"La verità, Tess. Non lo so perché, non lo so che ci faccio qui. Io mi sposerò tra pochi mesi, e non posso tirarmi indietro. Non sarà come in tutti quei film da donne in cui all'ultimo minuto uno manda tutto a puttane. Non ho niente da offrirti, o a...
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Ho passato una notte infernale dopo essermene andata da casa sua. Quindi mi ama, eh? E io che stavo per caderci con tutte le scarpe, che avevo creduto alle sue belle parole, a tutta la tragicità con cui mi ha puntato contro questo amore, neanche fosse una rivoltella. Voleva togliere le sicura e premermela in fronte, forse era questo che vuole da me, farmi crollare. Ma stavolta non crollerò. Ovviamente mi ha ignorata come fossi trasparente e amoreggia apertamente con Kate Riverton, la bambola dalle labbra gonfie. Sicuramente ama anche lei, le ama tutte. Dovevo rimanere con Sebastian ieri notte, all'ospedale, dove lo ha mandato questo demonio.
<<E' lei la famosa Tess, non è vero?>>
Arrota le erre in un modo fastidiosissimo, sta scartavetrando le nostre belle consonanti morbide e Americane con molto poco rispetto. Si meritano questi due. Punto gli occhi alle mani di Glenn che stringono il legno della scrivania. E' nervoso? Non l'ho mai visto cedere. Ma posso vedere da qui, che i suoi polpastrelli sono sbiancati dalla stretta.
<<Vi dispiace darci cinque minuti?>>
Mi alzo contenta di avere modo per andarmene. Una volta fuori Kate tenta una conversazione poco allettante.
<<Che gli hai fatto?>>
<<A chi?>>
Dico svogliata.
<<A quei due. >>
<<Niente.>>
<<Mmm, sono sicura che abbiano qualcosa in mente.>>
Che non è una volpe si intuisce ad una prima occhiata, ma ora sta volutamente spingendo la sua immaginazione in territori ai limiti dell'assurdo.
Vedo Sebastian passare e mi avvicino.
<<Sei venuto lo stesso?>>
Lo soppeso con preoccupazione, è completamente violaceo e il braccio è stretto in una fascia con cui è tenuto fermo.
<<Non valeva la pena rimanere in quel posto per qualche graffio.>>
Sorride e tenta di sdrammatizzare, alza anche una spalla, ma una fitta di dolore gli trapassa i lineamenti.
<< E poi la mia infermiera è qui. Dove altro dovrei essere?>>
Kate mi continua a guardare con insistenza, mi giro e le do le spalle. Non mi accorgo che Arthur è uscito finché non sento i suoi occhi addosso. Non c'è nulla dell'Arthur buono adesso, le pupille sono due proiettili. Mi sorride persino prima di allontanarsi con la sventola di turno.
Torno in ufficio e tento di concentrarmi sull'investimento che Glenn vuole fare in Africa, su un territorio in cui sta cercando un appoggio per un disboscamento a costo quasi azzerato.
Mi dimentico di tutto, anche se non so come è possibile. Solo il freddo che sento addosso, nonostante il clima sia temperato e il sole di Augusta già renda le giornate tiepide, mi ricorda che qualcosa non va, che la normalità non è in questa distanza che sto mettendo tra me e quello che è successo con Arthur.