28 - Arthur - Glass Circle

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Il mal di testa mi ricorda quando sono stato stupido, non avrei dovuto bere tanto

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Il mal di testa mi ricorda quando sono stato stupido, non avrei dovuto bere tanto. Ho frainteso sul serio le parole di Glenn? Non so più quale sia la verità. Mi presento da lui dopo essere andato da Tess, sono in uno stato pietoso. Guidare in queste condizioni si aggiunge all'infinita lista delle cose senza senso che sto facendo negli ultimi giorni. Per fortuna la sbornia sta passando. Citofono tre volte poi comincio a prendere a pugni la porta.

<<Che ti prende?>>

Glenn mi apre, indossa un maglioncino con lo scollo a v e un paio di pantaloni a coste. E' sempre così fottutamente perfetto. Lo sposto di lato e mi precipito dentro. Sembra passata una vita dall'ultima volta che sono venuto nel suo appartamento.

Da quando ci hai portato Mary Anne.

Cazzo, sembro un uomo tradito in procinto di scoprire dov'è l'altro. Mi guardo intorno furtivo, l'appartamento di Glenn è assolutamente impersonale. Le sue dannatissime piccole barche in bottiglia sono disseminate nella libreria in legno scuro, sono il feticismo di Glenn, il suo punto debole. Mi accorgo che ha in mano un pennellino, forse ne stava dipingendo qualcuna. Mi precipito verso il mobile bar e mi riempio un bicchiere di Scotch, ne ho abbastanza del Whiskey. Le bottiglie di Glenn sono ancora intatte.

Lui non ha amici.

<<Serviti pure. Come ai vecchi tempi?>>

<<Fottiti, Glenn.>>

Glenn si accomoda su una poltrona accanto al divano accavallando le gambe. Ha ancora in mano il pennellino, inizia a giocarci.

<<Perché mi hai fatto credere che Tess e Sebastian ...>>

Non riesco neanche a dirlo, mi fa ancora vomitare l'idea. Glenn accarezza la punta del pennello con l'indice.

<<Ho solo risposto alla tua domanda, non ho fatto illazioni.>>

<<Mi hai detto che Sebastian la voleva.>>

<<Ti ho detto che Sebastian è attratto da Tess e che non ti ha ancora perdonato per Sibille.>>

<<Mi hai detto che la stava riportando a casa e che l'avrebbe baciata.>>

<<Assolutamente no, Arthur. Non sono state queste le mie parole e comunque picchiarlo non è stata una scelta buona, d'effetto te lo concedo, ma poco produttiva.>>

Il martellare cessa un po' dopo essermi scolato un altro bicchiere. Ma la memoria vacilla e non riesco a mettere a fuoco le parole di Glenn, a ricordarle bene.

<<Mi hai fatto credere che...>>

Lo dico in tono un po' laconico.

<<Ti ho chiesto come ti saresti sentito se l'avesse baciata. Non ti avevo mai visto essere così crudele con qualcuno, ho dubitato io stesso del tuo interesse per lei.>>

Da quando sono arrivato ho evitato di fissare la portafinestra che dà sul giardino di Glenn, anche questo divano mi fa venire il voltastomaco dopo la serata con Anne.

<<Ti dà fastidio l'idea che Sebastian possa farle lo stesso effetto che gli fai tu? Hai paura stavolta? Sarà più divertente allora quando me la cederai di tua spontanea volontà...>>

<<Che cazzo stai blaterando?>>

Rovescio un po' di liquido sul tappeto color crema di Glenn. Lui mi fulmina.

<<Prendila per una premonizione, Arthur. E' curioso, vero? Non riesci mai a prevedere la prossima mossa, ti rifiuti di usare un po' di tattica, sei convinto che l'istinto possa far fronte a tutto. Sarai tu a servirmi Tess, sarai tu a rovinarla.>>

Lo guardo come se avesse tre teste o come se fosse il diavolo in persona. Rido, le sue parole surreali mi fanno sghignazzare. Ma lui non ride, è tremendamente serio.

<<Nessuno oltre me. Ricordatelo Glenn, nessuno.>>

I suoi piccoli respiri, quel sapore incredibile. E la sua voce così dolce.

Ripenso alla casa modesta di sua madre, al piccolo mondo da cui proviene. Alla maniera in cui si torce le mani ogni volta che è preoccupata, la sua gentilezza e tutte quelle dispettose lentiggini. Ucciderei Glenn piuttosto, li ammazzerei tutti.

<<Siamo d'accordo su qualcosa. Non gli altri. Noi due, Arthur. Come prima, come al college. Ti ricordi il sapore del sangue quando Cole ti ha preso a calci in faccia? O il dolore quando Steve ti ha rotto la costola? Ma anche allora, con la tua poca lungimiranza sapevi che era giusto così, in nome della nostra amicizia.>>

Lo sguardo di Glenn è quello di uno psicopatico. Come fanno gli altri a non vederlo? Scuoto la testa.

<<Mi sentivo solo in colpa per via di quel cazzo di test di statistica! >>

<<Era qualcosa di più, ti sei sacrificato per proteggermi. L'ho molto apprezzato. E lo farai ancora. Vedi, si tratta di una specie di equazione affidabile, le persone tendono a ripetere all'infinito gli errori del passato, non importa quante volte qualcuno gli insegni la lezione e non si tratta nemmeno di mancanza di disciplina. La realtà è imprigionata in un cerchio minuscolo di pulsioni sempre identiche. >>

Le sue parole sono calme e cadenzate. Guardo le piccole barche di Glenn all'interno della bottiglia. E' buffo, sono perfette con le loro minuscole vele eppure non vanno da nessuna parte.

<<La tua ossessione per me è qualcosa di malato. >>

Strascico un po' le parole.

<<Ogni ossessione lo è, anche la tua per Tess. Ma questo non ha evitato che tu spaccassi la faccia a Sebastian o che poi ti precipitassi da lei.>>

Tum.Tum.Tum.

<<Chi te l'ha detto?>>

<<Ha importanza?>>

<<Avanti, piantala coi tuoi giochetti.>>

<<Sebastian mi ha detto che Tess è andata da lui in ospedale.>>

La rabbia mi esplode nel cervello. Perché Tess dovrebbe essere corsa da lui dopo che l'ho lasciata? Mi ha allontanato perché lo voleva, perché non vedeva l'ora di correre a consolarlo? Forse è molto più stronza di quanto pensassi.

Sbatto il bicchiere quasi vuoto sul tavolino basso. Il rumore che fa è l'unico a sentirsi nel silenzio dell'appartamento di Glenn. Vetro contro vetro.

<<Avanti corri, corri da lei. E' quello che muori dalla voglia di fare, vero?>>

Appoggia il pennellino vicino al bicchiere, delicatamente. E si avvicina alla libreria con le piccole barche.

E' quello che farò ? Dannazione! Non é prudente che io la raggiunga in ospedale. Ma io le devo parlare, voglio sapere se mi ha mentito, se Sebastian l'ha baciata e se ora lei vuole lui. Non imparo mai dai miei errori a quanto pare.

Mi arriva un sms. E' Anne, mi ricorda della cena per le nove e mezza con la Weddings Planner.

Certo che mi ricordo, tesoro. Ma ho una riunione, ti raggiungerò dopo cena.

Digito velocemente e poi rimetto nella tasca interna della giacca il telefono. Non ha voluto che rimanessi con lei perché voleva correre da Sebastian.

<<Me ne vado.>>

<<Lo so.>>

Risponde monocorde Glenn facendo roteare l'indice in un cerchio infinito.

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