"La verità, Tess. Non lo so perché, non lo so che ci faccio qui. Io mi sposerò tra pochi mesi, e non posso tirarmi indietro. Non sarà come in tutti quei film da donne in cui all'ultimo minuto uno manda tutto a puttane. Non ho niente da offrirti, o a...
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Sento il nervosismo di Glenn anche dalla posizione in cui mi trovo. Dev'essere per lo stato di salute della madre. Ho avuto poche occasioni di incontrare Gloria Baumgartner, ma il tempo passato in sua presenza, è stato sufficiente perché mi rendessi conto dell'enorme somiglianza tra lei e suo figlio. Decido di dare un taglio allo sproloquio di Arthur. Di questo Arthur colpevole e miserabile. Non mi è mai sembrato più debole, più patetico. Sta diventando buio, noto distrattamente. Delle torce sono state accese per creare un po' di luce. I miei occhi vanno di nuovo oltre il giardino. So come mai, mi succede spesso di abbassare la guardia quando scende la sera. Mi ha detto che è stato all'inferno. Ma non sa di cosa parla, è ovvio. Do una rapida occhiata a quel corpo ancora sfacciatamente muscoloso, invitante. Le sue mani stanno tremando leggermente. Ci ha messo un po' a fissare i suoi occhi verdi nei miei. Si vergogna, e fa bene. La mia gabbia dorata mi proteggerà da lui e se non sarà sufficiente, stavolta Glenn è dalla mia parte, e lui non può più farmi male.
Ormai ho capito come funziona. Arthur. Ormai sono una di voi. Faccio parte anche io della squadra.
<<Mi dispiace per te.>>
Dico sempre distrattamente.
<<Abbiamo avuto tutti quello che meritavamo.>>
Aggiungo. Ma sono diventata davvero una professionista. Fermo sul nascere quel pensiero caldo che si stava facendo spazio dentro di me.
Arthur sembra essere stato preso in contropiede, fa un passo indietro. Penso che inciamperà di nuovo. Che si impiglierà tra l'erba come ha fatto nella sua vita.
Mi guarda da più lontano, come se questo fosse sufficiente per mettermi a fuoco. Ma sono stanca. Mi sento improvvisamente sfinita. Ed è per il modo in cui sembra mangiarmi con gli occhi, non sa dove guardare, mi fissa le mani, la bocca, le guance, i capelli.
Cosa vuoi rubare ancora?
Glenn si gira di nuovo verso di me. Stavamo andando d'accordo nell'ultimo periodo. L'ho visto abbandonare molto del suo riserbo, concedermi un po' di spazio. E' stata la quotidianità con lui a creare questa connessione che sento anche ora, anche se è disturbata da quest'altra, inopportuna, che cancella tutto il resto e che scorre tra il mio corpo e quello di Arthur.
<<Devo andare.>>
Lo annuncio frettolosamente a Arthur, ma fisso Glenn, e mi sto già dirigendo verso di lui.
<<Aspetta.>>
Mi prende la mano. Glenn non si sta perdendo nulla della scena. Non lascia trapelare nessun sentimento in particolare, ma vedo che per un tempo troppo lungo, e in maniera troppo evidente, ha ignorato il suo interlocutore. So quanto sia importante la ritualità sociale per Glenn e quanto sia rassicurante per lui il codice non scritto che si ostina a seguire. La prima cosa che penso è che non mi ricordavo che il suo tocco fosse così caldo. Mi sorprende, quella specie di tsunami, che tenta di travolgere la mia parte razionale. E' come una coperta morbida in un mondo gelido. E' una lotta all'istinto, opporvisi. Ma io lo faccio lo stesso. Mi sono esercitata a lungo per questo, so cosa succede dopo, quando non si sta abbastanza all'erta. Ero sola in mezzo alle macerie.