41 - Arthur - Comes to a Showdown

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Tutto questo non sta succedendo davvero

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Tutto questo non sta succedendo davvero. Mi trovo in un fottuto incubo, ecco cosa. Appena siamo entrati Tess l'ha seguita come un docile cagnolino e non si è mai voltata indietro. Com'è possibile se fino a cinque minuti fa io ero dentro di lei? Mi ha usato? Era tutto parte di un perverso piano? Li vedo salire sul piccolo palco mano nella mano. Anche se a voler essere sinceri lui ha tutta l'aria di avercela trascinata, lassù.

<<Oh, eccoti, cosa vogliamo fare? Mi dai una tariffa da babysitter e me ne vado?>>

Carol è vicino a lei, mi sorride rassicurante. La mia piccola, perfetta Carol.

Stephanie mi è accanto e mi parla con un tono piuttosto sarcastico.

<<Il vestito mi sembra più che sufficiente a saldare il conto.>>

Rispondo cattivo, tanto che persino Carol sgrana gli occhi. Ma Stephanie non la guardo neppure, tutta la mia attenzione è per la donna, che lo sento, mi sta di nuovo per rovinare la vita.

<<Molto meschino da parte tua, pensare di voler avere ragione!>>

La sua voce alta si spegne nel silenzio della sala, gli occhi di tutti sono puntati sul palco, Glenn ha appena preso in mano il microfono.

<<Ne parliamo dopo, ok?>>

Stephanie è contrariata ma non si muove da dove si trova. Mi resta accanto, anche se sono stato piuttosto ingiusto con lei.

E non ribatte più, forse anche lei attenta alle parole di Glenn, alla sua squallida dichiarazione d'amore. Vorrei salire sul palco e ucciderlo, stritolarlo per il modo in cui sta parlando di lei, il mio cuore ormai è un tamburo fuori tempo com'erano i tacchi di Tess su questo dannato marmo. Non ci salveremo mai, è semplice. E lei lo ha sempre saputo, che questo sarebbe stato il nostro ultimo walzer, ecco il motivo delle lacrime. Ripenso al suo respiro sotto di me, a tutto quello che ho provato. A tutto quello che immagino mi farò bastare da adesso in poi.

<<Vorresti passare il resto della tua vita con me e sposarmi il 22 agosto prossimo? So che manca poco tempo ma io davvero non vedo l'ora di condividere con te il mio destino.>>

Ha fatto le cose in grande Glenn. Ha comprato un gioiello che sembrerebbe il Pink Star, persino Steph non trattiene un verso di stupore. E soprattutto ho appena capito che questo di Glenn, non è stato il gesto impulsivo di un innamorato ma un'azione pianificata con attenzione. Il nostro accordo restrittivo entrerà in funzione proprio dopo il processo di Carol, il giorno prima della data delle loro nozze. E avremo tutti le mani legate.

E io che pensavo di essermi lasciato alle spalle gli anni più duri. Sono davvero uno sciocco sentimentalista. Lo sapevo che non sarei dovuto venire, lo sapevo che dovevo lasciarla andare. È la mia stupida, cieca ostinazione, la causa di tutti i miei problemi.

<<Papà ho sonno.>>

Dice la mia Carol che non vuole mai andare a dormire. La mia Carol, che per essere così piccola, conosce fin troppo a fondo i meccanismi del cuore umano.

<<Un secondo.>>

<<Ho sonno adesso...>>

Ritenta quasi disperata per togliermi da qui, per toglierci da qui. Anche lei riponeva qualche piccola speranza in lei. E la sua è l'unica, piccola voce, che si sente in questo silenzio tombale. Vedo Tess che inizia una frase e poi ci ripensa. Le nostre azioni, sin dall'inizio non hanno fatto che condurci dove siamo ora, alla disfatta.

Non farlo. Ti prego. Non farlo. Scegli noi. Scegli me.

Se sono riuscito a trasmettergli un po' d'amore, se solo sono riuscito ad essere l'uomo che voleva le dirà di no. Ma chi voglio prendere in giro? L'ho vista seguirlo come in preda ad un incantesimo e non mi ha mai detto che mi ama. Forse voleva prendersi il mio corpo come vogliono tutte, come vuole anche Steph, che mi aspetta, nonostante tutto, speranzosa.

Non farlo.

Penso ancora. Prego, anche se ormai non credo in niente, non dopo mia madre. Dannazione, ero dentro di lei fino a poco tempo fa, come fa a non contare niente? Ma poi capisco che è quello che deve aver pensato lei, che deve essersi detta Tess per tutta la prima parte di questo nostro strano gioco. Quando non ho neppure mai preso in considerazione di lasciare Anne per lei, nemmeno per un secondo. E adesso che è il turno di Tess, so che mi restituirà il favore, altrimenti non sarebbe la mia crudele controparte femminile, se un Dio perverso, non l'avesse creata proprio in questa maniera.

Infatti mi guarda, sbatte le palpebre una volta, come se fosse un segnale concordato tra noi, un segnale pregno di significato. Come se mi implorasse di nuovo di capire, ma io non capisco più niente, non in questo momento.

<<Ti senti bene, Arthur? Sei bianco come un lenzuolo, vuoi sederti?>>

Mi domanda Steph, e sorrido dentro di me pensando che ogni dannata donna ha questo perverso e innato spirito da crocerossina. Tranne la mia aguzzina, ovviamente.

<<Papà? Papà?>>

Mi chiede Carol strattonando la manica della giacca elegante.

È così che ci si sente quando si sta per svenire? Non sono mai svenuto, a meno di non considerare il post sbornia, ma quello assomiglia più ad un addormentarsi. Invece questo, svenire da sobri... questa sensazione di leggerezza è quasi piacevole, quasi rassicurante.

<<Arthur?>>

<<Papà...?>>

Le orecchie iniziano a ronzare, così da non permettermi quasi di udire quel suono. Ma lo sento lo stesso, lo leggo lo stesso dalle sue labbra.

<<Si, Glenn.>>

<<Andiamo...>>

<<Ma stai...?>>

<<Andiamo dannazione!>>

Mi sorreggo ad una colonna. Mi viene da vomitare.

<<Un attimo papà...>>

Mi dice Carol correndo verso il palco da dove Glenn e Tess scendono mano nella mano, lui sorridente, lei non ho neppure il coraggio di guardarla in faccia.Tutto quello che penso è che devo andarmene immediatamente da qui, devo scappare il più lontano possibile da quei due.


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