Capitolo 30

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Pov's Norah

Non ho ancora realizzato il fatto di essermi lasciata convincere.
Il solo pensiero di essere radiata, peggiora ancor di più la mia situazione attuale.
Non sono disposta a lasciare il mio futuro, sono nata per questo lavoro.
Ho lavorato sodo, anni e anni, mi sono privata della mia gioventù, per studiare.
Non avrò faticato economicamente, ma mentalmente ci ho messo anima e corpo.
Sono la ragazza che sono, per la mia intelligenza, per la mia conoscenza e soprattutto per la mia responsabilità.
So di non star agendo, per come dovrei, ho mollato il lavoro, voglio mollare gli studi.
Sento davvero il bisogno di abbandonarmi a me stessa.
Non potrò mai tenere testa alla mia famiglia, non sarò in grado di camminare sul mio cammino.
Il cellulare incomincia a vibrare, non ricevo mai messaggi,ultimamente solo Fanny mi manda messaggi.

Il jet sta per atterrare, ti addendo qui.

Non ci posso credere.
Mi è venuto a prendere?
Sul serio?
Che nervi, la sua faccia che compare nell'icona dello stato, è li fissa che mi guarda.
Mi rende nervosa, non so perché ma la sua maschera da bad boy non mi convince.
L'uomo perfetto ma al tempo stesso imperfetto, più di chiunque altro.
Sgarbato,scortese,invadente, logorroico,pallone gonfiato,penso che potrei elencarne difetti a mai finire, e non lo conosco a fondo.
Mi ha minacciata di radiarmi, avrebbe potuto analizzare il cadavere da solo e fine del problema, ovviamente non è in grado, essendo che mi ha sbattuto in faccia di lasciare posto a qualcun'altra, magari più responsabile ed in vena di lavorare.
Non sa quanto tengo a ciò che faccio, come si permette?

"Signorina, allacci la cintura, stiamo per atterrare."

La voce della stessa ragazza che l'altra volta era qui, mi fa riprendere dai miei pensieri.
Allaccio le cinture e cerco di aggiustarmi il più possibile.
Il mio cuore accelera, con lo stesso ritmo del jet che scende velocemente di quota.
Il mio stomaco brontola, mi sento scombussolata.
Vedo nel immenso spiazzale, una maserati nera.
Ho il cuore in gola.
Ogni qual volta che so di doverlo incontrare,mi sento cosi.

"Signorina prego, la macchina l'attende fuori."

Caccio un sospiro di sollievo e apro gli occhi.
Cavolo, che ansia.
Scendo i gradini del jet, del dottore logorroico nemmeno l'ombra.
Avanzo lentamente con la mia valigia, probabilmente mi prenderà per pazza.
Il fatto che non sia sceso,mi mette a disagio.
Davvero scortese.
Apro la portiera posteriore, carico la valigia e non mi lascia nemmeno finire di parlare che esce con una delle sue battute infelici.

"Non sono un taxi, dottoressa."

La sua voce esce bassa e roca.
Non capisco perché calca la parola dottoressa.
Inarco il sopracciglio e cerco di capire cosa caspita mi è passato per la testa.
Che cavolo ci faccio qui e in questa posizione scomoda?
Dovrei salire e mettermi al suo fianco?

"Il cadavere sicuramente non scappa, io però non ho tempo da perdere."

Salgo e il suo sorrisetto perfido spunta fuori.
Il suo profumo persiste davvero tantissimo.
Non riesco a respirare altro che il suo profumo super strong.

"Ripetitivo, l'ha già usata questa battuta."

Come dimenticare le volte che ha sottolineato i miei ritardi, con queste battute idiote.
Lui guida con tranquillità e assoluto silenzio.
Con un mano regge una sigaretta, e con l'altra tiene lo sterzo.
Davvero rischioso, doppia ansia.
Perché non mandava uno dei suoi uomini?
Sarebbe stato meno imbarazzante, sicuramente.

"Dottor Aslan, devo chiederle scusa per aver mollato il lavoro.
Diverse circostanze non mi hanno permesso di poterci andare.
Comprendo lo sbaglio che ho fatto, ma non ho avuto scelta.
Quindi mi sta bene ciò che lei pensa, sono d'accordo che mi abbia licenziata.
L'unica cosa che non le concedo e di mettere in dubbio il mio vero lavoro, o quanto meno per il lavoro che spero di fare.
Ho studiato tantissimo, so che conosce la mia famiglia e magari pensa che sia arrivati sin qua grazie a loro.
Non è cosi, glielo posso assicurare.
Ecco perché mi trovo qui, non voglio rischiare di essere radiata, dopo tutto ciò che ho costruito.
Voglio solo allontanarli, non abbandonarli gli studi.
Dopo questa ultima perizia, ne parlerò con la professoressa, vedremo. "

Resta impassibile, la sua mascella però continua a serrarsi.
Stringe la mano nel volante e con l'altra continua a fumare.

"Possiamo darci del tu o devo continuarti a dare di lei?
Siamo colleghi no?
Comunque, sai che è una grande opportunità, a te la scelta.
Per quanto riguarda il mio locale, stai serena ci sono tantissime persone disposte a entrare, fortunatamente il personale,non mi manca.
La cosa che non tollerò e il non avermi avvisato, sono pur sempre un datore di lavoro, solo perché servi tavolini,non significa che puoi fare di testa tua.
Ciò non ti rende responsabile,fuggire dai problemi non è da responsabili."

Colpita e affondata, non mi aspettavo una risposta cosi tagliente.
Non capisco perché è cosi fissato con la responsabilità.
Se si trovasse nella mia posizione, vorrei vedere come reggerebbe un confronto.
Quando hai una famiglia di un certo spessore davanti, ti pieghi e basta.
I soldi fanno tutto.
Compri il silenzio, corrompi, e investi.
Per caso, pensa che non conosca cosa significa essere responasibile?
Sarà pure cosi, sono cresciuta tra odore di pagine di libri e l'odore della mia casa, non ho avuto tempo per scoprire la vita vera.
Sono rimasta ignara da ogni tipo di forma di avanzamento sociale.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora