46 - Tess - Shards

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Glenn mi sposta malamente facendomi slittare sulla scrivania scura

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Glenn mi sposta malamente facendomi slittare sulla scrivania scura. Le mie mani vengono a contatto col legno freddo. Sento il tonfo della ballerina che va in pezzi, solo che stavolta per colpa mia.

<<Apri le gambe.>>

Continua a dare ordini e io continuo a fare come dice lui. Ha detto che avrebbe fatto in modo di cancellare tutta la tristezza che sento. Ma cosa ha intenzione di fare, di sostituirla con un dolore ancora peggiore?

La mia mente torna alla differenza di atteggiamento che ha avuto Arthur con me, il confronto è inevitabile. Il suo corpo caldo, il suo piacere intenso e tutto quello che aveva negli occhi. Sapevo dall'inizio quello che avrei fatto, sapevo che volevo solo usarlo esattamente come Glenn sta facendo con me.

L'ho visto appoggiarsi alla colonna bianca per non cadere. Ho visto come si aggrappava a quella donna.

Tento di fare attenzione a Glenn anche se non lo vedo in questo momento. So che i suoi occhi cattivi sono perfettamente coscienti, lui mi vede eccome.

<<Scommetto che per Arthur eri molto più disponibile. Non è così? Ti sei fatta scopare come una puttana. Perché è così che ti sei comportata, piccola Tess. >>

<<Smettila Glenn!>>

Gli dico con una voce che purtroppo non è sicura e ferma come vorrei.

<<Falla finita!>>

Ma lui mi tiene ferma dove sono.

<<Voglio solo assicurarmi che tu capisca quello che mi aspetto da una moglie.>>

Mi sussurra gelido.

<<... e soprattutto quello che non mi aspetto. >>

Mi tiene il viso tra le mani, mi fa male perché mi stringe le mie guance tra il pollice e l'indice e mi alza il viso in modo che si trovi di fronte al suo.

<< Ho capito, lasciami, mi stai facendo male.>>

<<Voglio farti male, voglio che tu mi senta.>>

Questo Glenn mi spaventa, non è rassicurante.

<<Non mi piaci in questo modo.>>

Gli rivelo, ma la sua espressione non cambia.

<<Nemmeno tu.>>

Mi entra dentro con rabbia e trattengo il respiro. So già che sto superando il limite, so già cosa succede alle donne che accettano tutto questo. L'ho visto accadere, è una spirale pericolosa da cui non si torna indietro.

Mentre mi sembrava che Arthur fosse parte di me, che fosse solo un completamento di me stessa, Glenn sembra così estraneo e aggressivo. Quello che dovrebbe eccitarmi mi spaventa, queste sue spinte e il modo in cui mi tiene ferma mi sembrano un inno alla violenza. L'amore non c'entra niente, mi rifiuto di pensare che faccia così male.

Glenn tiene la mascella rigida e continua a tenere ferma la mia.

<<Non abbassare lo sguardo, non farlo Tess se non vuoi che mi arrabbi sul serio.>>

<<Ti sto guardando.>>

Dico, anche se la mia voce esce storpiata per via della sua stretta. Non riesco ad aprire bene la bocca. Immagino che dovrei sentirmi più umiliata di così, so che dovrei fare qualcosa, dovrei bloccarlo, dovrei allontanarlo. Sento solo bruciore al suo passaggio, ogni sua spinta fa male, il piacere è lontanissimo. Glenn sembra assolutamente controllato, non si sta lasciando andare, non abbassa la guardia. Ci fronteggiamo come due nemici cercando di capire chi dei due si arrenderà per primo.

<<Nemmeno un gemito per me? Hai conservato tutto per lui?>>

<<Smettila!>>

Velocizza le spinte e si avvicina al mio orecchio. Niente baci, niente effusioni, il legno liscio è freddo sotto al mio sedere.

<<Mi fai male.>>

Ripeto ancora. Toglie la mano dal mio viso e le appoggia entrambe sul legno della scrivania.

<<Sempre meglio di niente.>>

Sento le contrazioni del suo pene dentro di me, so che è vicino all'orgasmo ma il suo viso è una maschera di cera.

<<Ti è venuto dentro?>>

Mi domanda con una voce terribile.

<<Smettila!>>

Provo ad allontanarlo ma lui fa resistenza e mi tiene ferma lì dove sono.

<<Ti è venuto dentro?>>

Ora la sua espressione è assolutamente glaciale.

<<Che differenza fa?>>

<<Rispondimi.>>

Continuo a non dire niente, fisso i cocci bianchi della ballerina sul pavimento. Il mio talismano contro la tristezza, come ha detto la piccola Carol.

<<Lo prendo per un sì. >>

Ma non lo guardo più, sono assolutamente affascinata da quel chiarore contro il parquet scuro, assolutamente confortata dalla finezza di quei cocci rotti.

Ti voglio Lentiggini.

Mi ha detto Arthur. E io ho detto sì a Glenn solo per fargli male e alla fine ne ho fatto a entrambi. Mi riprometto di parlare a Glenn del suo osceno atteggiamento.

<<Mi fa schifo essere dove è stato anche lui.>>

Mi fa inginocchiare sul parquet, più caldo di quello della scrivania e inizia a masturbarsi addosso a me. Quando capisco cosa vuole fare tento di rialzarmi.

<<Eh no, non stavolta.>>

Mi dice minaccioso e tenendomi ferma per una spalla.

<<Non voglio! Non voglio tutto questo.>>

<<Ma hai detto di sì. A cosa pensavi di acconsentire?>>

Sposto la testa all'ultimo minuto e alla mando all'aria i suoi piani perversi sul modo in cui voleva rendermi il favore.

Rimaniamo fermi in silenzio per un po'.

<<Rivestiti, ti aspetto in camera.>>

Si tira su i pantaloni, si avvicina alla porta e mi lascia da sola. Osservo il Pink Star che ho al dito, l'unica cosa che brilla perversamente in tutto questo. Lo tolgo e lo lascio lì accanto ai resti della ballerina. Poi inizio a rivestirmi.

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