22 - Tess- Personal Space

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Mi sveglio dopo qualche ora e ci metto un po' a capire dove sono

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Mi sveglio dopo qualche ora e ci metto un po' a capire dove sono. La piccola stanza del motel mi sembra opprimente, le lenzuola scomposte intorno a me mi ricordano dolorosamente che cosa ci faccio qui. Con la coda dell'occhio guardo i cento dollari poggiati sul comodino, sono piegati. Per un attimo ho sperato con tutta me stessa di aver sognato l'ultima parte, di aver sognato la notte scorsa. Invece eccomi qui a fare i conti con la realtà. Lui mi ha usata nel modo più umiliante, come se fossi un oggetto di cui disfarsi quando non servivo più al suo divertimento. Quell'uomo ha dei grossi problemi interpersonali.

Anche tu.

Mi alzo e vado verso il bagno, lo specchio mi restituisce l'immagine dei miei occhi gonfi. Sono stata davvero una stupida, ecco come sarebbe una relazione con lui, per una come me. Significherebbe sicuramente versare più lacrime di quanto io sia disposta a fare, credo di aver già avuto la mia dose di dolore e non me la sento di definirmi un'autolesionista. Mi faccio una doccia veloce e con i capelli ancora bagnati mi vesto, devo chiamare un taxi e per farlo ho bisogno di chiedere all'uomo dell'ufficio di usare il telefono, visto che la ricezione è pari a zero qui in mezzo al nulla. Fa uno strano effetto infilarsi di nuovo questo tailleur impolverato, su cui riponevo, adesso me ne rendo conto lucidamente, davvero troppe speranze. Lego i capelli come capita e mi dirigo verso l'ufficio, questo tipo di terreno è davvero un martirio con i tacchi che si infilano continuamente nella sabbia. Lascio i soldi dove sono, sicuramente alla donna che pulisce le stanze saranno più utili che a me. Non vado mai in giro senza avere dei contanti, tranne in occasioni particolari, sono una persona previdente. Ringrazio tutti i santi del mondo di essere stata almeno attenta a livello contraccettivo. Per fortuna Arthur aveva con sé dei preservativi, anche se è sembrato piuttosto scocciato dal fatto che io non prendessi la pillola. Che razza di imbecille! L'uomo dell'ufficio è magro, di mezz'età e con profonde occhiaie. E' annoiato, sta fissando un piccolo televisore attaccato al muro.

<<Buongiorno, mi scusi potrei usare il telefono?>>

L'uomo si gratta la pancia e mi scruta con la sua espressione di sufficienza.

<<Non devi essere stata molto brava.>>

Mi fa un sorriso coi suoi denti gialli, questo è uno scherzo.

<<Mi scusi?>>

<<A fare il tuo lavoro, se il tuo amico ti ha lasciata qui, non sei valsa i soldi che ha speso, in genere non fanno così.>>

Alza le spalle, come a dire che non sta giudicando è solo quello che vede accadere. Perfetto, mi ha preso per una prostituta.

<<Però tu devi essere di quelle costose, vero?>>

<<Io, non sono un'escort e quello era, era solo un mio amico.>>

<<Certo, certo. Quello è il telefono, è un dollaro al minuto per le interurbane, sa anche noi in qualche modo dobbiamo tirare avanti la baracca.>>

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