Capitolo 80

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Pov's Norah

Ero di buon umore fino a quando i pensieri non hanno preso il sopravvento.
La cena con Burak è stata piacevole, piena di risate e complicità, ma qualcosa dentro di me si è spezzato.
I miei pensieri hanno iniziato a vagare, portandomi lontano dalla nostra conversazione.
So che Burak se nè accorto.
Lo lascio in cucina, sperando che non noti la mia improvvisa malinconia.
A dire il vero, ne sento proprio bisogno.
Dopo la fuga di oggi e tutto il susseguirsi con il caravan, è stato un turbine di emozioni che non riesco ancora a gestire completamente.
Mi dirigo verso la piccola camera del caravan, entro e chiudo la porta dietro di me con un sospiro.
L'ambiente ristretto e familiare mi offre un conforto momentaneo.
Afferrò un pigiama composto da canotta e pantaloncino in raso grigio perla e mi sposto in bagno.
Il tessuto morbido tra le dita è una promessa di sollievo imminente.
Entro nel bagno e chiudo la porta, isolandomi dal mondo esterno.
Il silenzio del piccolo spazio è spezzato solo dal rumore dell'acqua che inizia a scorrere.
Mi spoglio lentamente, sento il peso della giornata scivolare via, pezzo dopo pezzo.
La doccia è il mio rifugio, un luogo dove posso finalmente permettermi di lasciar andare tutto.
L'acqua calda inizia a colpire la mia pelle, provo una sensazione di sollievo immediato.
Lascio che il calore mi avvolga, sciogliendo i nodi di tensione nei miei muscoli.
Chiudo gli occhi e alzo il viso verso il getto d'acqua, lasciando che il vapore riempia lo spazio e il suono del flusso mi culli.
Mentre l'acqua scorre, mi lavo con movimenti lenti e deliberati, cercando di liberare la mente da ogni pensiero opprimente.
Sento il sapone profumato scivolare sulla mia pelle, portando via con sé lo stress e le preoccupazioni.
È un rituale di purificazione, un momento in cui posso riconnettermi con me stessa.
Il mio respiro si fa più calmo e regolare, e con esso, anche i miei pensieri iniziano a placarsi.
L'acqua continua a scorrere, creando una melodia rilassante che riempie il bagno.
Mi concedo ancora qualche minuto sotto il getto caldo, godendo di questo raro momento di tranquillità.
Quando finalmente chiudo l'acqua, sento un senso di rinnovamento.
Mi avvolgo in un asciugamano morbido e asciugo lentamente ogni parte del mio corpo.
Afferro la canotta e la indosso, poi ripeto lo stesso gesto con i pantaloncini.
Una volta indossati, sento un senso di sollievo al contatto con il tessuto fresco sulla pelle pulita.
Prendo il phon e con dedizione asciugo la mia massa di capelli, ma inizio a sentire un caldo insopportabile.
So già che stanotte sarà un problema.

"Ok, basta."

Non posso più farcela, o morirò sciolta in una pozza di sudore.
Spengo il phon ed esco velocemente dal bagno.
L'aria fresca della camera da letto mi fa sentire immediatamente più leggera, pronta ad affrontare il resto della serata.
So che Burak è ancora in cucina, probabilmente preoccupato per il mio improvviso allontanamento.
Ma ora ho trovato un po' di pace nel calore della doccia, e questo mi dà la forza di tornare da lui con un sorriso sincero.
Quando rientro in cucina, trovo Burak intento a fumare, il viso concentrato ma sereno.
Alza lo sguardo appena mi vede, e un sorriso affettuoso gli illumina il volto.

"Ti senti meglio?"

Chiede con una nota di preoccupazione nella voce.
Distoglie lo sguardo altrove, e mi rendo conto di aver forse esagerato con questi pantaloncini così corti; mi fanno sentire inappropriata.
Annuisco, avvicinandomi a lui.

"Sì, decisamente meglio.
Grazie per aver gestito tutto qui."

Burak scrolla le spalle con nonchalance, ma vedo la sincerità nei suoi occhi.
Ha finito di sistemare tutto ciò che avevamo lasciato in giro.

"Nessun problema.
A volte una buona doccia è tutto ciò di cui si ha bisogno."

Mi avvicino ulteriormente.

"Mi dispiace per prima.
È solo che... questa giornata è stata davvero intensa, avevo bisogno di un momento per raccogliere i miei pensieri."

Burak annuisce con fare comprensivo.

"Capisco perfettamente.
Questo viaggio ci sta mettendo alla prova in modi che non avevamo previsto."

Ci guardiamo negli occhi per un istante; il silenzio tra di noi è carico di comprensione e connessione.
Poi, con un leggero sorriso, Burak si sposta e mi fa spazio accanto a lui.

"Vieni, siediti qui.
Ho preparato una tisana."

Mi siedo accanto a lui, accettando la tazza calda che mi porge.
Il profumo delicato della tisana riempie l'aria, dando un tocco finale di conforto alla serata.
Beviamo in silenzio per un momento, godendoci la reciproca compagnia.

"Quindi domani si parte alle cinque?"

Chiedo, cercando di mantenere la voce calma mentre sorseggio la tisana.

Burak annuisce, consultando rapidamente il suo orologio.

"Sì, dobbiamo partire presto se vogliamo evitare il traffico e raggiungere il prossimo campeggio in tempo utile."

Stare così vicina a Burak mi mette a disagio, ma non in senso negativo.
È un misto di emozioni contrastanti.
Il calore della sua presenza, il battito accelerato del mio cuore, e la consapevolezza della nostra vicinanza fisica.
Ogni piccolo movimento sembra amplificato, dal modo in cui le sue dita sfiorano la tazza di tisana, alla lieve curva del suo sorriso.
Cerco di concentrarmi sulla tisana, ma la mia mente continua a tornare alla sua presenza accanto a me.
Sento il calore del suo corpo irradiarsi, creando una tensione sottile ma persistente.
Ogni tanto, i nostri sguardi si incrociano, e in quei momenti sento un turbine di emozioni attraversarmi, lasciandomi leggermente disorientata.
Burak sembra notare il mio nervosismo e, con un tocco leggero, mi posa una mano sul braccio.

"Sei sicura di stare bene?"

Chiede con preoccupazione velata nella sua voce.

"Sì, certo."

Cerco di mascherare il mio disagio con un sorriso rassicurante.

"È solo che... stare così vicina a te mi fa sentire un po' nervosa."

Lui ride piano, una risata bassa e rassicurante.

"Non c'è bisogno di essere nervosa.
Siamo qui per sostenerci a vicenda, ricordi?"

Annuisco, ma il cuore continua a battere più forte.

"Lo so, è solo che... a volte mi sembra tutto così intenso."

Burak mi guarda con gentilezza, i suoi occhi pieni di comprensione.

"Lo capisco.
Anche per me è un'esperienza nuova e intensa.
Ma siamo qui insieme, questo è quello che conta."

Le sue parole mi calmano un po', e il mio respiro inizia a rallentare.
So che Burak è sincero, e il pensiero di affrontare le sfide del viaggio insieme a lui mi dà una certa serenità, anche se mi costa ammetterlo.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora