61 - Tess - 3 years before pt.3

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Mi guardo per l'ultima volta allo specchio

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Mi guardo per l'ultima volta allo specchio. Mi liscio la pancia, ancora non si intuisce nulla, solo io e Olly sappiamo così significa questa piccola rotondità. Ho il vestito bianco a fiori che adora e i capelli sono acconciati come piacciono a lui.

<<Tess, stai tranquilla, sono sicura che quando dirai a Dan come stanno le cose capirà.>>

<<E se non volesse ascoltarmi.>>

<<Ha sempre detto che ti ama.>>

<<Si, ma tutte quelle sue nuove amiche, il nuovo giro... non lo so, ho una brutta sensazione.>>

E' con la mia brutta sensazione che suono il campanello di Dan.

<<Chi è?>>

Mi risponde la voce di una ragazza.

<<Sono Tess.>>

Urlo per farmi sentire attraverso il legno della porta. Non riconosco questa voce, non so chi sia lei. Ultimamente io e Dan non ci siamo visti molto, è cambiato.

<<E' Tess. Chi è Tess?>>

La voce della ragazza sembra risentita. Sento dei rumori, poi Dan finalmente viene ad aprirmi. Senza maglietta e con i capelli piuttosto arruffati, si sta facendo uno spinello, tanto per cambiare.

<<Tess, che cazzo fai qui?>>

La ragazza è dietro di lui, indossa una maglietta bianca larga e dei leggins, è tatuata. Arrossisco, odio questo genere di situazioni. Guardo il pavimento perché non voglio vedere, che il ragazzo che ho frequentato nell'ultimo anno, è così diverso dall'idea che mi ero creata di lui. Come ho fatto ad illudermi tanto?

<<Tess è meglio che te ne vai.>>

Continuo a fissare i miei occhi per terra, ma non sono io che devo vergognarmi, devo farlo per lui, non posso farlo crescere senza padre, io so com'è avere una figura paterna fallimentare.

<<Dan possiamo parlare?>>

Si appoggia alla mostra della porta e si sbilancia verso di me. La ragazza intanto sta mettendo a posto i cuscini del salotto di Dan, perché hanno tutta questa intimità?

<<Non vorrai ancora tirare fuori quella storia, vero? Ma che ne so io chi ti sei scopata? Non ti aspetterai mica che mi faccia rovinare la vita da te.>>

La sua espressione è totalmente indifferente. Alzo gli occhi su di lui. Non mi ha nemmeno lasciata, appena gli ho detto della gravidanza è semplicemente sparito. Ha sempre avuto tutte queste amiche? Come facevo a non saperlo?

<<Dan possiamo parlare da soli? Posso entrare?>>

L'Idea di dover elemosinare così la sua attenzione mi destabilizza, è sempre stato lui a corteggiarmi, a cercarmi. Fisso il suo viso che ho trovato molto bello all'inizio, non potevo crederci, che tra tante ragazze che lo volevano, lui invece tentasse in tutti i modi di attirare la mia attenzione. La sua indifferenza si trasforma presto in insofferenza.

<<E' finita, non so più come dirtelo Tess.>>

<<Ma stavi con questa? >>

Borbotta la bionda in leggins con un cuscino in mano.

Dan si gira.

<<Adesso sto con te, che ti frega del passato?>>

Venerdì quindi è già il passato.

<<Venerdì hai detto che ...>>

<<Ho detto che non volevo saperne di te e di questa storia della gravidanza.>>

Mi prende le spalle con le mani, io istintivamente faccio un passo indietro.

<<Non è mio. Non è possibile, capisci? E io non ti amo più, non voglio stare con te.>>

Tenta di addolcire il tono, ma è visibilmente infastidito. Si stupisce che io mi tiri indietro di fronte al suo contatto.

<<Hai sempre fatto tanto la smorfiosa, ci è voluta una vita per portarti a letto. E guarda come è finita, sei incinta e non si sa neanche di chi.>>

Cerco di non piangere, non posso piangere.

