Capitolo 74.

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Pov's Norah

Burak continua a percorrere una strada senza fine.
Non so dove stiamo andando e nemmeno riesco a capirlo.
Attorno a me vedo solo, vigneti, alberi e foreste.
Sta pensando di sbarazzarsi di me?

"Manca ancora tanto?
Ho fame."

Rompo il silenzio che si era creato,non riesco a stare zitta così a lungo,nonostante me lo impongo.
Ci provo sempre,mi limito all'indispensabile.
Spero di essere sulla buona strada.
Vederlo ridere e sogghignare sicuramente non è un abitudine della quale una persona si può abituare.
È raro vederlo così tranquillo è rilassato.

"Manca mezz'ora alla destinazione,dopodiché cambiamo mezzo ma continueremo a percorrere parecchia strada.
Non appena vedo qualche auto grill,sostiamo.
Non adesso però."

I suoi lineamenti sono ancora più definiti del solito.
Sembra che sia elettrizzato ma allo stesso tempo intimorito da qualcosa.
Ogni cinque minuti controlla lo schermo del suo cellulare per vedere se qualcuno lo cerca.

"Burak,posso sapere sul serio che cosa faremo?
Non girarci attorno."

Sbuffo e aspetto pazientemente che si apra.
Non mi piacciono le sorprese,specialmente se a fartele sono persone di cui non ti fidi.

"Sei stata paziente per un ora e mezza, pazienta per l'ultima mezz'ora.
Stiamo arrivando.
Abbassa i finestrini e goditi il viaggio."

Sicuramente l'idea non è così allettante come dice lui,come posso rilassarmi?
Ed io che pensavo che stavamo andando da qualche parte per delle cose matrimoniali.
Manca meno di una settimana e non ho ancora un abito degno della loro tradizione.

"La mia pazienza ha un limite, lo abbiamo oltrepassato perciò sputa il rospo.
Non dovevamo sbrigare delle cose inerenti al matrimonio?"

Annuisce e si accende una sigaretta.
Davvero ammaliante quando si porta la sigaretta sulle labbra.
Cerco di non guardarlo,sposto il mio sguardo in strada e mi sistemo meglio nel sedile.

"Lo faremo,però con qualche modifica Norah.
Più tardi ti spiegherò tutto,devo ancora avere delle conferme."

Tutti questi giochetti mentali che pensa di farmi,mi mandando soltanto in confusione.
Non sto più neanche a rispondergli,ho capito che non riuscirò a tirargli fuori il rospo.

"Sul serio Norah,smettila di torturarti le dita.
Ne parleremo in un luogo più consono."

Interrompo improvvisamente il movimento delle mie dita.
Quando sono nervosa tendo a strapparmi le pellicine per alleviare la tensione.
Odio il fatto che osserva tutto,nulla gli sfugge.

"Va bene,vedremo più tardi con quale scusa mi liquiderai."

Tento di non sembrare sgarbata anche se in questo momento vorrei urlargli in faccia.
Lui continua a fumare indisturbatamente,io faccio finta di riposare gli occhi.
Il telefono di Burak riprende a suonare, questa volta risponde.

"Osman,sei in viva voce.
Non siamo ancora arrivati a destinazione."

Sento dei rumori in sottofondo di vetri che vanno in frantumo.
Dove si trova?

"La situazione si sta mettendo male fratello,tuo padre sta dando di matto."

Qualcosa mi puzza, sicuro qualcosa che vuole tenermi nascosto ma che comunque verrò a sapere quando troverà il coraggio di dirmelo.
Tentano di parlare in codice ma le uniche parole che riesco a captare sono "prima possibile" e "subito".
Chiude la chiamata con fare nervoso e spinge ancor di più sull'acceleratore.

"Tieniti,abbiamo un po' di fretta."

Cerco di stare in silenzio solo per non farlo incazzare ancor di più.
Lui continua a fare slalom tra le macchine e finalmente dopo non so più quanti km, parcheggia la macchina davanti a un grande magazzino.
Attorno sembra essere tutto deserto.
Dove siamo finiti?

"Scendi,la macchina verrano a riprenderla in un secondo momento."

Faccio come dice e scendo cautamente.
Mi guardo attorno e mi avvicino a Burak.

"Da questa parte vieni."

Mi afferra la mano e tenta di tirarmi.
Cerco di rimuovermi dalla sua stretta ma non vuole lasciarmi.
Un signore in lontananza incomincia a buttare voci per attirare la nostra attenzione.

"Burak è tutto pronto.
Da questa parte venite."

Burak continua a trascinarmi come se fossi una bambina,verso il signore anziano che ha stampato un grosso sorriso in faccia.

"Figliolo,che piacere vederti.
Quanto tempo."

Burak mi lascia la mano per scambiarsi un abbraccio con il signore che continua a guardarci felici.

"Il piacere è nostro Albert."

Burak indietreggia mi afferra nuovamente e mi porta di fianco a lui.
Con il suo braccio mi cinge la vita e questa volta mi stringe a lui.

"Lei è Norah,la mia futura moglie."

Il signor Albert, resta estasiato da questa notizia.
Anche io onestamente resto scioccata ogni qual volta pronuncia questa frase.

"Piacere di conoscerla signor Albert."

Tendo la mia mano che con prontezza il vecchio paffuto stringe.
Continua a sorridermi come se fossi travestita da clawn.

"Figliolo,mi sorprendi ogni qual volta ci vediamo.
Sai che Mary resterà di sasso quando scoprirà che stai per sposarti."

Chi è Mary?
Sarà una delle sue pretendenti?
E perché dovrebbe rimanerci di sasso.
Non sarebbe scontato che un uomo dell'età di Burak decida di sposarsi?

"Vi verremo a trovare presto Albert, di pure alla dolcissima Mary che quanto prima faremo ritorno e avrà modo di conoscere mia moglie."

Non ho mai visto Burak parlare con cosi tanta dolcezza con qualcuno.
Nemmeno con suo padre.

"Il minimo che tu possa fare,per farti perdonare.
Adesso bellissimi giovanotti,seguitemi da questa parte."

Albert e Burak continuano interrottamente a parlare.
Sembrano essere amici di vecchia data,soprattuto perché ogni domanda che gli viene posta lui risponde senza esitazione e sorride.
Di tanto in tanto vedo che controlla l'orologio sul polso.

"Ho fatto nuovi cambiamenti e potenziato il motore.
Vedrai figliolo, resterai estasiato da ciò che ti proporrò quest'anno."

Continuo a girare la mia testa da Burak a Albert, che non si curano minimante di mettermi al corrente di cosa si tratta.

"Ottimo,saremo lieti di deliziarci di questa meraviglia."

Continuiamo a camminare sino a quando Albert non si ferma davanti un garage chiuso.
Estrae un mazzo di chiavi e va alla ricerca di quella che gli serve.

"Eccola,finalmente."

Altro che San Pietro, ha più chiavi lui che il santo.
Inserisce la chiave e la gira.
La porta del garage lentamente si va alzando mostrando un capolavoro visto solo nei film.
Ciò che vedo mi fa restare paralizzata sul posto.
Mi giro verso Burak che continua a cercare di capire la mia espressione.
Lui sorride e credo di poter rimanere qui ad osservarlo per ore.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora