La forza delle parole

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No one's pov
Anche per Toni il primo giorno è stato emozionante. I nuovi ambienti le suscitano sempre curiosità. Le lezioni ormai sono finite e Toni è già tornata a casa con Josh. Oggi i suoi genitori sarebbero andati via per andare a fare delle spese. È il suo primo giorno a casa da sola e ne è felicissima. Adora stare senza nessuno qualche volta, il silenzio la rilassa e si sente come se fosse l'unica al mondo.
Josh: -Toni noi andiamo, fai la brava- la porta si chiude e la bambina rimane da sola. Dopo aver riflettuto un po', decide di fare i compiti per lunedì, giusto per avere più tempo libero nei prossimi giorni. Passa un'ora, due, tre, di Josh e Rebecca nessuna traccia, però Toni non si preoccupa più di tanto, può sempre esserci la fila al supermercato oppure traffico lungo la strada. Continua così ad aspettare ed aspettare, guardando l'orologio che scandisce il tempo di assenza dei genitori. Quando ormai si sono fatte le 20:00, la bambina inizia a preoccuparsi. Non può neanche andare a cercarli perché è buio e suo padre le dice sempre di non uscire di casa la sera. Alle 21:00 finalmente qualcuno bussa alla porta. Toni va ad aprire speranzosa, ma al posto di trovare Rebecca e Josh, si ritrova davanti una signora alta, vestita con un completino verde pistacchio e con in mano una borsetta di pelle nera.
: -sei Antoinette Topaz?- annuisce.
: -vieni con me, tuo zio ti sta aspettando, ti dirà lui cosa è successo-
Toni: -non ho uno zio-
: -sì che ce l'hai solo che non lo hai mai conosciuto, ora per favore andiamo, non ho tempo da perdere ed è per il tuo bene-
Toni: -non ti conosco, vai via- la donna alza gli occhi al cielo.
: -ci saranno anche mamma e papà, vieni- dice con riluttanza, quasi come pronunciare quelle parole le costasse tutta la fatica del mondo. A quelle parole Toni non si fa pregare due volte, sale nella macchina della donna che mette in moto e si avvia lungo le strade buie della città. Attraversano il Pop's e Toni lo fissa dal finestrino finché non lo sorpassano. Continua a domandarsi chi sia quella donna, di quale zio stesse parlando prima e di dove siano i suoi genitori. Dopo un tempo interminabile, arrivano ad un edificio imponente di mattoni, con un giardino che sembra troppo perfetto, anzi in quel luogo tutto sembra stranamente perfetto.
Ogni cosa è al suo posto, i rami degli alberi tagliati geometricamente, l'erba alta esattamente un centimetro. Entrano. Dentro l'aria è asciutta, Toni si sente soffocare. Anche all'interno ogni cosa è messa severamente al proprio posto, quasi la sua posizione fosse stata studiata a lungo. I quadri perfettamente dritti, i libri messi in ordine di grandezza e di colore. I passi della signora sconosciuta riecheggiano sul pavimento di granito. Alla fine del corridoio c'è una grande sala dov'è seduto un uomo, più o meno di 40 anni, media altezza, con i capelli brizzolati. Si tiene la testa tra le mani. Alla vista di Toni si alza di scatto. Ha gli occhi rossi, segno che ha pianto, come si riesce a capire anche dalle piccole macchie scure che ha sulla camicia. S'inginocchia davanti alla bambina prendendole le mani.
Edward: -Toni, sono tuo zio Edward. Sono venuto da Chicago. Mio Dio, povera bambina-
: -signor Topaz, vada al dunque, non ho tempo da perdere- lo zio non riesce a guardare la bambina negli occhi, mentre altre lacrime iniziano a scorrergli lungo le guance.
Edward: -Toni, mamma e papà sono...Morti- cinque semplici parole, che però hanno un effetto immediato. Subito la vista Toni si annebbia, il suo corpo sembra perdere peso, si sente le gambe molli. L'ultima cosa che sente è una voce acuta che urla e delle braccia possenti che la prendono mentre lei sprofonda nel buio più totale.

Before the sparkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora