35 - Tess - Fireflie in a jar

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Ho la testa leggera

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Ho la testa leggera. E' una sensazione nuova, dev'essere per l'alcool che ho bevuto e a cui non sono abituata. Il mio cervello in questo momento è un caleidoscopio di emozioni contrastanti. Ho pensato fino all'ultimo che me ne sarei andata prima dell'arrivo di Arthur, invece eccomi qui che ho le mani sudate mentre lui dà un giro di chiavi alla porta. L'ultima volta che sono stata con lui, nella stanza nel deserto, è andato tutto nel peggiore delle maniere. Tranne noi, mi sembrava sbagliato, e mi sembra sbagliato anche in questo momento. Gli guardo le spalle ben fasciate dalla sua giacca elegante e il piccolo spazio di pelle che c'è tra i capelli e l'inizio della sua camicia bianca. Avrei voglia di baciarlo proprio lì, sperando di essere la prima. E' questo il problema forse. Non so dove andremo a finire, so che non lascerà mai lei per me, che finirà per sposarla nonostante tutto. E mi ritrovo a fantasticare sul prendermi l'unico pezzo di lui che mi sembra incontaminato dalle altre, qualcosa di nascosto come può esserlo quel piccolo spazio sul collo. Ho capito che non vuole parlare del futuro, lui non lo fa mai con me, semplicemente perché non c'è un futuro. Quindi non devo affezionarmi a quello che avrò stasera. Devo fare in modo di lasciare il cuore fuori da qui. Ma a parte qualche cedimento, so onestamente di averlo fatto. E' rimasto fumoso in quel locale di sovversivi. Sento il click che fa il dispositivo di allarme disattivato, non so perché ma resto un attimo fuori dalla porta come un vampiro che ha bisogno di invito. Arthur si gira e mi fissa intensamente. I suoi occhi verdi riescono sempre a inchiodare i miei, che ubbidiscono al comando silenzioso come farebbe un cane col padrone. Si passa la mano tra i capelli, esausto.

<<Tutto ok?>>

Mi chiede per l'ennesima volta.

<<Si, scusami.>>

Dico io facendo un passo lungo per coprire la distanza che mi separa da lui. Non ho mai il coraggio di toccarlo, di prendere l'iniziativa. Quindi mi limito a seguirlo per l'appartamento mentre lui lo svela accendendo delle luci. E' senz'anima l'ambiente  qua dentro. Ci sono quadri trascurabili e tutto è ossessivamente bianco e nero.

Come la sua anima.

Alza le serrande di una grande finestra che dà sulla strada in centro di Augusta, mi avvicino e sbircio un attimo fuori, guardando le piccole luci delle macchine che a quest'ora ancora si rincorrono. Sono attratta da lui come una lucciola da un barattolo. Quanto tempo è passato dalla prima volta che sono stata qui? Quasi un mese e mi sembra essere stato anni fa. Com'ero prima di lui? Com'ero un mese fa? Non lo so più.
Incompleta.
Mi volto un attimo e lo vedo allentarsi il nodo della cravatta mentre mi sorride sornione. La barba è leggermente più lunga di quando è arrivato a casa di mia madre, come piace a me, gli dà un aria vagamente selvaggia.

<<Ti chiederei se vuoi qualcosa da bere, ma credo che per stasera forse può bastare così. Magari un succo di frutta? Mi pare fosse alla pesca quello che hai fatto bere al pavimento la prima volta che ti ho visto...>>

<<Arancia.>>

<<Ok, vada per quello. >>

Si volta e sparisce verso la cucina. Lo sento sbattere e pronunciare qualche maledizione.

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