Resto imbambolato per altri cinque minuti, un tempo fin troppo lungo in cui tutto quello che avevo sepolto, torna a galla. E' curioso come funzionino i sentimenti, come si riesca a fare più o meno finta di nulla, finché non ti sovrastano, cogliendoti impreparato. Louis si avvicina.
<< E' tutto apposto?>>
<<Devo andare...>>
Mi alzo e mi pare sul serio di volare per quei corridoi tutti uguali alla ricerca di Sebastian e soprattutto di un filo qualunque cosa possa mettermi in contatto con lei. Rovescio una sedia ma non mi interessa. Non mi pare di vederlo da nessuna parte, mi sembra di impazzire. Mi appoggio ad una parete e tento di recuperare un po' di fiato. La Ignis è labirintica, dannazione. Un pensiero tenta fastidioso di intrufolarsi nella mia testa. E se lei fosse cambiata? E se ora avesse una vita perfetta? E se non riuscisse a passare sopra a quello che è accaduto? E soprattutto... se amasse Sebastian come non ha mai amato me? So qual è la risposta a tutte le mie domande.
So che è troppo tardi, è sempre stato tardi per noi, vero Lentiggini?
Ed eccola che ride, lasciva, tranquilla e mezza nuda ancora in quelle maledette foto, che parla suadente, eccitata, a Glenn. No, ora devo solo trovarla. Cinque minuti, cinque minuti con lei e posso tirare avanti altri cinque anni come ho fatto finora. Non chiedo che questo, solo di vederla nella sua vita perfetta per un attimo. E stranamente, stavolta, anche se non lo merito, anche se sono un miserabile, qualcuno mi ascolta e esaudisce il mio desiderio. Sebastian mi passa davanti, attraversa il corridoio opposto, mi taglia la strada.
<< Sebastian!>>
Lo raggiungo e metto una mano sulla sua giacca, si gira di scatto e si allontana. Mi guarda dall'alto in basso come se fossi un insetto fastidioso.
<<Che ci fai tu qui?>>
<<Ci lavoro... io ho cambiato... me ne sono andato... da lui.>>
Cazzo, sembro una ragazzina balbettante. Raddrizzo le spalle. Mi ero mai accorto che Sebastian fosse così alto? Mi sembra imponente o forse è un'impressione perché so che ha lei.
La mia, mia, mia Lentiggini.
Si liscia la giacca e poi cerca qualcosa nelle tasche.
<<Ce ne hai messo di tempo. Vero?>>
Annuisco e guardo in basso.
<<Ma dovevi ... dovevate... non riesco nemmeno a dirlo!>>
Tenta di trattenersi, vorrebbe esplodere. Sono tre anni che io non respiro, ma sono anche tre anni che lui sogna di uccidermi. Si tormenta le mani. Dov'è finito il Sebastian buono, calmo, equilibrato? Dov'è quello studente, migliore di me, che mi ha riportato a casa quel giorno? Il giorno del test di statistica? Ora vedo solo un uomo che trattiene a stento la rabbia. E realizzo che la ama, come me, forse anche più di me. O no, non di più ma in maniera più sana. Lo capisco da tutto questo odio, dal modo in cui continua a studiarmi.
<<Lo so...Lei...>>
Gli occhi di Sebastian lampeggiano.
<<Tu non lo sai, non sai niente. Sei sempre stato un ragazzino viziato. Hai sempre cercato la via più facile. Non lo capisci cosa avete fatto? Quante volte? Non solo con Tess, vero? Non è stata l'unica. Rispondimi accidenti!>>
Appena lo dice, appena pronuncia quel "Tess", lo stomaco mi si chiude. Posso sentire un peso sullo sterno.
<<No, non è stata l'unica.>>
<<Anche Sibille?>>
Non avrei mai pensato che un tipo come lui potesse fare paura. Ma ne fa. Ha la possibilità di stritolare il mio cuore e ancora non lo sa.
<<Si, anche Sibille.>>
Mormoro.
<<Quando? Eh? Quella sera in cui è arrivata da me in lacrime?>>
<<Non lo so di quale giorno parli.>>
<<Del giorno in cui mi ha detto che ci aveva ripensato, che voleva sposarmi. Che voi avevate rotto. Era quella sera, vero?>>
Annuisco di nuovo.
<<Lei voleva?>>
<<No.>>
<<Elise? Voleva?>>
<<Si. Elise non era...>>
Drogata. Ma non riesco a dirlo. La parola mi resta in gola dove raschia e rimbalza contro le corde vocali.
<<Di Tess, invece te lo dico io, che non voleva. Te lo garantisco io, che non voleva tutto quello che è accaduto.>>
Tess, Tess ... odio il modo in cui lo pronuncia, quella possessività trattenuta a stento.
<<Sareste da sbattere in prigione.>>
Nei suoi occhi scorgo la pietà, e non riesco a sopportarlo. Ha ragione, è tutto vero.
<<Si. >>
<<Perché lo avete fatto? >>
Mi sento come un bambino sgridato da un padre esasperato. Sarebbe assurdo che iniziassi a piangere. Non posso farlo, non davanti a lui. Cerco di pensare alla mia Carol, al modo in cui rifà il verso del gatto e mi fa tanto ridere.
Perché lo abbiamo fatto?Perché l'ho permesso?
<<Perché non mi amava.>>
Dà una manata contro il muro a si e no dieci centimetri dalla mia testa. Chiudo gli occhi.
Uccidimi, fa troppo male tutto questo.
<<Dimentica di avermi visto oggi se non vuoi finire in prigione con Glenn. Perché se provi solo a infilarti nella mia vita, stavolta o vi ammazzo con le mie mani, o faccio quello che avrei dovuto fare quando me ne sono andato. E' solo grazie a lei se non ti ho denunciato.>>
Fa per andarsene. E faccio l'errore di non dargli ascolto.
<<Sebastian? Come sta lei? Come sta Tess?>>
<<Non stavo scherzando, Arthur. Stai lontano da lei, stai lontano da mia moglie!>>
Mi accascio per terra e appoggio la testa sulle ginocchia. E' di nuovo buio, sono di nuovo sott'acqua.
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TESS
General Fiction"La verità, Tess. Non lo so perché, non lo so che ci faccio qui. Io mi sposerò tra pochi mesi, e non posso tirarmi indietro. Non sarà come in tutti quei film da donne in cui all'ultimo minuto uno manda tutto a puttane. Non ho niente da offrirti, o a...