42 - Tess - Intact Love

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Ancora sento il calore del corpo di Arthur dentro di me

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Ancora sento il calore del corpo di Arthur dentro di me. Lo sento muoversi disperatamente, avrei voluto lo facesse per sempre. Non sono stata indifferente, tutt'altro, e non ero così ubriaca da non sapere cosa stessi facendo e non lo sono neppure adesso. Glenn non è più il mio Glenn, non lo è da quando mi ha sorpreso con Arthur davanti alla quercia in giardino, tutto quello che siamo stati in questi tre anni è stato spazzato via da tre minuti di Arthur. Solo tre minuti, per ritrovarci tra le macerie di qualcosa che mi faceva sentire tranquilla. L'ho saputo tutto il tempo che in un modo e nell'altro stasera gli avrei detto addio. Lo sapevo fin dalla prima volta in cui me lo sono trovato inginocchiato davanti, coi vetri rotti in mano, quando ormai non c'era più nulla che potesse essere aggiustato.

Non mi fido assolutamente del mio istinto che mi grida di correre da lui, la vedo anche da qui con la coda dell'occhio Stephanie che si avvicina a lui e riconosco lo sguardo che ha, lo stesso che avevo io, gli perdonerà tutto. Perché Arthur è bellissimo e affascinante in un modo quasi eccessivo e lei spera di prendersi una piccolissima parte di lui, se la farà bastare. È quello che pensavo anche io, ma la sua piccola parte è rimasta sopra quel fottuto Oceano nero e io non ho nient'altro che mi leghi a lui. Quindi stavolta lo ignoro l'istinto, e resto coi piedi ben piantati sul palco vicino a Glenn, che potrebbe essere un assassino, considerato lo sguardo che mi restituisce in questo momento. Uno sguardo pieno di promesse... o di minacce.

Mi parla d'amore ma so che in realtà sta parlando di morte. Sono solo i termini che usa ad essere sbagliati. Anche non intenzionalmente, tutto di lui, mi rivela che si aspetta che farò quello che devo fare per saldare il conto con lui, c'è sempre un conto da saldare, una contro - reazione che seguirà una scelta. Guardo il diamante sfacciatamente costoso che mi esibisce davanti, ma non me ne frega niente. Non è questo il genere di cose che mi fa fremere, non capisco neppure perché la folla qui davanti si scaldi tanto.

Il genere di cose che mi fa fremere è lo sguardo di Arthur sopra di me, la sua precisa espressione mentre mordo le dita con cui tenta di tapparmi la bocca per non farmi gridare.

<<Glenn...>>

Provo a dirgli più volte con l'intenzione di mettere le cose in chiaro. Ma lui lo sa già quello che abbiamo fatto io e Arthur, lo sa benissimo.

<<Vorresti passare il resto della tua vita con me e sposarmi il 22 agosto prossimo? So che manca poco tempo ma io davvero non vedo l'ora di condividere con te il mio destino.>>

Mancano solo due mesi.

<<Glenn...>>

Ritento. Potrebbe uccidermi un giorno, lo vedo da come mi guarda che non c'è un briciolo di affetto in lui. Il suo mondo è regolato esclusivamente da azioni perfettamente prestabilite e controbilanciate.

Mi volto verso Arthur. Pallido e assolutamente incredulo. Tanto che posso giurare stia leggermente muovendo la testa a destra e a sinistra, come per dirmi di non farlo. Sbatto le palpebre una volta. Vorrei dirgli di non preoccuparsi, che anche lui scenderà dall'aereo prima o poi, che andrà avanti anche senza di me e che è meglio così per entrambi, perché da quando ci siamo conosciuti è andato tutto storto.

E poi vorrei dirgli di suo figlio che adesso sarebbe poco più grande di Carol e forse avrebbe i suoi occhi anche lui, l'ho sempre pensato, e le mie lentiggini, almeno finché sarà bambino. Ma sarà bello come lui e tutte le donne perderanno la testa come è successo a me all'inizio. Vorrei dirgli che mi sarebbe bastato quel bambino, non chiedevo altro dalla vita. Ma la vita è stata cattiva con me. E io non so più come si faccia a tornare indietro. E che mi dispiace, tantissimo. Ma in fondo, è meglio per lui che non lo sappia mai, così non avrà questo peso addosso tutti giorni che gli restano e che in questo consiste il mio amore per lui, questo è il regalo che voglio fargli.

È tutto quello che ho.

<<Si, Glenn.>>

Ma è Arthur che guardo, si sorregge ad una colonna. Glenn mi stringe il polso possessivamente costringendomi a girarmi. Annuncia che ora in giardino inizieranno i fuochi. Mi ricordano il party della S.E.P. quando Arthur mi è corso appresso in bagno e mi ha baciata dandomi della poco di buono.  Sentivo il suo desiderio addosso ed ero così arrabbiata con lui.

Lo sento anche ora il suo desiderio, arriva dritto al ventre ancora dolorante per le sue spinte.

Mentre scendiamo i gradini Carol mi corre incontro. Ha uno sguardo triste.

<<Lentiggini?>>

Mi chiama. E provo la sensazione di cadere, tanto che devo reggermi anche alla corta balaustra delle scale, oltre che al braccio di Glenn.

<<Carol? Che succede?>>

Carol traffica con la borsetta, la apre e tira fuori un oggetto un po' a fatica. Un oggetto candido. Me lo porge. È una ballerina bianca, intatta, molto simile a quella che Arthur ha rotto a casa di mia madre.

<<Usala se sei triste, me l'ha data papà. Me ne devo andare.>>

Aggiunge poi correndo a perdifiato verso Arthur che mi dà la schiena e si appoggia alla vita di Stephanie. Carol ha ignorato Glenn, che mi stritola il braccio.

<<Dobbiamo parlare.>>

Annuncia, e so già che rimarranno dei lividi dove sta premendo e che è quello che vuole, marchiarmi in qualche modo. Ma non mi interessa, sto solo pensando a questa ballerina intatta chiedendomi cosa ho fatto. E lo rivedo in ginocchio coi vetri in mano davanti a me.

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