento di una fiala nascosta sotto il letto.
La sostanza sembra essere un liquido limpido, che potrebbe essere stato iniettato di recente.
Non è una comune droga da strada, quindi inizio a sospettare che possa trattarsi di un veleno insolito, magari difficile da rintracciare e appartenente a un nuovo tipo di sostanza sintetica.
Osservo il volto del ragazzo nella foto e cerco di immaginare le sue ultime ore.
Forse era solo e ha assunto un mix di farmaci senza esserne pienamente consapevole, o forse qualcun altro è stato coinvolto.
Decido di guardare più a fondo.
Esamino gli occhi, leggermente gonfi, e noto che la pelle ha delle lievi tracce di ematoma attorno al collo, quasi impercettibili a un occhio meno allenato.
Potrebbe essere segno di uno strangolamento parziale, di una colluttazione?
Mi lascio assorbire dal caso, ipotizzando che la morte possa essere stata il risultato di un mix letale di sostanze e forse anche di una pressione fisica.
Mentre approfondisco, la conclusione inizia a delinearsi.
Molto probabilmente, qualcuno ha iniettato il veleno al ragazzo, simulando un'overdose accidentale. Questo omicidio, mascherato da incidente, sembra opera di una mente calcolatrice e attenta ai dettagli, qualcuno che voleva sviare la verità.
Persa tra i dettagli, non mi accorgo della porta che si apre, finché Burak non fa il suo ingresso nella stanza.
In un attimo, la mia concentrazione si spezza.
Burak mi osserva da lontano, con quel sorrisetto malizioso che riesce a smorzare qualsiasi serietà e a farmi dimenticare la tensione del caso.
Mi guarda come se avesse colto il momento perfetto per irrompere nella mia concentrazione.

"Ti rendi conto che ti stai immergendo nei dettagli di un caso da ore senza alzare la testa?
Mi sento quasi geloso, sai?"

Dice, avvicinandosi lentamente, con una luce di provocazione negli occhi.

"Sai bene che questo caso è importante."

Rispondo con un sorriso appena accennato, cercando di rimanere concentrata.

"E poi, credo che tu abbia sempre pensato che il lavoro venga prima di tutto, no?"

Burak ride, avvicinandosi ancora di più.

"Beh, ci sono delle eccezioni."

Dice piano, sfiorandomi il collo con un dito.

"Potresti farne parte anche tu."

Lo guardo negli occhi, cercando di non cedere al suo gioco, ma è chiaro che la sua presenza ha già scardinato ogni tentativo di resistenza.

"Cosa ti andrebbe di fare questa sera?"

Chiedo, fingendo di non cedere.
Burak mi prende per la vita, attirandomi a sé con una dolcezza inaspettata.

"Ho pensato a una cena, solo io e te. Ultimamente sono stato sommerso dagli impegni e dal circolo, e so che anche tu sei stata sotto pressione per l'esame.
Ma credo che sia il momento di staccare e passare una serata speciale insieme."

Dice, con una determinazione che rende l'idea ancora più allettante.
Lo guardo, accarezzando il suo viso e cercando di nascondere il mio sorriso.

"Mi sembra una bellissima idea."

Sussurro, stringendomi a lui.
La verità è che anche io sento il bisogno di avere un momento solo nostro, senza interferenze, senza obblighi, e la sua idea arriva al momento perfetto.
Dopo un lungo abbraccio, Burak esce dalla stanza, lasciandomi finire il lavoro.
Mi rigetto sui file e, con un'energia rinnovata, concludo l'analisi del caso, certa delle mie conclusioni.
Mi sento finalmente pronta ad affrontare l'esame e, mentre chiudo i documenti, sento un misto di soddisfazione e sollievo.
Ma mentre mi preparo per la serata con Burak, non posso fare a meno di pensare al suo sguardo, alla determinazione con cui mi ha chiesto di staccare da tutto.
Di recente l'ho visto preoccupato, e so quanto il circolo e le pressioni familiari lo stiano opprimendo. Nonostante abbiano accettato il nostro matrimonio, la richiesta di un erede incombe come una spada di Damocle, un peso che entrambi sentiamo e che io, più di lui, non riesco ad affrontare.
Diventare madre, in questo momento, sembra quasi una minaccia alla mia identità e ai miei sogni.
Burak capisce bene quanto sia importante per me la carriera e quante ambizioni abbia per il futuro, ma so che le aspettative degli altri non si adattano ai miei piani.
Spero che questa sera possa distrarmi, e che insieme possiamo trovare un modo di rendere nostra questa vita, con i nostri tempi e le nostre scelte.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora