31 - Tess - Won't get out

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Entro e mi guardo attorno, ho notato da subito un fantastico abito rosso in vetrina. È del tipo che Glenn non mi consentirebbe mai di indossare, per questo ho deciso che devo provarlo.

<<Oh, signorina Milton, che piacere vederla. Posso portarle qualcosa da bere?>>

Si avvicina il commesso che tra tutti detesto di più, il suo servilismo é senza limiti.

<<Una centrifuga, grazie.>>

<<Si figuri, signorina.>>

Chiama una ragazza bionda che è lì vicino e le da istruzioni poi va a prendere il mio abito.

<<Per quale occasione le serve, se posso permettermi?>>

Sono così arrabbiata con Glenn. Stupido coglione orgoglioso che non è altro.

<<La festa elettorale di Vince Welsh.>>

Dico sovrappensiero accarezzando la stoffa di un altro abito di seta viola.

<<Oh. Devo dirle che sono davvero contento che l'ambasciatore Welsh abbia deciso di sfruttare le sue capacità anche in ambito politico, non può essere considerato che un regalo, per noi elettori.>>

Ah, ma davvero? E cosa mi stai dicendo esattamente? Che se continuo a dilapidare il patrimonio del figlio qui, lo voterai?

<<Si, beh, non mi interesso molto di politica a dire il vero.>>

Replico in tono annoiato.

<<Oh, capisco, se vuole seguirmi...>>

Mi risponde mellifluo e mi aspetto che farà un inchino, invece apre la porta del camerino enorme e poggia il vestito all'interno, mentre una ragazzetta coi capelli chiari mi porta quello che ho ordinato e lo lascia su un mobiletto, proprio fuori dal camerino.

<<Grazie.>>

<<Non c'è di che. Sono Klara, resto qui nel caso le serva aiuto con la zip.>>

Annuisco e mi chiudo dentro. Mentre mi sto spogliando ripenso alla notte trascorsa con Glenn, allo strano effetto che mi ha fatto, dopo tanto tempo,  arrivare a quel punto, e alla delusione quando mi ha lasciata sola. Stavo davvero pensando ad Arthur? No, non credo. Ma punirmi, come se le reazioni del mio corpo dipendessero da me, è stato davvero scorretto. Mi vengono in mente le sue parole e i suoi ordini sussurrati con quella voce bassa e fredda. In un certo senso, è stato eccitante. Impazzirà quando mi vedrà vestita in questa maniera, lo so. Lo conosco abbastanza. E non solo perché è un abito attillato e un po' scollato ma per le regole, le sue stupide regole su quello che si aspetta da me in pubblico. Pretende che mi comporti come un manichino senza cervello, ecco cosa. Vuole che mi trasformi nella madre, nella perfetta e stronza Gloria. Ma io non ci sto, non dopo essere stata trattata così. Slaccio il vestito e mentre lo faccio la voce di una bambina attira la mia attenzione.

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