29 - Arthur - Fortuitous Coincidence

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<<Papà dove andiamo?>>

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<<Papà dove andiamo?>>

Carol è seduta accanto a me sul suo rialzino. È visibilmente infastidita nonostante i tentativi che ha fatto Stephanie per piacerle. Infatti me lo dice sbuffando.

<<Al centro. Vi porto in una boutique.>>

Guardo nello specchietto retrovisore e vedo che Stephanie mi sorride complice. Indossa i suoi occhiali dalla montatura pesante, secondo me la rendono più sexy, ed è anche più familiare, in fondo è così che la vedo tutti i giorni da tre anni.

<<Possiamo fare presto?>>

Mi dice con tono petulante mia figlia, mettendo una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Ah, è davvero somigliante a me. Anche nella gelosia, immagino. Vuole essere l'unica, non le piace condividere con altri il tempo che passiamo insieme. A quanto pare, anche l'eccitazione del "ballo" di stasera, è stata sostituita da questo atteggiamento ostile. Sorrido pensando che non renderà la vita facile agli uomini, un giorno, poi il sorriso si spegne appena penso che non voglio che abbia un uomo, non voglio passare in secondo piano per lei. Solo l'idea mi fa imbestialire. Si, condivide decisamente una buona parte del mio corredo genetico.

<<Carol vuoi fare il gioco dei colori delle macchine?>>

<<No!>>

Mia figlia interrompe Stephanie e addirittura la vedo guardarmi come a chiedere conferma di quanto possa essere stupida l'idea di Stephanie.

<<Non è una brutta idea, Carol. È un gioco che facciamo spesso io e te...>>

<<Quando ero piccola, papà...>>

<<Carol, ci abbiamo giocato la scorsa settimana...>>

Adesso mi guarda stringendo i suoi occhioni verdi.

<<Sono troppo grande, oggi.>>

Stringe gli occhioni arrabbiati, come se avesse dovuto fare la fatica, di farmi notare, una cosa ovvia.

<<Va bene Carol e a cosa vogliamo giocare?>>

Ritenta Stephanie divertita.

<<A niente!>>

Stephanie mi sorride di nuovo dallo specchietto. Sicuramente la somiglianza col padre non deve esserle sfuggita. È una bella giornata di giugno, e per la prima volta mi accorgo di stare bene. Erano anni che non mi sentivo tanto leggero. Anche nei momenti felici della mia vita dopo Tess, che erano per la maggior parte quelli che avevano a che fare con mia figlia o coi miei successi lavorativi, c'era sempre dietro questo sottofondo di malinconia, questa mancanza ossessiva di lei. Oggi invece non è così, oggi voglio che tutto questo sia come un nuovo, vero inizio, e ha tutti i presupposti per esserlo davvero.

<<Siamo arrivate ragazze.>>

<<Yuhu!>>

Stephanie esulta.

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