9 - Arthur - CheckMate

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Esco di casa per andare al lavoro con un umore nero

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Esco di casa per andare al lavoro con un umore nero. Ho passato tutta la giornata di domenica a casa sul divano a smaltire la sbornia e a evitare di precipitarmi allo Starbucks su Belfast Ave. Anne ha pensato bene di affinare le sue doti da crocerossina sfiancandomi e standomi addosso quando io avevo solo bisogno di pensare. In verità non ricordo molto di quello che è successo al White Party, se non che sono stato piuttosto... ecco, diciamo diretto con Tess e che Glenn mi ha preso a cazzotti. Poi, il vuoto. Spero che quel figlio di puttana abbia tenuto le mani a posto. Solo all'idea che potrebbe non essere così sento una morsa di gelosia. Ok, devo proprio piantarla di crogiolarmi in questa storia. Oggi rischio il culo, è solo questo che conta. L'unica cosa di cui mi importa è la carriera.

Quindi lo farai, brutto bastardo? Firmerai il patto col diavolo?

Oggi sono nelle sue mani, è terribile, è lui che deciderà se il mio sarà un radioso futuro o se si ridurrà tutto a sgomberare l'ufficio. La cosa peggiore è che ha fatto in modo che tutto dipendesse da me, da quello che sono pronto a sacrificargli. So che lui non vuole davvero Tess, è me che vuole controllare, e finora c'è sempre riuscito piuttosto bene. Non capisco il suo gioco però, prima mi ha dato un cazzotto e poi mi ha coperto con Anne, dicendogli che stavo difendendo la piccola Tess da lui, che aveva perso il controllo. Quindi ho anche fatto la figura dell'eroe.

Salgo in macchina, e decido di non accendere lo stereo, i miei pensieri fanno abbastanza rumore. La tentazione di correre da lei e scusarmi è fortissima. Dalla prima volta che l'ho vista è come se si fosse creata una connessione tra noi, un filo teso. Ho come la sensazione che ci siamo baciati, ma non ne sono sicuro, non so quanta realtà e quanta allucinazione ci sia in questo, ero davvero ubriaco.

Controllo per l'ennesima volta la situazione della mia faccia nello specchietto della macchina, è un disastro, dannazione! Anche se devo dare atto a Rosa di essersi impegnata davvero tanto con le sue creme, ho un occhio ancora semichiuso e si intravede perfettamente il gonfiore e il livido giallastro tra lo zigomo e la bocca. Cazzo, che figura di merda che farò davanti a tutti. Mentre percorro la Lambert Ave la tentazione di girare per Belfast diventa davvero troppa. Mi dico che voglio un caffè. In fondo sono in anticipo, e che non lo faccio per Tess. Ma chi voglio prendere per il culo? E prima che il mio cervello possa intervenire per evitare l'ennesima cazzata sono già nel parcheggio dello Starbucks con l'espressione di un cane bastonato.

Sbircio dal vetro per vedere se ci sono tracce di Tess. La osservo nel suo completino da lavoro, un grembiulino grigio che le mette in risalto la forma del seno. Niente minigonne, sembra una versione di Tess molto più sottotono. Sta sorridendo timida a un cliente mentre le porge l'ordinazione.

Cosa c'è sotto, Lentiggini? Com'è stata la tua vita finora?

Non sembra né nervosa, né triste. Ho dato per scontato che anche lei provasse quello che provo io, questo mi fa sentire estremante frustato e piuttosto patetico per la seconda volta in meno di quarantotto ore. Perché lei dovrebbe sentirsi attratta da me? Sono stato respinto, questo lo ricordo perfettamente. Solo all'idea che potrei vederla i miei piedi si muovono più sciolti, eseguendo quasi una danza per conto loro. Si tratta sempre di un esercizio pubblico, in fondo. E io sono un cliente, dovrà starmi a sentire se non altro. Apro la porta che fa suonare una specie di campanellino. Ammetto che avrei preferito dirigermi verso di lei in maniera defilata. Oh, al diavolo, come farò ad affrontare un gruppo di squali alla riunione se sono spaventato dalle reazioni di una ragazzina?

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