2- Arthur- Wolf's lair

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Mi trovo all'interno di un palazzo, capisco che sono nel bel mezzo di una festa in costume perché le persone intorno a me hanno delle maschere barocche sugli occhi. Una bionda si avvicina tra le candele sfavillanti e mi sussurra qualcosa all'orecchio che non riesco a capire. Il suo odore mi è familiare e la porzione di pelle lasciata fuori dal tessuto della maschera lascia intravedere una tonalità chiarissima è bianca come la porcellana. Improvvisamente la grande sala dove si sta svolgendo il ballo inizia a vorticare intorno a me, dapprima lentamente e poi sempre più velocemente. Vedo che le altre persone presenti mi stanno indicando, sento ripetere il mio nome e le vedo ridere tra loro. Provo a toccare il mio viso per capire se ho anche io una maschera che mi nasconde, ma non ce l'ho. Riconosco Glenn e appena lo guardo lui fà col bicchiere il gesto di brindare alla mia salute...

Mi sveglio sudato e guardo l'ora sulla piccola sveglia dal design ultramoderno poggiata sul comodino. In genere provo una specie di euforia quando ammiro gli oggetti che mi circondano, frutto di scelte costose e accurate. Non stavolta, non oggi. Mi sento stordito, quella maledetta aspirina non è riuscita a cancellare il mal di testa martellante che mi sta torturando da quando Alan ha pronunciato le parole che porteranno la società al fallimento: incremento dei fondi, fusione e allineamento delle risorse. Belle frasi che significano cancellare quello per cui ho lavorato negli ultimi vent'anni, e dal momento che sono il responsabile della gestione finanziaria si suppone che non abbia fatto bene il mio lavoro. E questo mi manda in bestia come nient'altro. Ho sacrificato tutto per quella posizione, ho fatto straordinari su straordinari, il primo a entrare la mattina e l'ultimo a uscire la sera. Però se ripenso a tutte le stagiste che mi sono sbattuto durante le ore extra e il mio umore migliora all'improvviso. Il che mi fa venire in mente Mary Anne, elegante e magra abbastanza per arraparmi e così giovane da poter giocare con lei alla "fidanzatina d'America". Non è il caso che lei sappia quello che sta succedendo, questo non aiuterebbe né me, né lei a sentirci meglio. Fottermela fino a domani invece potrebbe rivelarsi molto più produttivo. Come un boomerang mi viene in mente che Mary Anne mi aveva parlato di qualche progetto per l'università che avrebbe dovuto fare, quando? Oggi, forse? L'ultima cosa che vorrei in questo momento è avere gente che gironzola per casa. Spero che quei mocciosi non rompano niente. Al diavolo, dovrebbero essere adulti. Questo contrattempo rimanda inevitabilmente le mie intenzioni verso la mia amichetta. Decido di fare un sopralluogo, per capire a che punto sono i mocciosi, ma non posso presentarmi nudo, così metto i primi jeans che trovo e una camicia bianca.

Mentre sono in corridoio sento il rumore di qualcosa che si è appena schiantato in terra, proviene dalla cucina. Sono stato troppo ottimista, sono davvero dei mocciosi poco attenti. Ed ecco che la vedo, una piccola donna bionda e vestita in maniera indecente accucciata sul succo di frutta ormai rovesciato sul pavimento. Porta una minigonna al limite del socialmente consentito e dei collant con la fantasia delle autoreggenti. Dio, se c'è una cosa che mi ha sempre stuzzicato è proprio quel piccolo spazio di carne nudo che resta tra la stoffa dei collant e quella delle mutandine. Mi chino istintivamente e mi trovo a tu per tu con un mucchio di lentiggini. Nonostante la mise conturbante, la ragazzina ha un'espressione assolutamente innocente, arrossisce appena si rende conto che le sono vicino.

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