12 - Glenn - The Legacy

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Mi allontano con Tess in un punto defilato del giardino

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Mi allontano con Tess in un punto defilato del giardino.

<<Ti va di andare in camera? Ho bisogno di parlarti.>>

Le stringo il gomito mentre glielo dico. Mi sembra di avere il cuore in gola. È una sensazione che non ho mai provato prima. Anzi no, ora che ci penso l'ho provata altre due volte. Una quando ero bambino e una quella sera di tre anni fa. Assomiglia ad un elettroshock per uno come me. Difficile da spiegare, quando si è abituati a navigare in acque calme... è come uno tsunami improvviso.

E la piccola Tess? Lo sa di farmi questo effetto? Lo capisce il potere che ha su di me? Sono abituato a giudicare fin troppo bene le persone, a giocare con loro. In genere sono prevedibili. Ma Tess non lo è. La donna che ho davanti stasera, se non fosse per quella sua paura cieca che la spinge lontano, che la fa assomigliare per un po' alla vecchia Tess, non è per me di così facile interpretazione.

Mi dice che ha sete e io le di non preoccuparsi, prenderò dell'acqua e la raggiungerò in camera. Questa nostra strana routine non è mai cambiata molto. Io mi curo di lei. Mi accerto che stia bene, che non abbia freddo, che dorma serenamente. E poi mi occupo della sua mente. Un giardino più immenso di quello in cui ci troviamo adesso e con più punti nascosti di quanto mi aspettassi. Non lo avrei mai detto la prima volta che l'ho incontrata all'Height, quando sembrava sono una bella ragazza bionda vestita in maniera succinta. Pensavo fosse un'altra delle tante donnette con cui Arthur avrebbe perso una mezz'ora. Però poi ho notato come la guardava. Per tutta la sera in quel White party non aveva fatto altro che cercare con gli occhi quella macchia rossa. E aveva reagito così male quando gli avevo detto di prestarmela.

Ma adesso non conta più. Adesso non devo più chiedere il permesso a nessuno. Sono io che mi occupo di lei. Adesso lei è una mia responsabilità e io ho molto rispetto delle mie cose. Arthur non può non saperlo, è stato anche lui in passato una cosa mia.

Affronterò l'argomento che ho in mente di affrontare da quando ho deciso di farli incontrare. Volevo che lei, dopo aver aspettato tanto, fosse davvero convinta di volere me. Ma la situazione non è andata secondo i piani. Mi sono accorto che tra loro c'è ancora qualcosa, nonostante tutto quello che è successo. Quando stanno insieme si isolano, dimenticandosi del mondo. Il problema è che io non vengo incluso in tutto questo e sono fin troppo stanco di fare da spettatore alle vite degli altri. Ho rotto il vetro della mia bottiglia ormai, l'ho fatto tre anni fa e non posso più tornare indietro. Non posso più restare fermo a guardare. È ora che inizi anche io a veleggiare.

Mi avvio verso il buffet mentre Tess resta ancora un po' assorta in giardino. Spero non stia pensando a lui. È molto buio ormai. Mi piace pensare che si dirigerà nella mia vecchia camera da ragazzo, che sia lì per me. E mi piace che si trovi in questa casa in cui, a parte gli anni passati con Arthur mi sono sentito tanto solo, tanto ignorato. Inesistente quasi, come dev'essersi sentita mia madre.

Mi avvio al buffet e chiedo dell'acqua frizzante al cameriere, prendo uno dei sottobicchieri di mio padre. Vince Welsh. Quel pezzo di merda. Non mi ha rivolto la parola per tutta la sera. Non ha mai mandato giù quello che ho fatto con la signorina Riverton. Dovrebbe ringraziarmi, è merito mio se è uscito pulito dallo scandalo Prime. Ho detto che lei era la mia amante. L'ho tirato fuori da un'azione insensata e dannosa. E poi certo mi sono sollazzato Kate. Ma non valeva niente. Ha sempre avuto ragione Arthur. Niente a che vedere con la mia piccola Tess. Che non ho ancora avuto, ma che a quanto pare riesce già così a rendere tutto coinvolgente.

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