<<Ti ho presentato la mia nuova ragazza?>>

<<Dan possiamo parlare cinque minuti da soli?>>

Cerco di ricacciare indietro il mio orgoglio, non si tratta più solo di me. Dan sospira.

<< Sasha lasciaci soli.>>

<<Non lo vedi che sto mettendo a posto il salotto?>>

Risponde quella, vuole marchiare il territorio. Dan accosta la porta, decide di non farmi neppure entrare nel suo appartamento e si siede sul gradino lì fuori, in attesa, con il gomito su un ginocchio e la mano sulla guancia.

<<Sentiamo, cosa vorresti ottenere?>>

Io resto in piedi di lato a lui appoggiata al muro. Non me l'aspettavo così l'ultima nostra conversazione dopo un anno insieme. Cerco di trovare la forza per fare un discorso che lo convinca della mia onestà, ma so che non c'è niente che posso fare contro l'ostinazione di chi non vuole accettare le cose per quelle che sono. Tento con tutte le mie forze di non pensare alle volte in cui ho sentito rinfacciare a mia madre la mia nascita e in cui mio padre l'ha accusata di essere stato incastrato. Mi dico che se le cose sono andate in un determinato modo in passato questo non significa che succederà di nuovo, che il passato può essere diverso dal futuro. Ma non ne sono già tanto convinta, inizia da adesso quel piccolo tarlo che mi condurrà dritta alla decisione che prenderò poco dopo.

<<Dan, il bambino che aspetto è tuo. Io ho avuto rapporti solo con te. Siamo stati bene finora, possiamo tentare di far funzionare le cose.>>

Si passa le mani sugli occhi, se li stropiccia. Non sono stata convincente, potevo fare di meglio.

<<Tess, io non ci penso proprio a farmi rovinare la vita dalla prima troietta che incontro. Tra noi è finita, fattene una ragione. Ma visto che siamo stati insieme per un po' di tempo, voglio darti un consiglio, diciamo da amico. Va bene? E smettila di piangere. Su, la soluzione ce l'hai a portata di mano.>>

<<Che vuoi dire? Avanti dillo Dan, prenditi almeno questa di responsabilità.>>

Glielo dico con rabbia. Ma non ha nessun effetto su di lui che stavolta sorride.

<<Liberatene, no?>>

Lo sposto e mi precipito giù per le scale. Non trattengo più le lacrime, non ci provo neppure. Mi risuonano nella testa le parole di mio padre mischiate a quelle di Dan. Mi sono sempre ripromessa di non fare la fine di mia madre, non posso creare lo stessa schema, lo devo spezzare prima di far soffrire qualcuno quanto ho sofferto io. So che Dan non cambierà idea e so che io non sono abbastanza forte per tutti e due. Fermo un taxi e gli chiedo di portarmi alla clinica privata più vicina. Non ho nausee, ancora. Nessun tipo di disturbo, l'ho saputo solo perché non ho avuto le mestruazioni. Mi illudo che non ne soffrirò, mi dico che ancora non c'è niente che mi leghi a questo bambino. E' la paura che mi confonde, è solo il panico che decide per me, rovinandomi. Lì parlo con una dottoressa piuttosto giovane a cui spiego la situazione. La dottoressa è fredda. Per pura professionalità tenta di dissuadermi, mi chiede se prima voglio sentire battere il suo cuore ma non insiste quando scuoto la testa. Mi propone l'adozione ma nuovamente rifiuto. Poi mi chiede di chiamare un familiare, qualcuno. Mia madre è profondamente religiosa, e in realtà mi vergogno di quello che sto facendo. So che lei capirebbe quanta parte ha avuto la mia infanzia nella mia decisione. Decido di chiamare Olly che arriva in quindici minuti, mentre mi stanno preparando. Ho dovuto pagare bene per questo, ho speso tutto quello che avevo da parte per cambiare il futuro, e il mio futuro a quel punto cambia davvero, solo, non nel modo in cui avevo sperato.

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