36 - Tess - Two wrongs don't make a right

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<<Dove hai intenzione di andare?>>

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<<Dove hai intenzione di andare?>>

Arthur mi prende una mano e ferma il mio tentativo di alzarmi dal letto, per la terza volta.

<<Pensavo di mangiare qualcosa...>>

<<Hai ancora appetito?>>

Mi restituisce un sorriso rilassato. I suoi occhi verdi sono completamente liberi dalle ombre e che spesso li oscurano. Non c'è rabbia in lui stanotte. Non riesco a resistergli quando si mostra in questa maniera. E' l'Arthur buono, l'Arthur che sogno quando chiudo gli occhi. Eppure c'è qualcosa che mi dà fastidio, non mi sento completamente a mio agio. Credo di essere meno disposta di quanto pensassi ad avere da lui solo le briciole, anche se la sensazione della sua pelle contro la mia è qualcosa che non riesco a spiegare, una parte di me, piuttosto razionale, chiede di essere ascoltata.

<<Sei una specie di stallone, quindi?>>

Dico restando seduta dalla mia parte del letto, mentre lui, sdraiato, si poggia sul gomito. I miei occhi fissano il muro bianco, le dita della mia mano destra tormentano la sinistra. Odio il bisogno che sento di toccarlo di nuovo. Devo fare qualcosa per allontanarmi da lui.

<<Non mi sembra che la cosa ti abbia disturbata nelle ultime ore, anzi...>>

La sua voce sicura e roca mi giunge da dietro facendomi rabbrividire.

<<Già.>>

<<Solo già? >>

Mi prende per la vita e mi tira verso di lui. E' così confortante il calore che sento quando mi è addosso che chiudo gli occhi e mi godo la sensazione mentre lui inizia a baciarmi il collo e lo sento indurirsi di nuovo contro la mia coscia. Devo ammettere che come amante è davvero prodigioso, instancabile.

<<Di cosa è fatta questa pelle?>>

Mi dice tra un bacio e l'altro.

<<Sei... Ecco...non so neanche spiegarlo a parole.>>

Mi confessa ridendo tra i miei capelli. Dovrei essere conquistata dai suoi modi. È così che funziona con le altre, no? Cadono ai suoi piedi. Lo dice a tutte, continua a urlarmi una voce dentro di me.

Sei solo l'ultima di una lista infinita.

Come con Dan. Non imparo mai dai miei errori, mi riviene in mente quella terribile giornata con Olly che mi teneva la mano e io che non facevo che pregarla di non chiamare mia madre mentre osservavo il camice del dottore allontanarsi da me. La mano di Arthur mi accarezza lasciva il ventre vuoto.

<<Non c'è bisogno che mi aduli, sono già disposta a darti quello che ti interessa .>>

La mia voce fredda mi sorprende. Lo sguardo di Arthur cambia immediatamente. E' un uomo volubile e suscettibile e io sono una stronza. Non faccio altro che portarlo dalla parte sbagliata di se stesso. Toglie le mani da me come se scottassi. Stringo i pugni per evitare di riportarmele addosso, per avere quella consolazione, così irresistibile di lui dentro, Arthur dappertutto. I muscoli dell'addome sono tirati, i capelli scomposti non sono in ordine come al solito. Guardo le unghie curate della sua mano mentre se li sistema.

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