2 - Arthur - Apnea

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Mi sveglio alle sei del mattino, come sempre

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Mi sveglio alle sei del mattino, come sempre. Carol mi manca già terribilmente, la casa è insopportabilmente vuota senza di lei. Mi trascino verso il bagno e mi faccio una doccia, mentre mi sbarbo noto il pentolino giocattolo che ha lasciato per terra, accanto al lavandino. Lo raccolgo con un sospiro ma sorrido, ripensando ai suoi tentativi buffi e maldestri di riprodurre per gioco i piatti che le cucino. Poi metto in ordine la casa, mi faccio un caffè e esco. All'inizio è stato strano abituarmi a guidare sotto la soglia dei centottanta chilometri orari e passare dall'avere più di duecentocinquanta cavalli all'averne a malapena settanta. Ma Anne è stata assolutamente irremovibile, voleva tutto. E ha avuto quasi tutto, tutto quello che restava di me, almeno materialmente parlando, perché sicuramente non ha mai avuto il mio cuore. Carol è stata l'ultima possibilità che ci siamo concessi, la vita insieme era un disastro, un'alternanza di urla, recriminazioni e minacce. Soprattutto le sue ad essere sinceri, io mi limitavo perlopiù ad annuire o a fare tutto quello che mi chiedeva, o meglio, quasi tutto. E abbiamo resistito, almeno finché ci sono stati dei soldi sul conto, dopodiché Anne è diventata un'altra, o forse no, è solo tornata ad essere quello che era davvero. A voler essere del tutto onesti, non è esatto dire che Carol è stata la nostra ultima chance di far funzionare le cose, quella gravidanza, all'inizio, era un ricatto, un mezzo che Anne voleva usare per costringermi a tornare al mio lavoro di prima. Potevo fare attenzione con lei, é vero, ma i nostri rapporti sessuali erano così radi, usavo il suo corpo solo quando ero al limite, quando proprio non ne potevo più. E pensare che all'inizio era così placida, così sottomessa. Chi l'avrebbe detto quel giorno? Mi ha aspettato sul nostro divano bianco con l'espressione vittoriosa.

<<Lo farai per lui, non è vero?>>

Si era portata una mano sulla pancia e a me era venuta solo voglia di scappare. Non sarei mai stato in grado di essere padre, ero stato travolto dal panico. Ero tutto in quel periodo tranne che un padre, ero un uomo a pezzi, un uomo a metà... E lo sono ancora.

Avevo chiesto come era possibile, con un unico rapporto. Un unico, noioso, rapporto di routine. Ma lei non aveva risposto. La gelida, implacabile Anne, era sempre stata così?

<<Ha chiamato Glenn oggi, ha detto che per lui puoi tornare anche subito!>>

<<Cristo Anne! Devi smetterla, basta con questo continuo tramare alle mie spalle! Te l'ho detto dall'inizio e te lo ripeto per la milionesima volta visto che a quanto pare non ti entra in quello stupido cervellino, io non voglio avere niente a che fare con lui, m-a-i p-i-ù! >>

Anne mi aveva lanciato una strana occhiata.

<<Allora non mi resta che chiederti di andartene. Non posso continuare a stare con un uomo che non è in grado di provvedere alla sua famiglia! >>

<<Questo non è vero! Mi spacco la schiena tutto il giorno e ho uno stipendio rispettabile.>>

<<Ti prego! Ma ti senti? Rispettabile? Rispettabile per chi? A chi basterebbe questa miseria? Sarebbe avvilente dover entrare nei dettagli ma non prendiamoci in giro, io miro ad uno standard preciso. E in ogni caso, adesso che c'è lui in arrivo, la questione non riguarda più solo me. Speravo che saresti stato meno ostinato. Ma vedi solo quello che ti fa comodo. E smettila di chiamare quello che fai "lavoro". Fai il falegname, ti rendi conto?>>

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