"La verità, Tess. Non lo so perché, non lo so che ci faccio qui. Io mi sposerò tra pochi mesi, e non posso tirarmi indietro. Non sarà come in tutti quei film da donne in cui all'ultimo minuto uno manda tutto a puttane. Non ho niente da offrirti, o a...
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Arthur non nasconde la sorpresa quando gli confesso che lo amo. Perché ho aspettato tanto? Il suo calore, il suo odore e la sua voce persino, un po' roca e sensuale, mi erano mancati da morire.
Mi chiede di ripeterglielo e lo faccio. Lo amo, è sempre stato così e non è mai dipeso da me, come non è dipeso da me non amare Glenn. Vorrei domandargli tante cose, vorrei sapere che fine ha fatto quella donna e se convive con lei. Ci sarà tempo per questo, per sistemare tutto. O almeno lo spero, ma combattere quello che provo per lui, finora, mi ha solo causato grandissimi guai. Non mi sono mai davvero interrogata se fosse vero o meno che esiste una persona giusta per ognuno di noi. Arthur, senza dubbio, per un considerevole periodo della mia vita, è stata una persona assolutamente sbagliata per me, mi ha fatto male all'inizio, mi ha umiliata, ha sposato un'altra e mi ha lasciato nelle mani di Glenn. Ha fatto delle cose terribili in nome di questo amore o contro questo amore. E io ho fatto lo stesso, in fondo volevo fargli male stando con Glenn, volevo che lui sapesse cosa ho provato, volevo che anche lui fosse su quell'aereo con me.
<<Ti prego, Tess... >>
Si stacca da me e noto che è incerto se parlare o meno.
<<Perché non mi hai detto...>>
Attacca facendo una pausa e io sento la respirazione bloccarsi e il cuore iniziare a battere forte. Non sono pronta a parlarne. Scuoto la testa ma lui mi incalza.
<<Era tutto quello che volevo Tess, sarei stato...>>
<<Lo dici adesso, ma non lo avresti detto allora.>>
È più una cosa di cui voglio convincermi io, è quello con cui mi sono consolata dall'inizio, quest'idea, che anche se lo avesse saputo, non sarebbe cambiato niente.
<<Non è vero. Si, ora sono un uomo diverso ma alcune cose sono rimaste identiche. Sarei stato onorato Tess, di essere suo padre, e sono sicuro che da qualche parte di te, lo intuisci.>>
Me lo sussurra piano, come se fosse un segreto, si lo so che è vero. E mi maledico. Sento le lacrime affacciarsi agli occhi.
<<Da quando Sebastian me l'ha detto non ho pensato ad altro, non ho fatto che immaginare la tua pancia che cresceva giorno dopo giorno, pensare a quanto mi avrebbe affascinato notare i cambiamenti del tuo corpo, a quanto avrei amato coccolarti, sentirti lamentare perché eri stanca, perché non riuscivi a metterti lo smalto sui piedi o ad infilarti le scarpe. Te le avrei infilate io, ti avrei messo lo smalto e non ti avrei mai lasciata sola. Ti ho immaginato in miliardi di situazioni diverse. Ci ho pensato così tanto. Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto affrontare senza di me e mi dispiace di aver perso un figlio e non aver potuto fare niente, questo mi fa sentire davvero impotente. So che ormai non conta niente, perché lassù eri da sola. Quello che posso prometterti, però, è che farò di tutto per rimediare, farò di tutto per far tornare questo bambino da noi, se me lo permetterai.>>
Mi sorride, è bellissimo con la barbetta leggera e questo sguardo profondo, innamorato, disperato.
Annuisco.
<<Non ti sembra di correre un po' troppo?>>
Tento di sdrammatizzare. Lui ride.
<<L'ultima cosa che voglio fare è spaventarti, e non so come la vedi tu, ma a me tre anni senza di te sono sembrati un tempo tragicamente infinito.>>
Mi fa quel sorriso affascinante e mi passa una mano sui lividi.
<<Mi dispiace tanto, Lentiggini. Per tutto. E...>>
<<E...?>>
<<Anche io ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo. Ma non hai risposto ancora alla mia domanda, non lo sposerai, vero?>>
Il suo sguardo si incupisce subito quando non rispondo.