49 - Arthur - Dyed-in-the-wool / 6Days

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Anne non riesce a contenere la gioia, continua a non aver nulla da ridire sulla mia richiesta di non dormire a casa con me

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Anne non riesce a contenere la gioia, continua a non aver nulla da ridire sulla mia richiesta di non dormire a casa con me.Questo è stato un week end di perdizione, so di aver esagerato venerdì con Tess, ma sapere che va via con Sebastian mi sta logorando. Venerdì ho fatto di tutto per non vederli, ho litigato di nuovo con lei. So che ho torto, torto marcio almeno razionalmente. Tutto l'ufficio sa di quello che è successo con Erin. E' stata un'esperienza inutile, non ho provato neppure un po' di piacere, il zero assoluto, tutto meccanico fino allo sfinimento. Tess mi ha fottuto davvero il cervello, l'unica cosa che ho pensato mentre scopavo Erin, come ho fatto mille volte nel mio ufficio con una miriade di donne diverse, è che avrei voluto che lei provasse quello che provo io tutti i giorni, quando la vedo allontanarsi con Sebastian. Solo questo mi spingeva a prendere Erin ancora e ancora. A quanto pare la piccola Lentiggini ormai ha una specie di controllo remoto su di me. Ogni volta che la ferisco soffro come un cane, non mi piace vedere quella precisa espressione di profonda delusione sul suo viso. Eppure non posso farci niente, non mi da il suo amore e io preferisco avere almeno un po' di odio, è comunque qualcosa. Nel week end ho continuato a tenere la mia futura moglie a distanza e mi sono imbottito di droga e alcol per allentare la tensione, ha funzionato in maniera relativa, stavolta. Quando è salito l'effetto del mix che avevo assunto ho dovuto reprimere la voglia di vederla, scusarmi e lanciarmi ai suoi piedi.

Continuo a chiedermi perché non mando Anne a fanculo, perché non mi comporto come si deve. La verità è che io non so nemmeno da dove cominciare, che sono in lotta con la vita da anni, non c'ho mai fatto pace. Ormai l'unica cosa che sembra funzionare meglio di tutte le porcate che assumo è quella stupida, banale musichetta della ballerina di porcellana. Mi sento un po' infantile a farlo, eppure in quei momenti sento di nuovo un legame con lei, con la mia infanzia anche, volendo.

In questi anni ho fatto di tutto per seppellire la mia personalità sotto un cumulo di oggetti e un po' è servito, l'unico problema è che adesso non so neppure dove cercarmi, dove sono andato a finire. Da quando la conosco mi trovo a dover fare i conti con me stesso, mi trovo in svantaggio perché la sua personalità è così luminosa e la mia così fallimentare.

Ad ogni modo oggi è una nuova giornata, è lunedì, l'ultimo insieme a lei da uomo libero. La prossima settimana a quest'ora sarò sposato.

Attraversando l'atrio vedo che Sebastian mi sta aspettando. Fantastico. Posso evitarlo? O meglio, lo voglio? E questa voce dentro di me che mi dice di ammazzarlo e basta, senza pensarci troppo?

<<Buongiorno, amico.>>

Gli dico con la mia faccia più strafottente. Lui è impassibile, elegante nonostante la pelle tumefatta dove la mia rabbia l'ha colpito. Ha la serenità dei giusti e mai come oggi mi è sembrata più auspicabile dei miei ninnoli tanto costosi. Mi amerebbe se fossi come lui? Lei mi vorrebbe al suo fianco?

<<Non siamo più amici da tanto tempo, Arthur.>>

Il suo occhio destro ancora non si apre del tutto, mi fissa in mezzo al viola acceso della pelle.

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