"La verità, Tess. Non lo so perché, non lo so che ci faccio qui. Io mi sposerò tra pochi mesi, e non posso tirarmi indietro. Non sarà come in tutti quei film da donne in cui all'ultimo minuto uno manda tutto a puttane. Non ho niente da offrirti, o a...
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Mi rifugio nel fumoso locale di Irina come se ne andasse della mia vita.
<<Credevo non si potesse più fumare dei locali dal '98!>>
<<Qui si può fare tutto! Si può parlare liberamente, ballare e essere se stessi. Vedrai, è un ottimo posto per rilassarti.>>
Guardo meglio Irina, a una prima occhiata non mi ero accorta che fosse una sovversiva. Ma facendo attenzione mi rendo conto che la sua maglia dalle trame larghe, i jeans strappati e il taglio di capelli sono piuttosto azzardati per una donna della sua età. Inizio a tossire non appena varchiamo le porte e strizzo gli occhi per mettere a fuoco il locale, che in realtà è un vecchio teatro in disuso, almeno a giudicare dallo stato in cui versano le poltroncine, che un tempo dovevano essere state di un bel rosso brillante e adesso sono quasi marroni. Sul palco ci sono dei ragazzi con delle sciarpe e dei volantini in mano. Alcuni restano indietro, sulla fila davanti al palco sento forte la voce di due ragazzi vestiti come Irina.
<<Tu non pensi e non parli come l'uomo di cui possa essere la compagna. Io sono tornata ad essere per te la lodoletta, la bambola da portare in braccio. >>
<<Ma tu sei mia moglie, ora e per sempre!.>>
La ragazza dai capelli chiari si avvicina ad una seggiola, unico decoro nel palco spoglio e vi si appoggia coi gomiti sospirando.
<<Non lo credo più. Credo di essere prima di tutto una creatura umana, come te...o meglio, voglio tentare di divenirlo. So che il mondo darà ragione a te, Torvald, e anche nei libri sta scritto qualcosa di simile. Ma quel che dice il mondo e quel che è scritto nei libri non può più essermi di norma. Debbo riflettere col mio cervello per rendermi chiaramente conto di tutte le cose>>.
<<Hai riconosciuto l'opera?>>
Irina me lo dice mentre fa segno ad un'altra ragazza dietro a un bancone scuro.
<<Maria, lei è Tess!>>
<<Piacere!>>
Maria mi saluta con un simpatico accento italo- americano.
<<Prendiamo due Bronx!>>
Poi si rivolge a me.
<<E' fenomenale a prepararli! E tu hai fin troppo bisogno di rilassarti. Allora, ho notato che stavi seguendo con interesse la pièce.>>
<<Mi sembrano bravi.>>
<<Lo sono, lo fanno solo ed esclusivamente per passione. Nessun regista, non c'è niente dietro. Devono sentirsi liberi.>>
<<Da cosa?>>
<<Dal potere centrale, da cosa sennò?>>
Ride e getta indietro la testa. E' luminosa Irina, coi suoi capelli da maschio, i lineamenti duri e quello sguardo sveglio. E' quasi materna.